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TRA BARROSO E IL BACK TO SPENCER QUAL E’ IL PERCORSO? IL REDDITO DI CITTADINANZA! (di Luciano Barra Caracciolo)

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Dal blog di Luciano Barra Caracciolo un articolo molto interessante. Potete vederlo anche qui.

 

. Una piccola, ma necessaria, appendice al precedente post. Con la solita puntualità Arturo ci fornisce nei commenti uno spunto di riflessione fondamentale:
Perfino Milton Friedman (!!) ammetteva che la storia dell’onere per le generazioni future è una bufala: quosque tandem?
Tradotto nella sostanza, Milton Friedman ci dice “L’argomentazione sull’imporre un peso alle generazioni future è totalmente falsa: chi riceverà le industrie (ndr; derivate dagli investimenti comunque consentiti dalla spesa pubblica) se non le future generazioni? Le generazioni future potranno dover pagare le tasse sul debito pubblico, ma alla fine ne erediteranno i titoli”.
Il ragionamento sintetizzato da Friedman implica, come diretti corollari, anche altre domande retoriche (cioè la cui risposta è implicitamente necessaria nel fatto di porsele, a meno che non si sia un €urista): è pensabile che la causa economico-istituzionale dell’imposizione fiscale sia il debito pubblico soltanto 
La misura dell’imposizione è determinata dal livello del debito pubblico e perché? 
E di conseguenza: perché mai le “generazioni future” dovrebbero altrimenti essere esentate, per una sorta di “equità o eguaglianza intertemporale” (cui oggi incredibilmente ci si richiama), dal pagare le tasse e i contributi sui redditi che ritrarrebbero dal lavorare presso le strutture pubbliche e private (soprattutto queste ultime), create in virtù dei precedenti deficit pubblici?
L’unica risposta possibile è quella che queste strutture non ci siano più e, quindi, distrutti i relativi posti di lavoro, non ci sia più proprio un reddito imponibile (sopra la soglia considerata tassabile in un certo momento storico).
Ma fuori da quest’ultima ipotesi, che è esattamente quella in cui ci troviamo per via dell’idea di ridurre il peso intergenerazionale del debito pubblico, l’abolizione de futuro dei contribuenti è evidentemente impensabile e non è prevista in nessun ordinamento civile e, soprattutto, democratico (forse in qualche misura valeva per la Somalia ante 2010…che però pare si stia avviando sulla strada della perdizione, in quanto ora il governo intende provvedere alla istruzione pubblica gratuita, e non solo alle spese di mantenimento dell’esercito).
2. Peraltro, è grossolanamente sostenibile che, con il pareggio di bilancio, cioè con “l’equilibrio finanziario” tra entrate e uscite dello Stato mantenuto per sempre (come vorrebbe l’attuale art.81 Cost., cioè L€uropa), una volta raggiuntolo a tappe forzate, il debito pubblico arriverebbe ad essere, prima o poi, fortemente ridotto o persino azzerato (e se il debito pubblico è il male ciò dovrebbe essere il massimo del bene!); naturalmente sempre che si creda che un avanzo primario pari all’onere del debito pubblico stesso consentirebbe una qualche forma di crescita, mentre si taglia il debito in tal modo. E, successivamente, sempre che si nutra, in “sogno”, qualche proterva speranza di crescita allorché questo onere fosse sostanzialmente portato a zero (o quasi), avendo in pratica, nel corso di tale processo, raso al suolo ogni industria e ogni infrastruttura pubblica (vale sempre l’esempio della Somalia ante 2010).
Pare sorprendente ma ne L€uropa, – sicuramente nella sua versione offerta ai suoi fanatici esponenti italiani-, questo punto pare ancora oscuro.
3. Quanto al radere al suolo progressivamente ogni forma di capitale produttivo e infrastruttura, dategli tempo e ve ne accorgerete, molto di più di quanto oggi non sia già percepito oggi (ma non dalla Corte, a quanto pare; v. qui, pp. IV1-5):
