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Titolo: la Cina cancella la “Tirannia della Distanza”: i nuovi droni XXLUUV e la minaccia silenziosa alle coste USA

La Cina schiera i nuovi super-droni sottomarini XXLUUV: 10.000 miglia di autonomia per minacciare direttamente le coste USA. Una sfida tecnologica che annulla la distanza del Pacifico, ma che porta con sé i rischi inquietanti della guerra gestita dall’AI.

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Per decenni, la strategia di difesa americana nel Pacifico si è basata su una certezza geografica quasi inattaccabile: l’immensità dell’oceano. Oltre 5.000 miglia nautiche separano la Cina dalla California, una “tirannia della distanza” che ha sempre rappresentato un incubo logistico per qualsiasi potenziale invasore, trasformando le coste occidentali degli Stati Uniti in un santuario sicuro. Tuttavia, la tecnologia corre più veloce delle dottrine militari e Pechino sembra aver trovato il modo di trasformare questo vantaggio americano in una vulnerabilità critica.

L’apparizione dei nuovi droni sottomarini “Extra-Extra-Large” (XXLUUV dove UUV sta per underwater, unmanned vehicle) della marina cinese non è solo un avanzamento tecnico; è un cambio di paradigma. Questi giganti silenziosi, che operano senza equipaggio, offrono alla Cina un’opzione a basso rischio per portare la minaccia direttamente nei porti americani, mettendo a rischio il traffico militare e commerciale direttamente “in casa”. Si tratta di mezzi che sarebbero già in prova nel Mar Cinese Meridionale.

Si tratta di un’arma complessa, anche costosa, che per le sue dimensioni richiede infrastrutture portuali e cantieristiche non molto diverse da quelle dei mezzi convenzionali con equipaggio, ma che hanno il vantaggio di poter essere comunque spese senza pensare all’equipaggio che, semplicemente, non c’è.

Non più solo R&S: Una produzione in serie e segreta

Sarebbe rassicurante, forse in modo un po’ ingenuo, liquidare questi mezzi come semplici prototipi da laboratorio o esercizi di stile ingegneristico. La Cina investe molto in tecnologia navale e spesso i progetti non superano la fase sperimentale. Ma, in questo caso, gli indicatori urlano il contrario.

Primo, la segretezza assoluta. I cantieri navali cinesi amano vantarsi delle loro nuove navi per attirare ordini esteri, ma questi vettori sono nascosti in bacini galleggianti e testati in strutture oscure nel Mar Cinese Meridionale.

Secondo, i numeri. Durante una recente parata militare a Pechino, sono stati mostrati ben otto XLUUV (modelli leggermente più piccoli, ma significativi): cinque posamine AJX002 e tre HSU100 più grandi. Nessun’altra marina al mondo schiera una flotta di droni sottomarini di tale portata. Terzo, la competizione interna. Esistono due design distinti di XXLUUV testati nello stesso porto. Questo indica una gara d’appalto attiva, non un esperimento scientifico. I vincitori di questa competizione sono destinati al servizio operativo, non ai musei.

Droni sottomarini cinesi, compresi XXLUUV da HI Sutton

Il salto tecnologico: 10.000 miglia di autonomia

La caratteristica che cambia le carte in tavola è l’autonomia operativa. Secondo le analisi basate sui modelli esposti alle fiere della difesa e sulle dimensioni degli scafi, questi nuovi XXLUUV cinesi avrebbero un raggio d’azione di circa 10.000 miglia nautiche. Ecco alcuni dettagli tecnici stimati:

  • Propulsione: Diesel-elettrica, simile ai sottomarini convenzionali. Facilmente realizzabile dal punto di vista industriale e costruibile su una scala discreta.
  • Batterie: Probabile utilizzo di banchi enormi di batterie al Litio-Ferro-Fosfato (LiFePO4). Sebbene meno dense energeticamente delle ioni di litio classiche, sono molto più sicure e offrono comunque prestazioni nettamente superiori alle vecchie piombo-acido.
  • Autonomia in immersione: Si stima che possano percorrere 3.000 miglia nautiche totalmente sommersi. Questo è un dato impressionante, circa sei volte superiore ai migliori sottomarini diesel-elettrici con equipaggio, che ha delle esigenze che un drone non ha.
  • Autonomia totale: 7.000 miglia in modalità snorkel (ricarica diesel) più 3.000 in immersione.

Questa capacità permette al drone di attraversare il Pacifico, avvicinarsi alle coste USA, e operare per lunghi periodi senza supporto. E poiché non c’è equipaggio umano da nutrire o proteggere, l’intero volume dello scafo è dedicato a batterie, carburante e armamenti. Inoltre, essendo un sistema “spendibile” (per quanto costoso), può operare in missioni suicide o di sola andata, raddoppiando di fatto il suo raggio d’azione operativo.

