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Terre Rare: come l’estrazione del carbone potrebbe aiutare la transizione ecologica

Invece che aprire nuove minierre si sta esplorando l’estrazione di terre rare costose dagli strati argillosi che contornano i filoni di carbone, che pare ne siano ricchi

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Ora, gli Stati Uniti stanno compiendo sforzi concertati per costruire le proprie catene di approvvigionamento di terre rare per le proprie esigenze di energia rinnovabile, oltre che per la considerevole domanda da parte dell’industria elettronica e dell’esercito.  Il Dipartimento della Difesa ha stanziato più di 439 milioni di dollari per creare catene di approvvigionamento di elementi di terre rare a livello nazionale dal 2020, e anche il Dipartimento dell’Energia ha stanziato miliardi di dollari per far ripartire l’industria del litio del Paese.

Gli USA stanno esplorando la possibilità di ottenere forniture di questi materiali costosi e rari all’estero, ma in questo si trovano a dover competere con altri poteri internazionali, fra cui la Cina stessa. Inoltre aree del mondo sono a loro precluse a causa degli eventi bellici.

Fortunatamente, gli Stati Uniti sono anche geologicamente ricchi di molti elementi di terre rare – sarà solo necessario costruire un’intera industria di estrazione e di lavorazione da zero. Considerando l’enorme e rapida crescita della domanda di questi elementi e i costi associati, partire da zero richiede investimenti enormi e non sempre affrontabili.

I ricercatori dell’Università dello Utah potrebbero aver trovato una via d’uscita. Ironia della sorte, la chiave per alimentare l’industria dell’energia rinnovabile degli Stati Uniti potrebbe richiedere una collaborazione con l’industria del carbone statunitense per un’estrazione del minerale più rapida ed efficiente dal punto di vista dei costi.

Uinta, cintura carbonifera

Il team di ricerca ha trovato ‘concentrazioni elevate’ di elementi di terre rare nelle miniere attualmente operative nella cintura di carbone Uinta del Colorado e dello Utah. In teoria, questo potrebbe consentire alle miniere già attive di estrarre le terre rare insieme al minerale che stanno già estraendo, con pochi costi aggiuntivi.

“Il modello è che se si sta già scavando la roccia, si potrebbe scavare un po’ più di roccia per le risorse verso la transizione energetica?”, ha detto la co-autrice dello studio Lauren Birgenheier, professore associato di geologia e geofisica. “In queste aree, stiamo scoprendo che gli elementi delle terre rare sono concentrati nelle unità di scisto a grana fine, gli scisti fangosi che si trovano sopra e sotto gli strati di carbone”.

Concentrazione delle terre rare presenti negli scisi carboniferi a Uinta

Quindi la soluzione sarebbe semplice: estrarre carbone e, con questa materia prima, anche un po’ delle argille che si trovano a questo combinate e che predentano una concentrazione interessante di queste materie prime. Quindi il carbone andrà in una direzione, presumibilmente nelle centrali a carbone esistenti o esportato, mentre le terre di residuo andranno lavorate e raffinate per ottenere terre rare.

La combinazione di queste estrazioni potrebbe rivitalizzare l’industria del carbone, dove si presentassero queste specificità geologichee, e non richiederebbe l’apertura di nuove miniere, ma, al limite, di nuovi impianti presso miniere esistenti.

Sebbene gli Stati Uniti stiano facendo un importante passo avanti per diventare competitivi nel mercato degli elementi di terre rare, tuttavia sono ancora indietro di molti anni e miliardi di dollari rispetto alla Cina in termini di sviluppo industriale e di accordi diplomatici con le nazioni ricche di minerali.

Inoltre, non può competere con i bassi costi di manodopera, il potere decisionale unilaterale e il controllo ambientale lassista che danno a Pechino un vantaggio sul mercato. Ma approcci innovativi come quelli testati dall’Università dello Utah potrebbero aprire una strada potenziale per riguadagnare un po’ di terreno.


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