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Terre rare: si riduce la dominanza cinese

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Qualche tempo fa, le preziose terre rare importanti nella produzione di microchip, elettronica e motori elettrici venivano quasi esclusivamente provenienti dalla Cina. Tuttavia, come spiega di seguito Katharina Buchholz di Statista, negli ultimi anni diverse nazioni hanno ripreso la produzione mentre nuovi attori sono entrati nel mercato, diversificandolo almeno in una certa misura.

Infografica: il monopolio cinese delle terre rare sta diminuendo | Statista

Nonostante la crescita delle estrazioni in Myanmar e in regioni vicine all’Occidente, politicamente, come il sub continente australe,  la Cina eè ancora responsabile del 60% della produzione globale nel 2021, secondo l’US Geological Survey. Però la sua dominanza estrattiva è in calo.

Tutto questo è il risultato di una sempre minore fiducia nell’affidabilità della Cina come fornitore mondiale, soprattutto per ragioni geo-politiche, fatto che ha spinto alla ricerca di fonti alternative e alla riattivazione miniere parzialmente inattive.  La Cina ha anche i più grandi giacimenti conosciuti di terre rare, ma anche Brasile, Vietnam e Russia hanno molto potenziale (in gran parte) non sfruttato nel settore.

Gli Stati Uniti e l’Australia hanno accelerato la produzione di terre rare dopo il 2010 e, più recentemente, Myanmar e Thailandia hanno iniziato a estrarre quantità considerevoli. Come si vede nel nostro grafico, in passato gli Stati Uniti avevano estratto e prodotto terre rare per usi militari e sono rientrate nel mercato poiché le terre rare stavano diventando sempre più importanti come parte dell’implementazione di tecnologie cruciali. Il problema però è ora legato alla capacità industriale di lavorazione delle terre rare stesse  che comunque, ancora per il momento, rimane per la maggior parte ancora in Cina.


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