La missione: Blocco navale e “Minaccia in casa”

Perché la Cina vuole droni a così lungo raggio? I sottomarini nucleari d’attacco (SSN) cinesi hanno già questa portata sulla carta, ma sono asset preziosi, costosi e rumorosi, necessari altrove. Gli XXLUUV, invece, sono perfetti per missioni di logoramento. Immaginate uno scenario di crisi su Taiwan. Mentre la flotta USA si sposta verso l’Asia, questi droni potrebbero minare i porti di San Diego, Seattle o persino minacciare il Canale di Panama. Dotati delle nuove mine di profondità AQS003A, potrebbero interdire il traffico commerciale e militare nelle acque territoriali americane. Non serve affondare tutto: basta la minaccia credibile di una mina per bloccare un porto e mandare in tilt la logistica di guerra americana. La “sicurezza interna” degli Stati Uniti, data per scontata dal 1945, verrebbe meno.

Portata degli XXLUUV cinesi, da Navalnews

Il tallone d’Achille: L’Intelligenza Artificiale e il rischio di escalation

Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica per Pechino. L’uso di questi mezzi enormi comporta limitazioni operative severe e rischi geopolitici notevoli. Il problema fondamentale è l’assenza del decisore umano. Un sottomarino con equipaggio può valutare una situazione complessa, distinguere tra un mercantile neutrale e un trasporto truppe nemico, o abortire una missione se il contesto politico cambia. Un drone, per quanto avanzato, si affida ad algoritmi.

Ecco le criticità del sistema autonomo:

  • Rigidità Operativa: Senza un “uomo nel loop” (human-in-the-loop), il mezzo è limitato a missioni semplici. “Vai lì e colpisci tutto ciò che si muove in questa zona”. Questo richiede zone di interdizione chiaramente definite, poco adatte alla guerra moderna ibrida e confusa.
  • Il problema della comunicazione: Sott’acqua le comunicazioni sono difficili. Se il drone è in missione silenziosa, è isolato.
  • Il rischio di Casus Belli: Cosa succede se il drone interpreta male un ordine? O peggio, cosa accade se una crisi diplomatica viene risolta all’ultimo minuto, ma il drone, sordo e muto nelle profondità del Pacifico, non riceve il codice di annullamento e silura una nave americana a crisi finita?
  • Affidabilità AI: Affidarsi completamente all’Intelligenza Artificiale per la guida e l’ingaggio in acque nemiche lontane migliaia di chilometri dalla base è una scommessa azzardata. Un errore del software potrebbe scatenare un conflitto nucleare indesiderato.

Conclusione: Un nuovo assetto strategico

La Cina sta probabilmente sviluppando questi mezzi per lavorare in tandem con i nuovi sottomarini classe Zhou (dotati di piccoli reattori nucleari per la crociera lenta). È una strategia “High-Low”: mezzi con equipaggio per le decisioni complesse, e sciami di XXLUUV spendibili per saturare le difese e portare il terrore logistico sulle coste avversarie. La marina americana, che sta sviluppando il proprio Orca XLUUV con Boeing, si trova ora a dover difendere non solo Taiwan, ma le proprie acque di casa da fantasmi meccanici capaci di viaggiare per mesi in attesa di colpire. La guerra del futuro sarà silenziosa, autonoma e, potenzialmente, molto più soggetta a errori fatali, di cui probabilmente non sapremo nulla.

Una minaccia diretta ai porti USA.


Domande e risposte

Qual è la differenza principale tra questi droni e i sottomarini tradizionali?

La differenza sostanziale risiede nell’assenza di equipaggio umano. Questo permette di dedicare tutto lo spazio interno a batterie, carburante e armi, eliminando i sistemi di supporto vitale. Ciò rende i droni XXLUUV “spendibili” in missioni ad alto rischio e permette autonomie eccezionali (fino a 10.000 miglia). Tuttavia, l’assenza dell’uomo li rende meno flessibili nelle decisioni tattiche impreviste, affidandosi totalmente all’intelligenza artificiale, che può commettere errori di valutazione in scenari complessi.

Perché l’uso dell’Intelligenza Artificiale su questi mezzi è considerato rischioso?

L’AI manca della capacità di giudizio contestuale e etico di un essere umano. In uno scenario di tensione, un drone potrebbe non ricevere l’ordine di “cessate il fuoco” a causa delle difficoltà di comunicazione subacquea, oppure potrebbe identificare erroneamente un bersaglio civile come militare. Questo crea il rischio concreto di scatenare un conflitto (casus belli) o di aggravarlo involontariamente, agendo su ordini vecchi o male interpretati dal software in situazioni in rapida evoluzione.

Questi mezzi sono già operativi o sono solo prototipi?

Tutti gli indizi suggeriscono che siano prossimi all’operatività o già in fase di valutazione avanzata, non semplici prototipi. La presenza di due modelli diversi in competizione nello stesso porto, la costruzione in segretezza, e l’esibizione di flotte di droni simili (anche se più piccoli) alle parate militari, indicano un programma di acquisizione militare attivo. La Cina sembra aver superato la fase di Ricerca e Sviluppo per entrare in quella di produzione e dispiegamento strategico

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