Difesa
Tomahawk all’Ucraina: Il grande bluff di Trump o una reale minaccia per Mosca?
rump minaccia di dare a Kiev i missili Tomahawk capaci di colpire Mosca. Ma dietro le sue parole si nasconde un’arma pensata per la Cina e un bluff strategico che rievoca i fantasmi della Guerra Fredda.
Donald Trump, con una delle sue tipiche uscite a metà tra l’annuncio strategico e la boutade da campagna elettorale, ha scosso il dibattito sulla guerra in Ucraina. Il presidente USA ha dichiarato di aver “più o meno preso una decisione” sulla fornitura di missili da crociera Tomahawk a Kiev, aggiungendo però di voler prima capire “cosa intendono farci” per non causare un’escalation. Una frase che è musica per le orecchie di Zelensky e un rombo di tuono per quelle di Putin.
Ma al di là del teatro politico, cosa significa davvero questa minaccia? Si tratta di un reale cambio di passo o di una leva negoziale per spaventare il Cremlino? La risposta, come spesso accade, è complessa e affonda le sue radici nella storia della Guerra Fredda e nelle attuali, delicatissime, priorità strategiche americane. Perché il lanciatore terrestre per i Tomahawk esiste, è moderno e funzionante. Peccato che sia stato pensato per un altro nemico.
Un fantasma dal passato: quando i missili a Comiso tenevano l’URSS sotto scacco
Per capire l’impatto psicologico della minaccia di Trump, bisogna fare un salto indietro nel tempo, agli anni ’80. In piena Guerra Fredda, per contrastare i missili sovietici SS-20, gli USA dispiegarono in Europa, Italia inclusa (nella base di Comiso), il sistema BGM-109G Gryphon: un lanciatore mobile per missili Tomahawk.
Questi “euromissili”, a differenza di quelli odierni, erano armati esclusivamente con testate nucleari. La loro capacità di colpire Mosca in poche ore con un preavviso minimo li rese un’arma di deterrenza formidabile, ma anche un incubo per i movimenti pacifisti e un fattore di tensione costante. La crisi rientrò solo con il Trattato INF del 1987, un accordo storico che bandì un’intera categoria di armi, eliminando tutti i missili terrestri con gittata tra i 500 e i 5.500 km. I Gryphon furono smantellati, creando un “vuoto” di trent’anni nella dottrina militare terrestre della NATO.
Questo vuoto si è chiuso nel 2019, quando gli stessi Stati Uniti, accusando la Russia di violare l’accordo, si sono ritirati dal trattato INF. La mossa ha spianato la strada a una nuova generazione di armi, e qui entra in gioco il vero protagonista della vicenda.
Il sistema Typhon: l’arma anti-Cina che potrebbe finire in Ucraina
La fine del trattato INF ha permesso all’U.S. Army di sviluppare una nuova capacità di lancio terrestre a medio raggio. Il risultato è il sistema Typhon (Mid-Range Capability – MRC), un concentrato di tecnologia entrato in servizio solo nel 2023.
Ecco le sue caratteristiche principali:
- Architettura Flessibile: Utilizza lanciatori mobili che integrano le stesse celle di lancio verticale (Mk 41 VLS) delle navi da guerra americane, rendendolo facile da trasportare e schierare.
- Doppia Minaccia: È progettato per lanciare due tipi di missili:
- Il Tomahawk Land Attack Missile (TLAM), perfetto per colpire bersagli strategici fissi fino a 2.500 km di distanza.
- Lo Standard Missile-6 (SM-6), un’arma supersonica versatile, utile contro bersagli terrestri, navali e aerei.
- Mobilità Strategica: L’intera batteria può essere caricata su aerei da trasporto pesante C-17 e dispiegata in poche ore in qualsiasi parte del mondo.
Il punto cruciale, però, è il suo scopo strategico. I primi dispiegamenti operativi del Typhon non sono avvenuti in Europa, ma nelle Filippine (aprile 2024) e in Giappone (settembre 2025). La ragione è chiara: il sistema Typhon è il perno della strategia americana per contrastare le reti di difesa cinesi (note come A2/AD) nel teatro Indo-Pacifico. È stato progettato per minacciare le basi e le navi cinesi dalla “prima catena di isole”.
In questo è quasi ovvio un lanciatore terrestre, in carico alla US Army, che utilizzi navi nate per l’uso navale: la logistica è molto semplificata, si risparmia molto nelle spese di sviluppo, anzi quasi tutto, i mezzi che fossero collocati in isole remote potrebbero essere riforniti con le munizioni presenti sulle navi. I lanciatori sono pochi, ma i missili, sia i Tomahawk, sia gli Standard SM-6, sono disponibili in gran numero.
