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Tensione nel Mar Nero: la Romania distrugge un drone “Sea Baby”. La guerra marittima si sta allargando?
Mar Nero ad alta tensione: la Marina rumena costretta a far brillare un drone “Sea Baby” alla deriva vicino a Costanza. L’Ucraina allarga la guerra alla “flotta ombra”, ma i rischi per la navigazione commerciale e i costi assicurativi mettono in allarme Turchia e paesi NATO.

Il Mar Nero sta diventando uno specchio d’acqua sempre più affollato e, per usare un eufemismo, “vivace”. Mercoledì scorso, la Marina militare rumena si è trovata costretta a gestire un ospite indesiderato: un drone marittimo alla deriva che minacciava la sicurezza della navigazione commerciale.
La notizia, confermata dal Ministero della Difesa Nazionale di Bucarest, porta con sé un dettaglio tecnico di non poco conto: il vettore neutralizzato era un Sea Baby, il noto drone di superficie sviluppato e utilizzato dai servizi di sicurezza ucraini (SBU).
L’incidente al largo di Costanza
Il ritrovamento è avvenuto a circa 36 miglia nautiche (66 km) a est di Costanza, una zona cruciale per le rotte commerciali. L’oggetto, identificato come pericoloso per il traffico marittimo, è stato fatto brillare intorno alle 13:00 attraverso una detonazione controllata eseguita dai sommozzatori della Marina.
Ecco la sequenza degli eventi in sintesi:
Rilevamento: Un oggetto alla deriva viene individuato nelle acque territoriali o contigue rumene.
Identificazione: L’analisi visiva conferma che si tratta di un drone d’attacco modello Sea Baby.
Neutralizzazione: Il team di intervento riceve l’ok operativo e distrugge il drone per prevenire incidenti con navi civili.
Sebbene il Ministero rumeno abbia diplomaticamente evitato di specificare la “nazionalità” di provenienza del drone, la conferma del modello (sviluppato dall’Ucraina durante l’invasione russa) lascia poco spazio all’immaginazione. È un segnale chiaro di come le operazioni militari non restino confinate entro linee tracciate sulla carta geografica.
Il contesto: la caccia alla “Flotta Ombra”
L’episodio non può essere letto come un fatto isolato. Appare evidente che Kiev stia allargando il raggio d’azione della propria guerra asimmetrica navale. L’obiettivo primario sembra essere la cosiddetta “flotta ombra” russa, ovvero quelle petroliere che operano ai margini delle sanzioni occidentali per trasportare il greggio di Mosca.
Solo pochi giorni fa, fonti della sicurezza ucraina (LIGA.net) riportavano attacchi contro le petroliere Kairos e Virat al largo delle coste turche. Questa strategia, seppur efficace nel colpire l’export russo, sta creando non pochi mal di pancia nelle cancellerie NATO dell’area.
Effetti collaterali e rischi economici
La situazione sta mettendo in una posizione scomoda partner dell’Alleanza Atlantica come la Turchia e la Romania. Ankara ha già espresso “allarme” e “preoccupazione” per gli attacchi avvenuti vicino alle proprie coste, tanto che il Ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha discusso d’urgenza della sicurezza del Mar Nero con il Segretario Generale della NATO, Mark Rutte.
Le conseguenze economiche sono da manuale di realismo politico:
Aumento dei costi assicurativi: L’incertezza fa schizzare i premi per le navi che transitano nel Mar Nero.
Rischi per l’export: L’area rimane fondamentale per il transito di grano, petrolio e derivati.
Sforzo militare congiunto: Romania, Bulgaria e Turchia sono costrette a mantenere una task force permanente per disinnescare mine vaganti (già 150 distrutte dall’inizio della guerra) e, ora, anche droni alla deriva.
In un’ottica puramente tecnica e keynesiana, ogni ostacolo al libero commercio è un costo in più che si scarica sulla filiera. L’ironia della sorte vuole che, per proteggere le rotte commerciali, la Romania si trovi a dover disinnescare le armi di un paese alleato.
Domande e risposte
Che cos’è esattamente un drone “Sea Baby”?
Il Sea Baby è un veicolo di superficie senza equipaggio (USV) sviluppato dai servizi di sicurezza ucraini (SBU). È un’arma polivalente: può trasportare una testata esplosiva per attacchi kamikaze contro navi nemiche o infrastrutture (come il ponte di Crimea), ma può essere configurato anche per la posa di mine o la sorveglianza. È diventato uno degli strumenti principali dell’Ucraina per contrastare la superiorità navale russa nel Mar Nero.
Perché la Romania ha distrutto un drone ucraino?
Non si è trattato di un atto ostile, ma di una misura di sicurezza necessaria. Il drone è stato trovato alla deriva a 36 miglia dalla costa, in una zona di navigazione commerciale. Indipendentemente dalla sua origine, un oggetto carico di esplosivo senza controllo rappresenta un pericolo mortale per petroliere, navi portacontainer e traffico civile. La procedura operativa standard prevede la neutralizzazione tramite detonazione controllata.
Quali sono le implicazioni per la NATO e il commercio?
L’incidente evidenzia l’allargamento del teatro di scontro. Le operazioni ucraine contro la “flotta ombra” russa vicino alle coste turche e la presenza di droni alla deriva vicino alla Romania aumentano il rischio di incidenti che coinvolgono paesi NATO. Economicamente, ciò si traduce in un aumento dei premi assicurativi marittimi (“War Risk”), rendendo più costoso il trasporto di merci vitali come grano e petrolio attraverso il Mar Nero.








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