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Terrore 2.0: sventato un “Bataclan bis” a Parigi. In carcere tre giovanissime, la leader una star di TikTok

Francia, sventato incubo ‘Bataclan 2.0’. Tre giovanissime (18, 19, 21 anni) arrestate: pianificavano attacchi a bar e concerti. La leader, star di TikTok.

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Mentre la Francia si prepara a commemorare il decimo anniversario dei tragici attacchi del 13 novembre 2015, l’antiterrorismo (PNAT) ha appena messo a segno un colpo significativo. Tre giovani donne francesi, di 18, 19 e 21 anni, sono state formalmente incriminate e incarcerate questo sabato con l’accusa di aver pianificato un’azione violenta nella capitale.

Gli obiettivi, purtroppo, non brillano per originalità: bar e sale da concerto, in una tragica eco di quanto accaduto al Bataclan.

Le tre sospettate, arrestate già a inizio ottobre a Lione, Villeurbanne e Vierzon, sono state messe sotto esame dalla Procura Nazionale Antiterrorismo. Secondo le fonti, si dichiarano tutte salafiste.

Il “gruppo” e la regia su TikTok

La Direction générale de la sécurité intérieure (DGSI), i servizi di intelligence interni francesi, teneva d’occhio il trio dalla scorsa estate. A far scattare l’allarme è stata una delle tre, identificata come B., considerata la più radicalizzata e la vera mente del gruppo.

Come si fa proselitismo nel 2025? Non certo con i volantini. B. gestiva un account TikTok da 20.000 follower, sul quale pubblicava regolarmente contenuti pro-jihadisti. Paradossalmente, la DGSI non è arrivata a lei direttamente, ma “inciampando” nel suo profilo mentre monitorava un altro islamista già nel mirino dei servizi.

Le indagini hanno rivelato che il gruppo era andato oltre le semplici chiacchiere online. Nelle loro conversazioni si discuteva attivamente del prezzo per l’acquisto di un fucile d’assalto tipo kalashnikov e, persino, della fabbricazione di cinture esplosive. Durante le perquisizioni è stata rinvenuta anche una nota dedicata alla preparazione di un attentato.

I profili: tra fragilità e derive social

Se la presunta leader mostra un profilo radicalizzato “classico”, benché aggiornato ai social media, le altre due componenti del gruppo appaiono diverse. Vengono descritte come solitarie, inclini a tendenze suicide e con storie personali complesse.

  • La 21enne: Soffre di una disabilità motoria che la costringe su una sedia a rotelle. Appare particolarmente fragile, con un passato trascorso in diverse case-famiglia.
  • La 18enne: Descritta come “puerile” in alcuni scambi.

Proprio la più giovane avrebbe fornito agli investigatori una delle prove (agghiaccianti nella loro ingenuità) della determinazione del gruppo. Durante la sua “giornata della difesa e della cittadinanza” (un appuntamento obbligatorio per i giovani francesi), avrebbe inviato un messaggio al gruppo: “Se solo sapessero che hanno una terrorista in mezzo a loro!”.

La risposta della presunta leader, B., non si è fatta attendere: “Ci vado io e faccio saltare tutto”.

A convincere definitivamente gli inquirenti della serietà del piano è stato un dettaglio cruciale: le tre donne non si limitavano a scambi virtuali, ma si erano incontrate fisicamente almeno una volta. Un passo che, secondo la DGSI, dimostra la volontà concreta di passare all’azione.

Le tre sono ora in carcere con l’accusa formale di “partecipazione ad associazione a delinquere finalizzata al terrorismo“.

Domande e risposte

Che cosa dimostra questo caso riguardo alla minaccia terroristica attuale? Dimostra che la minaccia jihadista in Europa è cambiata. Non proviene più solo da cellule organizzate e addestrate all’estero, ma è sempre più “endogena”. Nasce da individui nati e cresciuti in Francia, spesso molto giovani e isolati. Questo caso evidenzia anche il ruolo cruciale dei social media, in particolare TikTok, come potenti acceleratori di radicalizzazione, capaci di trasformare fragilità psicologiche e isolamento sociale in progetti di violenza concreta, il tutto con una rapidità preoccupante.

Perché i profili delle arrestate sono considerati insoliti? Solitamente l’immaginario collettivo associa il terrorismo jihadista a figure maschili. Sebbene il coinvolgimento femminile non sia una novità (basti pensare alle “spose dell’ISIS”), un gruppo di fuoco interamente femminile, e così giovane (18-21 anni), è meno comune. Inoltre, la presenza di profili con evidenti fragilità, come tendenze suicide o disabilità fisiche, complica il quadro. Suggerisce che l’ideologia non attira solo i “combattenti”, ma anche individui vulnerabili che cercano un senso di appartenenza o una forma di riscatto nichilista.

In che modo la DGSI (i servizi francesi) ha sventato l’attacco? L’operazione è un classico esempio di lavoro di intelligence. La DGSI non ha trovato il gruppo per caso, ma lo monitorava da metà estate. L’indagine è partita seguendo un altro soggetto islamista già noto ai servizi. Monitorando quest’ultimo, gli agenti sono “inciampati” nella presunta leader (B.) e nel suo account TikTok. Da lì, hanno messo sotto stretta sorveglianza le comunicazioni del trio, intercettando le discussioni sull’acquisto di armi e sulla pianificazione, fino a raccogliere prove sufficienti per gli arresti di inizio ottobre e le incriminazioni odierne.

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