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Euro crisis

Telegraph: Come una Sonnacchiosa Finlandia Potrebbe Mandare per Aria il Progetto dell’Euro

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Post di Henry Tougha da Voci dall’estero

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di Mehreen Khan, 18 aprile 2015

La Finlandia questo fine settimana sarà l’improbabile palcoscenico dell’ultimo atto dell’interminabile dramma del debito greco [l’autore parla al futuro perché l’articolo è stato scritto sabato, NdT].

Mentre la scena degli eventi si è temporaneamente trasferita a Washington DC, Atene dovrà tener d’occhio gli sviluppi ad Helsinki, dove il paese nordico di appena 5,4 milioni di abitanti questa domenica è chiamato alle urne.

Nei cinque anni trascorsi da quando i guai finanziari della Grecia si sono manifestati al mondo, è stata la sonnacchiosa Finlandia ad emergere come il paese più accanito contro la manica larga della UE nei confronti dell’indebitata area mediterranea.

I risultati delle elezioni generali in Finlandia potrebbero ora determinare il futuro della Grecia nell’unione monetaria.

Linea dura contro i greci

Un promemoria trapelato il mese scorso aveva rilevato che i  Finlandesi avevano già predisposto un piano d’emergenza per un’uscita della Grecia dall’euro.

Per quanto evidentemente si tratti di una misura razionale, che ogni ministro delle finanze dovrebbe contemplare, il documento confermava la posizione della Finlandia come il paese più intransigente tra i creditori dell’UE.

La reputazione è ben meritata.

Al culmine del dramma del salvataggio greco nel 2011, Helsinki aveva negoziato con Atene un accordo bilaterale senza precedenti, in base al quale otteneva un miliardo di euro in garanzia per il sostegno sull’accordo di salvataggio.

Un anno dopo i Finlandesi erano i migliori candidati al ruolo di primo paese dissenziente che rompe volontariamente la sacralità dell’unione monetaria. “Dobbiamo essere pronti“, aveva detto il ministro degli esteri al Telegraph tre anni fa.

L’attuale impasse della Grecia è anche, in parte, il risultato dell’ostinazione della Finlandia.

Helsinki ha rappresentato uno dei maggiori ostacoli al prolungamento degli accordi di salvataggio per la Grecia, alla fine dello scorso anno. Il compromesso finale, per un’estensione di tre anziché di sei mesi, ha visto il nuovo governo di sinistra lottare disperatamente per il cash già da febbraio.

Con una situazione che ad Atene si deteriora di giorno in giorno, sia il primo ministro finlandese che il governatore della banca centrale si sono astenuti dalla retorica sull’unità europea e hanno insistito che i creditori devono essere pronti a staccare la spina alla Grecia.

Strangolati dall’euro

Ma a differenza di quel suo gigantesco partner tra i creditori che è la Germania, la Finlandia più che una potenza economica in Europa è piuttosto un fanalino di coda.

Dopo essere stata impantanata in una recessione durata tre anni, il paese arriva alle urne con un prodotto nazionale che è tuttora del 5 percento inferiore ai livelli pre-crisi.

La Finlandia ha sofferto un tracollo economico quasi di proporzioni simili alla Grecia.

I vantaggi derivanti dalla caduta del prezzo del petrolio e dal lancio del quantitative easing nell’eurozona porteranno l’economia a crescere di un misero 0,8 percento quest’anno: faranno peggio  solo Italia e Cipro.

EuroGDP

La crescita stagnante ha fatto sì che alla Finlandia quest’anno sia stata tolta la tanto ambita tripla-A sul debito sovrano. Il Fondo Monetario Internazionale ora raccomanda un misto di riforme strutturali e di consolidamento fiscale, che farebbero rizzare i capelli in testa perfino ai funzionari greci.

Non c’è più alcuna simpatia verso la Grecia, specialmente perché la nostra stessa economia è in difficoltà“, ha detto Jan von Gerich, esperto della Nordea bank ad Helsinki.

Se domani ci fosse un referendum su un accordo di salvataggio, fallirebbe“.

La storia dell’economia finlandese dimostra che quello della competitività non è solamente un problema dell’Europa del sud.

Al centro dei problemi del paese ci sono dei salari che strangolano le imprese, cresciuti del 20 percento, mentre gli altri paesi colpiti dalla crisi hanno tagliato il costo del lavoro.

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[Nota al grafico sopra: la linea nera, riferita alla Finlandia, mostra che questo paese è stato quello in cui il costo del lavoro è aumentato di più dal 2010 ad oggi, ndt]

La disoccupazione ha raggiunto il 9 percento, mentre i livelli di debito e deficit del paese andranno quest’anno entrambi fuori dai limiti imposti per l’area euro.

