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Terremoto in Parlamento Europeo: il PPE riscopre la destra e manda in soffitta i sogni Green della sinistra

Svolta UE: il PPE scarica la sinistra e si allea con i conservatori. Tagliata la burocrazia Green per le imprese.

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Finalmente una boccata d’ossigeno per le imprese europee (e un bagno di realtà per i socialisti). Il Parlamento UE approva il taglio alla burocrazia climatica con una nuova maggioranza.

Era nell’aria, ma ora è nero su bianco: il Partito Popolare Europeo (PPE) sembra essersi svegliato dal lungo torpore dell’alleanza forzata con la sinistra. In una mossa che ha fatto gridare allo scandalo i guardiani dell’ortodossia progressista, il centrodestra ha unito le forze con i conservatori dell’ECR e i gruppi della destra identitaria (Patrioti e ESN) per approvare il pacchetto “omnibus” di semplificazione.

Il risultato? Una vittoria netta per il buon senso e per la competitività industriale, con 382 voti a favore e 249 contrari.

Ecco la distribuzione dei voti:

Distribuzione dei voti in Parlamento

La fine dell’innaturale alleanza?

Per anni abbiamo assistito a un PPE ostaggio di una coalizione “Ursula” che pendeva costantemente a sinistra, con i liberali di Macron a fare da mediatori interessati e i Verdi pronti a dettare l’agenda. Questa votazione segna, forse, il ritorno del PPE alla sua sede politica naturale.

Il voto di giovedì non è solo una questione tecnica, ma un segnale politico fortissimo che potrebbe anticipare cambiamenti profondi non solo nel Parlamento, ma anche negli equilibri della Commissione, finora dominata dalle istanze eco-ideologiche.

Cosa cambia: meno carta, più lavoro

Il provvedimento approvato mira a disinnescare alcune delle mine vaganti del Green Deal. Ecco i punti salienti in sintesi:

  • Innalzamento delle soglie: Meno aziende saranno obbligate a rendicontare minuziosamente il proprio “impatto ambientale”. Si salvano le PMI da tonnellate di burocrazia.
  • Stop ai piani obbligatori: Cancellato l’obbligo dei piani di transizione climatica vincolanti nelle regole di due diligence UE. Si dovranno presentare rapporti, ma gli obblighi finiscono li.
  • Semplificazione: L’obiettivo dichiarato è permettere alle aziende europee di competere con i rivali globali (leggi: Cina e USA) senza avere una palla al piede normativa. Tra l’altro le aziende USA, dopo gli accordi con Trump sui dazi, sarebbero esentate da questa marea burocratica.

Le reazioni isteriche (e un po’ di ironia)

Come da copione, la reazione della sinistra è stata tra il tragico e il grottesco. Se i Verdi parlano di “giorno triste per i valori europei”, i Socialisti (S&D) hanno deciso di alzare il tiro fino alla stratosfera. Il negoziatore René Repasi ha evocato nientemeno che gli anni ’30 e l’ascesa di Hitler, paragonando questo voto conservatore all’errore storico dei centristi tedeschi.

Un paragone che si commenta da solo: quando si perde una votazione democratica sulla rendicontazione aziendale, tirare in ballo il nazismo è solitamente segno che si sono finiti gli argomenti razionali. Dall’altra parte, l’AfD esulta parlando di caduta del “cordone sanitario”. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: semplicemente, il centrodestra ha deciso di fare il centrodestra.

La tabella della nuova maggioranza

È interessante notare come il fronte “progressista” si sia sgretolato anche al suo interno.

Gruppo PoliticoPosizioneNote
PPE (Popolari)FavorevoleHa guidato la svolta, abbandonando i vecchi alleati.
ECR (Conservatori)FavorevoleSostegno compatto alla deregolamentazione.
Patrioti / ESNFavorevoleVoti decisivi per blindare la maggioranza.
Renew (Liberali)Diviso17 deputati hanno “tradito” la linea ufficiale votando con la destra.
S&D (Socialisti)ContrarioMa con 15 franchi tiratori che hanno appoggiato la riforma.

Manfred Weber ha dichiarato che il voto serviva solo a “tagliare la burocrazia inutile”, mantenendo le promesse fatte agli elettori. Se questo sia l’inizio di una nuova era o solo un episodio isolato, lo vedremo presto. Tuttavia, il segnale è chiaro: la Commissione von der Leyen II dovrà fare i conti con un Parlamento dove la maggioranza a trazione sinistra non è più scontata. E forse, per l’industria europea, c’è ancora una speranza.

Interno del parlamento europeo a Strasburgo

Domande e risposte

Perché questo voto è considerato “storico” dagli osservatori? Perché rompe la tradizionale “maggioranza Ursula” (PPE, Socialisti, Liberali) che ha governato l’UE negli ultimi anni. Per la prima volta su un dossier chiave, il Partito Popolare Europeo ha scelto di allearsi organicamente con i Conservatori e la destra alla sua destra, ignorando le minacce della sinistra. Questo dimostra che il “cordone sanitario” che isolava le destre radicali sta venendo meno di fronte alle esigenze pragmatiche dell’economia reale.

Quali sono le conseguenze pratiche per le aziende italiane? Le conseguenze sono positive, specialmente per le medie imprese. L’approvazione di questo pacchetto riduce significativamente gli obblighi di reporting ambientale e sociale (ESG). In pratica, significa meno costi amministrativi, meno consulenze obbligatorie e meno rischi legali legati a parametri ambientali spesso vaghi o irraggiungibili. È una misura che mira a ridare ossigeno alla competitività, permettendo agli imprenditori di concentrarsi sulla produzione anziché sulla compilazione di moduli.

Questo significa che il Green Deal è stato cancellato? No, il Green Deal non è stato cancellato, ma è in atto una profonda revisione. Il voto indica che la fase dell’ideologia pura, quella che imponeva obiettivi senza curarsi dei costi sociali ed economici, sta lasciando il passo a una fase più pragmatica. La Commissione dovrà ora negoziare il testo finale con il Consiglio, ma il segnale politico è che non si possono più approvare norme “verdi” se queste distruggono il tessuto industriale europeo.

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