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Top Gun in orbita: la Space Force USA vuole satelliti “Aggressor” per addestrarsi alla Guerra Spaziale

La Space Force americana alza la posta: non bastano più i simulatori. Per contrastare Cina e Russia, si addestrerà con veri e propri “satelliti nemici” in orbita, replicando tattiche avversarie in uno scenario che assomiglia sempre più a un campo di battaglia reale.

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I “Guardiani” della Space Force americana, per quanto possano svolgere le loro missioni con i piedi ben piantati a terra, stanno per vedere il loro addestramento proiettato in una dimensione molto più realistica. L’era delle simulazioni sta per tramontare, o quantomeno per essere affiancata da qualcosa di molto più concreto: veri e propri satelliti “nemici” in orbita.

L’idea, illustrata dal Capo delle Operazioni Spaziali, il Generale Chance Saltzman, è quella di replicare nello spazio ciò che l’aviazione fa da decenni nei cieli: utilizzare squadroni “aggressor”, ovvero piloti e mezzi specializzati nell’imitare le tattiche e le capacità del nemico per creare scenari di addestramento ultra-realistici. Basta con i nemici virtuali, ora si fa sul serio. Una parte degli investimenti della Space Force sarà proprio dedicato a questo.

Il generale Salzman della Space Force

 

Perché questa improvvisa urgenza? La minaccia cinese e russa

Il Generale Saltzman non ha usato mezzi termini: il dominio spaziale sta diventando sempre più un potenziale campo di battaglia. L’interesse di avversari strategici come la Cina e la Russia per la neutralizzazione delle risorse spaziali statunitensi è ormai palese e preoccupante. Washington sa bene che la sua superiorità militare e civile dipende in larga parte dalla sua costellazione di satelliti per comunicazioni, navigazione (GPS) e sorveglianza.

Secondo le analisi dell’intelligence USA, le capacità “contro-spaziali” di Pechino sono in rapida evoluzione. Non si tratta più di fantascienza, ma di minacce concrete e già in fase di test:

  • Satelliti “killer”: Mezzi orbitali progettati per avvicinarsi, manipolare, danneggiare o distruggere altri satelliti. La Cina ha già dimostrato capacità di manovra in prossimità, ufficialmente per scopi pacifici come il rifornimento, ma il potenziale dual-use è evidente.
  • Missili Anti-Satellite (DA-ASAT): Sistemi missilistici lanciati da terra in grado di colpire e distruggere satelliti in orbita bassa. L’ultimo test cinese noto risale all’aprile 2023.
  • Laser da terra: Fasci di energia diretti in grado di accecare, degradare o danneggiare permanentemente i sensori dei satelliti.
  • Guerra Elettronica e Jamming: Attacchi non cinetici basati sull’interferenza delle frequenze radio, capaci di rendere inutilizzabili i satelliti per le comunicazioni.

Tipi di uto aggressivo dei satelliti. Gli Aggressor dovranno imitarli

Di fronte a uno scenario simile, affidarsi unicamente a simulatori ad alta fedeltà non è più sufficiente. Come ha sottolineato Saltzman, “nulla è come propagare una radiofrequenza attraverso l’atmosfera, fino all’orbita, e tracciare i satelliti. Devi farlo sul serio”.

Caccia f-35 del 65imo stormo che agiscono da Aggressor

Il piano: infrastruttura reale per un addestramento reale

Il progetto si basa sul potenziamento dell’Infrastruttura Operativa di Test e Addestramento (OTTI), che integrerà ambienti virtuali e poligoni “dal vivo”. Il nocciolo della questione è che, per prepararsi a un avversario pensante, serve un avversario pensante.

Il piano prevede l’acquisto di satelliti specificamente dedicati a fungere da “forza aggressor”. Questi non saranno asset operativi primari, ma piattaforme su cui i Guardiani potranno fare pratica. Proprio come l’USAF riserva alcuni dei suoi caccia F-16 e F-35 per gli squadroni aggressor, la Space Force destinerà una parte dei suoi futuri acquisti a questo scopo.

Questi satelliti “nemici” saranno manovrati da team di Guardiani addestrati a pensare e agire come farebbero i cinesi o i russi, cercando attivamente di rendere difficile il lavoro dei colleghi “blue force”. Si potranno così testare realisticamente:

  • La resilienza dei collegamenti di comando e controllo.
  • L’impatto di disturbi atmosferici sui segnali.
  • Le contromisure a tentativi di jamming o di attacco informatico.
  • Le procedure per manovrare ed evadere un satellite ostile.

La Space Force possiede già squadroni “aggressor” a terra, come il 57° e il 527°, che si concentrano su minacce informatiche e di guerra elettronica. Ma, come ha ribadito il Sergente Capo John Bentivegna, “c’è bisogno di più infrastruttura per altre opportunità”. L’obiettivo finale è dare ai Guardiani un ambiente dove possano “addestrarsi più duramente di come potrebbe essere il conflitto”, affinando le loro abilità contro un avversario che non segue un copione predefinito.

Un investimento significativo, certo, ma considerato necessario per proteggere un’infrastruttura da trilioni di dollari da cui dipende l’intera architettura di sicurezza ed economica occidentale.

Le insigna del 57 e 527 stormo che fungeranno da Aggressor

Domande e Risposte per il Lettore

 

1) Perché i simulatori non sono più sufficienti per addestrare la Space Force?

I simulatori, per quanto avanzati, operano su parametri noti e non possono replicare completamente l’imprevedibilità del mondo reale. Questioni come la propagazione di un segnale radio attraverso l’atmosfera, le interferenze meteorologiche o le sfumature tattiche di un avversario umano che improvvisa sono difficili da simulare. Un addestramento “dal vivo” con satelliti reali costringe gli operatori a confrontarsi con problemi fisici concreti e con un “nemico” che reagisce in tempo reale, aumentando esponenzialmente la qualità e l’efficacia della preparazione a un vero conflitto spaziale.

2) Questo significa che gli Stati Uniti stanno mettendo armi nello spazio?

L’iniziativa dei satelliti “aggressor” non riguarda, almeno ufficialmente, il dispiegamento di armi a proiettili o esplosivi nello spazio. La minaccia simulata è principalmente di tipo non cinetico: disturbo elettronico (jamming), attacchi informatici, accecamento di sensori o manovre di disturbo in prossimità. L’obiettivo è addestrarsi a difendersi da queste tattiche, che Cina e Russia stanno già sviluppando. Si tratta di prepararsi a uno scenario di conflitto in cui lo spazio è un dominio conteso, piuttosto che di una militarizzazione attiva con armi orbitali convenzionali.

3) Qual è il parallelo più vicino a questa iniziativa nella storia militare?

Il parallelo più famoso è la scuola di caccia “Top Gun” della Marina USA (e il programma “Red Flag” dell’Aeronautica). Nacquero durante la Guerra del Vietnam, quando i piloti americani si resero conto che il loro addestramento non li preparava adeguatamente a combattere contro i caccia sovietici MiG, più agili e pilotati con tattiche diverse. Creando squadroni “aggressor” che volavano e combattevano come il nemico, le forze armate USA aumentarono drasticamente le loro performance in combattimento. La Space Force sta applicando la stessa, collaudata filosofia al dominio orbitale.

E tu cosa ne pensi?

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