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Tokayev va a Mosca: come spiegare a Putin le sanzioni USA e gli amici occidentali

Il Kazakistan gioca su due tavoli: Tokayev vola a Mosca da Putin per discutere di sanzioni e gas, ma prepara la fuga dalle rotte russe con l’aiuto di USA e UE.

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Il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev vola questa settimana a Mosca. Ufficialmente, si tratta di discutere della “cooperazione nel settore del gas”. In realtà, sul tavolo c’è un groviglio ben più complesso: l’impatto delle sanzioni statunitensi sulle major petrolifere russe che operano in Kazakistan e il difficile gioco di equilibri di Astana tra Mosca e l’Occidente.

Non è un vertice facile. Il Cremlino deve digerire le nuove restrizioni imposte da Washington su colossi come Lukoil e Rosneft. Il problema è che queste aziende non sono ospiti qualsiasi in Kazakistan: Lukoil, ad esempio, detiene partecipazioni strategiche nei giganteschi progetti di Tengiz e Karachaganak, gestiti da compagnie occidentali.

Il vero nervo scoperto, però, è la logistica.

Il collo di bottiglia del CPC

Il Kazakistan è una superpotenza energetica, ma ha un tallone d’Achille grande quanto la Russia: per esportare il suo greggio, dipende quasi interamente dal Caspian Pipeline Consortium (CPC). E indovinate chi controlla in parte quel gasdotto? Esatto, la Russia.

L’oleodotto CPC da DW

Mosca ha già offerto un “promemoria” non troppo velato all’inizio di quest’anno, quando ha chiuso (ufficialmente per manutenzione) due dei tre ormeggi del CPC, dimezzando di fatto la capacità di esportazione kazaka. Un avvertimento che ad Astana hanno capito benissimo.

Il giocoliere kazako

Tokayev si trova nella scomoda posizione, dove deve equilibrare due posizioni contrastanti: da un lato, il Kazakistan esporta la maggior parte del suo petrolio attraverso la Russia e mantiene legami storici con Mosca, pur evitando accuratamente di appoggiare l’invasione dell’Ucraina.

Dall’altro, Tokayev sa che questa dipendenza è pericolosa. Per questo sta corteggiando attivamente l’Occidente. La sua visita della scorsa settimana a Washington, insieme ad altri leader dell’Asia centrale, è servita proprio a questo: cercare investimenti e diversificare i legami economici.

Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha candidamente ammesso che la Russia è “estremamente interessata” ad ascoltare il resoconto di Tokayev su quegli incontri. Un’affermazione che, letta tra le righe del gergo diplomatico, suona quasi come un “sappiamo esattamente cosa stai facendo”.

Alternative sul tavolo

Il Kazakistan non sta con le mani in mano. Mentre il petrolio, per ora, continua a transitare dai porti russi, Astana lavora attivamente a progetti per bypassare completamente Mosca.

Si tratta di infrastrutture strategiche, sostenute attivamente da Stati Uniti e Unione Europea, che guardano al Mar Caspio come via di fuga:

  • Un cavo in fibra ottica sottomarino.
  • Un collegamento elettrico che attraversi il Caspio.

È la classica strategia “multi-vettore” del Kazakistan: amici di tutti, ma con un occhio sempre vigile sulle alternative e sull’indipendenza strategica, Tokayev va in Russia, ma con le valigie pronte ad andare altrove.

Domande e risposte

Perché il Kazakistan è così importante in questo gioco tra Russia e Occidente? Il Kazakistan è cruciale per due motivi: è un enorme produttore di petrolio e uranio e si trova in una posizione geografica strategica tra Russia, Cina ed Europa. La sua dipendenza dalle rotte di esportazione russe (come il gasdotto CPC) dà a Mosca un’enorme leva. L’Occidente, d’altra parte, vede Astana come un partner chiave per diversificare le proprie fonti energetiche e ridurre l’influenza russa nella regione. Tokayev cerca di usare questa competizione a suo vantaggio, senza però farsi schiacciare.

Quali sono le “rotte alternative” che il Kazakistan sta esplorando? La principale alternativa è il “Corridoio Medio” (Trans-Caspian International Transport Route). Questo percorso aggira la Russia trasportando merci e petrolio attraverso il Mar Caspio (via nave o futuri gasdotti) verso l’Azerbaijan, poi attraverso la Georgia e la Turchia fino all’Europa. È più complesso e costoso del CPC, ma politicamente molto più sicuro. I progetti di cavi sottomarini per l’elettricità e internet, sostenuti da UE e USA, fanno parte di questa stessa strategia di diversificazione per ridurre la dipendenza infrastrutturale da Mosca.

Cosa rischia la Russia se il Kazakistan si allontana? La Russia rischia di perdere un alleato chiave nel suo “estero vicino” e, soprattutto, miliardi di dollari in tariffe di transito. Se il Kazakistan riuscisse a dirottare quote significative del suo petrolio su rotte alternative, Mosca perderebbe la sua principale leva di pressione economica e politica su Astana. Inoltre, un Kazakistan più orientato all’Occidente rappresenterebbe un duro colpo per l’influenza geopolitica di Putin in tutta l’Asia centrale, un’area che il Cremlino considera vitale per la sua sicurezza nazionale.

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