Proprio come gli altri paesi del nord, la Finlandia è caduta in una trappola demografica. In questo momento è il paese che sta invecchiando più rapidamente al mondo, e sta superando il Giappone nella corsa all’invecchiamento.

Una produttività debole e una popolazione che invecchia, intrappolate nelle strettoie di un’unione monetaria, fanno della Finlandia il microcosmo dei prossimi guai economici dell’Europa — dice Karl Whelan, professore di economia al University College di Dublino.

Il futuro della crescita in Europa sembra essere finlandeseha detto Whelan.

L’euro ha già sottratto all’economia la libertà di svalutare la moneta — il ben collaudato strumento che i finlandesi già avevano usato in passato per uscire dalle loro più gravi depressioni.

La Finlandia è stata una delle prime economie a seguire l’esempio della Gran Bretagna nell’abbandonare, nel 1931, il Gold Standard del periodo tra le due guerre mondiali. Scelsero un tasso di cambio libero di fluttuare anche all’apice della crisi bancaria che seguì il crollo dell’Unione Sovietica all’inizio degli anni ’90. Dopo entrambi questi episodi, il paese riuscì a rimettersi in piedi da solo, grazie a dei boom reflazionistici nelle esportazioni.

Tra il declino di quello che una volta era il gigante nazionale Nokia e la crisi economica della vicina Russia, il premier finlandese Alexander Stubb, ora probabilmente uscente, si è lamentato del “decennio perduto” nell’unione monetaria.

Bloccare un altro salvataggio

Nella corsa delle precedenti elezioni si era visto una crescita senza precedenti del partito euroscettico “Veri Finlandesi, che era stato ostracizzato durante la formazione delle coalizioni proprio per la sua fiera resistenza contro gli aiuti alla Grecia.

Stavolta il partito — che si è ribattezzato semplicemente “I Finlandesi” — ha assunto un atteggiamento più morbido. Il loro leader carismatico, Timo Soini, ha rifiutato categoricamente di dichiarare se sia o meno determinato a bloccare un nuovo accordo sul debito, nel tentativo di rendere il suo partito più accettabile per qualsiasi eventuale partner di coalizione.

In un modo che non ha precedenti tra i partiti europei di sinistra, però, sono ora i Socialdemocratici finlandesi a guidare la carica contro un terzo accordo di salvataggio per la Grecia.

È tuttavia il Partito di Centro ad essere sulla strada per diventare il più grande partito in parlamento. La corsa al secondo posto si giocherà tra i Socialdemocratici e I Finlandesi. Qualunque sia il risultato, la posizione di ministro delle finanze sarà occupata dal capo del nuovo partito di coalizione.

(la situazione uscita dalle urne è proprio questa prevista nell’articolo, ndt)

E se la Grecia dovesse avere bisogno di un terzo salvataggio questa estate, come sembrano suggerire le difficili condizioni delle sue casse pubbliche, allora la Finlandia sarebbe pronta a mettere i bastoni tra le ruote di un nuovo accordo, ha detto Moritz Kraemer, capo amministratore di Standard & Poor’s.

La Finlandia avrà una linea conservatrice proprio come prima“, dice Kraemer.

Vogliono delle condizioni stringenti su qualsiasi accordo di salvataggio e saranno messi alla prova molto rapidamente quando il nuovo parlamento si riunirà alla fine del mese. Potrebbero aver qualcosa da votare molto presto“.

Qualsiasi insistenza su un accordo preferenziale sullo stile del 2011, da parte della Finlandia, provocherebbe un grosso scisma politico in Europa.

A differenza del primo accordo di salvataggio ad hoc raggiunto all’apice della crisi, l’eurozona ha adesso un meccanismo di salvataggio basato sulle regole, per mezzo del Fondo Europeo di Stabilità. Bruxelles sarà restia ad attribuire alla Finlandia uno status di creditore preferenziale rispetto al resto dell’eurozona, ha aggiunto Kraemer.

Sarà detto ai finlandesi che dovranno rispettare le regole“, ha detto Kraemer.

Ma la natura dei meccanismi di salvataggio danno ancora dei poteri di veto sproporzionati ai singoli stati membri, ha dichiarato Von Gerich.

Anche il Meccanismo Europeo di Stabilità ha bisogno dell’unanimità di tutti i paesi membri, a meno che non ci siano delle circostanze davvero speciali“.

L’unica salvezza di fronte alla prospettiva di un altro tracollo politico nell’eurozona è che Atene non mostri alcun segno di voler completare il suo attuale programma di salvataggio, né tanto meno di volerne concordare un altro.

Questo è tutto fino a dopodomani” ha detto Kraemer. “Il problema al momento è ancora quello di far arrivare la Grecia fino a giugno, prima che qualsiasi altra cosa possa essere concordata“.


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