DifesaRussiaUcrainaUSA
Tomahawk all’Ucraina: ora l’invio è maggiormente possibile. Come Risponderà Putin?
Gli USA valutano di fornire missili Tomahawk a Kiev. Un’arma che potrebbe cambiare la guerra, ma che spinge Putin a considerare opzioni estreme. Ecco quali sono e perché il rischio di un’escalation incontrollata è reale.

Da Washington arriva un’indiscrezione che ha il peso di un macigno sullo scacchiere ucraino. Il 28 settembre, l’inviato speciale americano per l’Ucraina, Keith Kellogg, ha confermato in un’intervista a Fox News che l’amministrazione Trump sta “valutando” la fornitura di missili da crociera Tomahawk a Kiev. Una mossa richiesta direttamente dal presidente Zelensky, su cui però non è stata ancora presa una decisione finale.
Più che un annuncio, sembra un “Ballon d’Essai” lanciato per saggiare le reazioni del Cremlino e spingerlo al tavolo dei negoziati. Tuttavia, il solo ventilare questa ipotesi introduce un elemento di profonda destabilizzazione nel conflitto, alzando drasticamente la posta in gioco.
Cos’è un Tomahawk e perché cambia tutto
Per chi non fosse avvezzo alla terminologia militare, il Tomahawk non è un’arma qualsiasi. È un missile da crociera subsonico a lungo raggio, progettato per colpire con precisione chirurgica obiettivi terrestri. Le sue caratteristiche principali lo rendono un’arma formidabile:
- Raggio d’azione: A seconda delle versioni, può colpire obiettivi distanti tra i 1.600 e i 2.500 chilometri.
- Versatilità: Nasce come arma strategica con potenziale testata nucleare, sebbene sia prevalentemente usato in configurazione convenzionale.
- Guida avanzata: Utilizza un sistema di navigazione combinato (inerziale e satellitare) e mappe digitali del terreno per volare a bassissima quota, eludendo i radar nemici.
Il vero nodo strategico, però, è un altro. I Tomahawk vengono lanciati da navi o sottomarini e richiedono una programmazione complessa (coordinate, rotta, profilo di volo) e codici di attivazione gestiti, per ovvie ragioni di sicurezza, esclusivamente da personale statunitense. Fornirli all’Ucraina implicherebbe, quindi, non solo la cessione dei missili ma anche la presenza di militari USA sul suolo ucraino. Un atto che Mosca interpreterebbe senza dubbio come un attacco diretto, con un rischio di escalation verticale e incontrollabile.
La “soluzione” tecnologica: il lanciatore X-MAV
Quasi a voler rispondere a questo dilemma, il 13 ottobre l’azienda della difesa americana Oshkosh Defense ha presentato un nuovo lanciatore mobile terrestre, battezzato X-MAV (Extreme Multi-Mission Autonomous Vehicle).
Il Veicolo autonomo multi-missione estremo (X-MAV)è una soluzione di lancio autonoma appositamente progettata per supportare il futuro delle munizioni a lungo raggio. Con un telaio robusto per i carichi utili più pesanti, una comprovata mobilità fuoristrada e una potenza integrata a bordo del veicolo, è la base ideale per supportare il programma Common Autonomous Multi-Domain Launcher Heavy (CAML-H) per missioni e formazioni multi-dominio. L’X-MAV sarà esposto per la prima volta con quattro missili Tomahawk Land Attack.
La tempistica, ovviamente, non è casuale. Molti osservatori hanno subito ipotizzato che questo sistema possa essere la piattaforma terrestre per i Tomahawk destinati a Kiev, anche perché molto meno invasivo rispetto al Typhon, l’altro sistema che è in grado di lanciare da terra questo tipo di missile, ma che, essendo utilizzabile anche per SM-6, è molto più complesso.
L’X-MAV è un sistema di lancio verticale versatile e ad alta mobilità, ma non risolve il problema di fondo: chi programma, arma e preme il pulsante? Anche con un lanciatore terrestre, l’operazione richiederebbe personale americano o l’accesso a codici di lancio statunitensi, riportando il rischio al punto di partenza, ma si tratterebbe di un rischio, e di una decisione, politici.
Nello stesso tempo chi ci assicura che, con il permesso americano, Oshkosh non abbia già addestrato personale ucraino, o semplicemente dei contractor, per operare la nuova arma? Averne rivelato l’esistenza la pone già ad un livello avanzato verso il dispiegamento, e proprio un test sul campo di battaglia permetterebbe di ottenere dei dati importanti per l’ottimizzazione operativa.
La Strategia dei “Mille Tagli”
Secondo Stacie Pettyjohn del Center for a New American Security, citata dal Financial Times, gli Stati Uniti potrebbero fornire un numero limitato di missili, tra 20 e 50. Una quantità che, da sola, non cambierebbe le sorti della guerra, ma che permetterebbe di lanciare un forte segnale.
L’obiettivo, infatti, non sarebbe un colpo da KO, ma una strategia di logoramento e di escalation calibrata. L’idea è quella di indebolire progressivamente le difese russe e, soprattutto, danneggiare le infrastrutture energetiche, i polmoni finanziari della russia. Si pul pensare un indebolimento progressivo, fino a rendere politicamente e militarmente concepibile un coinvolgimento più diretto della NATO
I Tomahawk, con la loro gittata e flessibilità, superano di gran lunga le capacità di armi come ATACMS o Storm Shadow. Permettono di tracciare rotte più complesse, cambiare bersaglio in volo e “pattugliare” un’area (loitering), mettendo a durissima prova le difese aeree russe, già stressate dal supporto ISR (intelligence, sorveglianza e ricognizione) fornito dagli assetti aerei e spaziali USA.
Le opzioni sul tavolo di Putin
La Russia non può permettersi di subire passivamente attacchi di questo tipo. Una risposta è inevitabile e mirerà ad alzare i costi per USA e NATO, cercando al contempo di preservare le proprie forze convenzionali più preziose. Le contromisure più probabili includono:
- Postura più aggressiva ai confini NATO: Manovre militari per costringere l’Alleanza a riposizionare forze e mezzi, allentando la pressione sull’Ucraina.
- Operazioni di destabilizzazione in Europa: Attivazione di cellule dormienti o operazioni coperte per creare instabilità politica e sociale.
- Colpi a infrastrutture finora risparmiate: Attacchi a ponti strategici sul fiume Dnepr o centri di comando e controllo a Kiev.
- Targeting degli assetti ISR americani: Colpire o accecare i droni e i satelliti che forniscono dati di puntamento ai Tomahawk.
- Innalzamento dell’allerta nucleare: Un segnale per mostrare la determinazione del Cremlino.
- Uso di ICBM con testate convenzionali: Impiego di missili balistici intercontinentali non operativi, privati della testata nucleare, per colpire obiettivi critici in Ucraina.
Il punto cruciale è che Mosca avrebbe difficoltà a determinare se un Tomahawk in arrivo sia stato lanciato dal territorio ucraino o da una nave NATO nel Mediterraneo. Nel dubbio, agirebbe presupponendo lo scenario peggiore. Questa ambiguità, unita alla minaccia di una risposta russa altrettanto devastante, rende la fornitura di Tomahawk una mossa estremamente destabilizzante, che potrebbe portare il conflitto su un piano completamente nuovo e imprevedibile.