Allora, le parole di Trump sono Credibili?
Tecnicamente, fornire il sistema Typhon/Tomahawk all’Ucraina è possibile. Politicamente e strategicamente, è un’impresa titanica e altamente improbabile.
Perché è difficile:
- Priorità Strategica: Cedere a Kiev un’arma così nuova e cruciale (il lanciatore, non il missile) significherebbe sottrarre un asset fondamentale dal principale fronte di competizione globale degli Stati Uniti: quello con la Cina.
- Scarsità della Risorsa: L’U.S. Army ha a disposizione pochissime batterie Typhon, ancora in fase di integrazione. Non si tratta di pescare da un arsenale di scorte, ma di cedere i “gioielli di famiglia” dal punto di vista dei lanciatori.
- Rischio di Escalation: Nonostante i Tomahawk moderni siano convenzionali, la piattaforma è storicamente legata al nucleare. Mosca sfrutta questa ambiguità per dipingere la loro fornitura come una minaccia esistenziale, alzando la posta in gioco a livelli pericolosissimi.
C’è poi il generale problema “Chi paga”: Trump ha sempre insistito perché fossero gli europei o la NATO a pagare per missili e lanciatori, ma in Europa nessuno usa i lanciatori, mentre i missili sono in uso solo a Regno Unito e Paesi Bassi. La Germania li valutò durante la Guerra Fredda, ma non li acquisto. L’Italia e la Francia usano sistemi di lancio marittimo sviluppati in proprio: l’Italia ha i Teseo 2/E, con gittata però molto minore, la Francia ha gli MdCN, con gittata di 1400 km
In conclusione, la mossa di Trump assomiglia più a un magistrale bluff che a un piano concreto. Agitando lo spauracchio dei Tomahawk, ottiene diversi risultati: spaventa la Russia, rassicura gli alleati più intransigenti, si mostra come un negoziatore imprevedibile e mette pressione sul campo di battaglia senza, per ora, muovere un solo missile.
Il trasferimento del sistema Typhon resta politicamente arduo e strategicamente controproducente per gli interessi americani nel Pacifico. Ma nel grande gioco delle superpotenze, a volte, la minaccia di un’arma è potente quasi quanto l’arma stessa.
Domande e Risposte
1. Perché i missili Tomahawk sono considerati un’escalation maggiore rispetto ad altre armi a lungo raggio già fornite, come gli Storm Shadow/SCALP?
La differenza principale risiede in tre fattori. Primo, la gittata: con circa 2.500 km, i Tomahawk possono colpire in profondità tutto il territorio europeo della Russia, inclusa Mosca, da postazioni ben protette nell’Ucraina occidentale. Secondo, la piattaforma: un sistema terrestre mobile come il Typhon è più difficile da localizzare e distruggere rispetto a un aeroporto. Terzo, il retaggio storico: il Tomahawk è indissolubilmente legato alla crisi degli euromissili nucleari della Guerra Fredda, e la Russia sfrutta questa memoria per inquadrarlo come una minaccia strategica esistenziale.
2. Sarebbe complicato per l’esercito ucraino imparare a usare il sistema Typhon?
Sebbene l’addestramento sia sempre necessario, l’ostacolo non è insormontabile. Tuttavia, il Typhon è un sistema d’arma nuovo e complesso che richiede un supporto logistico, di manutenzione e di intelligence significativo. Non si tratta solo di imparare a premere un pulsante. L’integrazione efficace nelle forze armate ucraine richiederebbe un impegno a lungo termine da parte degli Stati Uniti per la formazione e il sostegno, un fattore che complica ulteriormente la decisione di un eventuale trasferimento.
3. Se gli Stati Uniti non forniranno i lanciatori Typhon, esistono altri modi per l’Ucraina di utilizzare i missili Tomahawk?
Attualmente, no. I missili Tomahawk sono progettati per essere lanciati da piattaforme navali (navi di superficie e sottomarini) o, appunto, dal nuovo sistema terrestre Typhon. L’Ucraina non dispone di navi o sottomarini in grado di lanciare questi missili. Adattare i Tomahawk per il lancio aereo richiederebbe complesse e costose modifiche sia ai missili che agli aerei (come i Su-24), un processo simile a quello già fatto per gli Storm Shadow, ma su un’arma americana molto più integrata nei sistemi USA, rendendo questa opzione tecnicamente e politicamente improbabile.
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