In conclusione, la storiella della solidarietà generazionale e del peso imposto sulle future generazioni, può essere vera a una sola condizione: che le generazioni future siano non solo, come in effetti sta accadendo private del lavoro, ma anche del diritto di voto.
Solo se avvenisse questa privazione, infatti, le generazioni future non sarebbero in grado di far modificare l’indirizzo politico e far mutare le leggi sul mercato del lavoro e le riforme volute da L€uropa che li pongono nella condizione di disoccupazione e di salari troppo bassi e saltuari che li rendono, e sempre più li renderanno, un tantinello dissenzienti dalle politiche di “pareggio di bilancio”.
4. Ma dimenticavo: nel frattempo, prima che le “generazioni future” si rendano conto veramente conto degli effetti  delraggiungimento e mantenimento del “pareggio di bilancio”, gli si darà il reddito di cittadinanza, la flexicurity, e la lotta alla corruzione.
Nel lungo periodo, quando saremo tutti morti, noi delle generazioni colpevoli, quando non ci saranno nemmeno più in vita pensionati con la “pensione d’oro” (per la verità, non ci saranno più in vita i pensionati, di ogni genere, tout-court, perchè le generazioni future le pensioni non le avranno; e nemmeno la sanità pubblica), tuttavia, tutte queste escogitazioni non potranno funzionare, statene certi: prevedo, nei prossimi decenni, tempi molto duri, elettoralmente parlando, per le forze politiche che avranno impostato tutto su questi temi massimamente L€uropei.
Quindi, venendo al sodo, il problema è sempre e solo quello di capire quando il suffragio universale verrà abolito in modo espresso.
“A conferma della linea che unisce da Ricardo a von Hayek la visione dei liberisti e neo-liberisti, ci sovviene questa “splendida” autoproclamazione di Herbert Spencer (il darwinista sociale per eccellenza, che teorizzò che i “milionari sono un prodotto della selezione naturale”):
La funzione del liberalismo in passato fu quella di porre un limite ai poteri del re. La funzione del vero liberalismo in futuro sarà quella di porre un limite ai poteri del Parlamento“.
Basti questo per comprendere come ogni pretesa libertaria di questa corrente di pensiero, che rivendica a sè, a partire dalla Glorious Revolution, l’affermazione dei Parlamenti, riveli con ciò tutta la strumentalità del sostenere gli stessi; nella fase di affermazione contro le monarchie, era perfettamente accettabile e si parlava di lotta alla “tirannia”. Poi il parlamentarismo divenne un peso  per l’utilitarismo autolegittimante una nuova oligarchia.
La citazione è tratta da un libro di Spencer che fu certamente di ispirazione per von Hayek, se non altro per il suo eloquente titolo “The Man Versus the State” (Caldwell, p.209)”.
5.1. Che poi, dovendosi portare avanti la fase di smontaggio dei parlamenti democratici nazionali, in vista della definitiva abolizione del voto, è sufficiente sostituirli col bicameralismo di Barroso:
C’è anche un’asimmetria tra la dialettica politica nazionale e la dialettica politica europea. 
A livello nazionale, c’è una logica “maggioranza versus opposizione”, sicché ogni questione ha una “partito a favore” ed un “partito contro”.
In Europa, non c’è una siffatta logica e perciò non c’è un “partito a favore” di qualunque cosa l’€uropa faccia. 
E’ essenzialmente la Commissione, che  è concepita dai trattati come difensore dell’interesse generale €uropeo, che è sempre impegnata a combattere per le decisioni collettive su cui raggiunge l’accordo”.
Quindi rassegnatevi: o votate come vorrebbe la Commissione nel “vostro” interesse, che voi non potete capire, o smettetela di “essere contro”; anzi, smettete proprio di votare. Con le buone o con le cattive

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