021110-N-0000X-003
China Lake, Calif. (Nov. 10, 2002) — A Tactical “Tomahawk” Block IV cruise missile, conducts a controlled flight test over the Naval Air Systems Command (NAVAIR) western test range complex in southern California. During the second such test flight, the missile successfully completed a vertical underwater launch, flew a fully guided 780-mile course, and impacted a designated target structure as planned. The Tactical Tomahawk, the next generation of Tomahawk cruise missile, adds the capability to reprogram the missile while in-flight to strike any of 15 preprogrammed alternate targets, or redirect the missile to any Global Positioning System (GPS) target coordinates. It also will be able to loiter over a target area for some hours, and with its on-board TV camera, will allow the war fighting commanders to assess battle damage of the target, and, if necessary redirect the missile to any other target. Launched from the Navy’s forward-deployed ships and submarines, Tactical Tomahawk will provide a greater flexibility to the on-scene commander. Tactical Tomahawk is scheduled to join the fleet in 2004. U.S. Navy photo. (RELEASED)
Domande e Risposte per i Lettori
1. Perché gli Stati Uniti rischierebbero un’escalation così pericolosa fornendo i Tomahawk?
La logica non è quella di ottenere una vittoria immediata, ma di alterare l’equilibrio strategico a lungo termine. Fornendo armi sempre più sofisticate, Washington mira a logorare le capacità militari ed economiche della Russia. L’obiettivo è rendere il costo del conflitto insostenibile per Mosca, indebolire le sue difese aeree e creare le condizioni per cui un futuro intervento NATO possa essere più rapido e decisivo. È una scommessa ad alto rischio basata su una strategia di pressione progressiva, sperando che la Russia ceda prima di reagire in modo incontrollabile.
2. Il nuovo lanciatore terrestre X-MAV non risolve il problema del coinvolgimento diretto americano?
Solo in parte. L’X-MAV risolve il problema “logistico” di come lanciare un missile navale da terra, offrendo mobilità e sopravvivenza. Tuttavia, non risolve il problema “politico” e “operativo”. La programmazione della rotta, l’inserimento dei dati del bersaglio e l’attivazione finale dell’arma richiedono sistemi e codici di sicurezza che sono sotto il controllo esclusivo degli Stati Uniti. Cedere questi controlli a un altro paese è impensabile. Pertanto, anche con l’X-MAV, la presenza di “consiglieri” o tecnici americani sul campo sarebbe quasi certamente necessaria, rappresentando quella linea rossa che si vorrebbe evitare.
3. Qual è la minaccia più grave tra le possibili risposte della Russia?
Mentre l’aumento dell’allerta nucleare è la più terrificante, la minaccia più realisticamente destabilizzante è quella contro gli assetti ISR (Intelligence, Sorveglianza, Ricognizione) di USA e NATO. Attaccare un drone spia americano sul Mar Nero o accecare un satellite sarebbe un atto di guerra diretto contro gli Stati Uniti, ma un gradino sotto l’uso di armi nucleari. Questo porterebbe il conflitto in un nuovo dominio (spaziale ed elettronico), trascinando la NATO in uno scontro diretto e imprevedibile. Inoltre, le operazioni di destabilizzazione in Europa potrebbero minare il fronte interno e la coesione dell’Alleanza.

You must be logged in to post a comment Login