In questo articolo del Telegraph, Peter Spence fa presente che le probabilità di una frantumazione dell’eurozona continuano a crescere e porta l’esempio dell’impero Austro Ungarico nel 1918 per mostrare quali siano i problemi e le tattiche per sostituire la valuta nazionale.
di Peter Spence, corrispondente economico, 21-02-2015
La situazione di stallo tra la Grecia e i suoi creditori si è quasi conclusa con la rottura del progetto dell’euro. In che modo un paese potrebbe lasciare l’unione monetaria?
La zona euro non è stata progettata pensando a un piano di uscita. Le 112 pagine del Trattato di Maastricht non fanno menzione di un modo con cui un paese possa tirarsi fuori dal progetto dell’euro.
Al culmine della crisi della zona euro nel 2011 e nel 2012, i responsabili politici hanno rifiutato di prendere in considerazione l’idea di una separazione del blocco dell’euro.
Sollecitato in proposito, alla fine del 2011, Mario Draghi, il presidente della Banca Centrale Europea (BCE), disse soltanto che questa possibilità “non è nel trattato”.
Egli stava discutendo sulla possibilità di un’uscita della Grecia dall’euro – o Grexit – un rischio che è tornato a tormentare gli architetti del progetto nelle ultime settimane.
L’ascesa dei partiti populisti anti-austerità in tutto il continente – tra cui Syriza in Grecia – minaccia di mandare in pezzi l’unione. La settimana scorsa gli analisti hanno avvertito che il rischio di una rottura dell’euro era superiore rispetto al culmine dell’ultima crisi.
Le probabilità alla quale veniva dato il Grexit questo venerdì – prima che venisse chiuso l’accordo tra la Grecia e i suoi creditori – erano superiori ad uno su tre entro la fine dell’anno.
La rottura di un’unione monetaria come questa sarebbe stata senza precedenti storici recenti. Il classico esempio di un’unione che va in pezzi – in assenza di un conflitto violento – è l’impero Austro-Ungarico nel 1918.
Esso fornisce una lezione fondamentale: i cambiamenti nei regimi valutari necessitano dell’elemento sorpresa. Chiunque abbia un patrimonio tenterà di spostarlo in un rifugio sicuro, temendo una forte svalutazione. Per funzionare bene, il minor numero possibile di persone dovrebbe essere a conoscenza del cambiamento programmato.
Michael Spencer, un economista, ha detto a Planet Money che, mentre in linea di principio questa è una cosa che si può fare, “è comunque molto più probabile che la gente si accorga di quanto sta per accadere.”
I principali sospettati per un’uscita dall’euro sono tutti paesi dalle economie più deboli rispetto alla zona euro nel suo complesso.
Tutti coloro che posseggono dei patrimoni, avendo paura che la nuova moneta emessa subisca una forte svalutazione, tenteranno di spostarli in rifugi sicuri. Per funzionare bene, il minore numero possibile di persone dovrebbe essere a conoscenza del piano di sostituzione della valuta.
Nel 1918, divenne evidente che una rottura dell’unione monetaria era imminente. Spencer ha detto che la gente portava “carri merci carichi di valuta” attraverso le frontiere, dove, con la conversione, il loro denaro avrebbe avuto un maggior valore.
Il processo di conversione allora comportava la stampa di valuta con l’inchiostro, poichè quasi tutto il denaro circolava in forma fisica. Oggi, la maggior parte dei conti correnti sono in forma elettronica, e potrebbero essere convertiti in un istante.
Quindi, fintanto che la notizia non si diffonde, la maggior parte della liquidità può essere gestita senza problemi. Se la notizia si diffonde, allora il capitale può fuggire anche più velocemente di prima, perchè per cambiare una valuta con un’altra non si fa più affidamento sulla velocità massima di un cavallo.
In Grecia questa fuga dei depositi è già iniziata e ha raggiunto la velocità di 1 miliardo di euro al giorno. JP Morgan ha avvertito una settimana fa che la fuga di capitali avrebbe lasciato le banche senza garanzie entro 14 settimane.
Da venerdì, i timori che non si sarebbe trovato un compromesso hanno portato i depositi a scendere di un ulteriore miliardo di euro in soli due giorni, ha detto Reuters citando le fonti.
Gabriel Sterne, il capo della ricerca macro globale a Oxford Economics, ha detto: “L’Argentina del 2001, è uno degli esempi storici più comunemente citati di fuga di capitali, e la sua entità è molto minore in confronto.”
E’ stato calcolato che i depositi argentini diminuirono di appena il 23pc dal loro picco all’inizio della crisi, mentre la caduta dei depositi greci è stata sei volte più grande.
I controlli dei capitali possono essere necessari prima che un paese lasci la zona euro, se crescono i timori di una fuga di notizie, ma una volta che sono stati imposti, spesso sono difficili da cambiare. Quelli introdotti dall’Islanda nel 2008 non sono ancora stati tolti, e quelli che a Cipro nel 2013 erano intesi come misure temporanee, potrebbero essere un’istituzione permanente.
Questi controlli – che limitano la capacità delle imprese e dei consumatori di portare il loro denaro fuori da un paese – possono anche agire come un freno agli investimenti. Se si sa che si potrebbe non essere in grado in futuro di portare la propria ricchezza fuori da un paese, in primo luogo ci sono meno incentivi a investire lì.
I controlli vennero adottati rapidamente quando il programma di salvataggio di Cipro fu respinto, nei primi mesi del 2013. Il giorno dopo cominciarono a correre voci che il paese avrebbe lasciato la zona euro, e due giorni dopo i controlli sui capitali erano in atto.
Simon Derrick, capo della strategia di mercato a BNY Mellon, ha sottolineato che poichè Cipro era riuscito a mettere in atto tali controlli senza essere buttato fuori della zona euro, “non è inconcepibile che la Grecia potrebbe decidere di fare la stessa cosa”.
Per le grandi somme detenute in forma elettronica tali controlli sono semplici. Controllare monetacontante è più difficile.
Tutte le banconote in euro dovrebbero essere convertite. Ogni banconota emessa dalla Banca di Grecia porta un ID che inizia con una “Y” – ma ormai sono disperse in giro.
Ormai anche le banconote degli altri Stati membri della zona euro sono in circolazione in ogni paese, quindi invalidare le banconote in euro che circolano all’interno non funzionerebbe. E’ probabile che qualsiasi uscita dalla zona euro dovrebbe essere seguita dalla rudimentale stampa eseguita dopo il crollo dell’impero Austro-Ungarico, fino a quando sarà trovata una soluzione definitiva.
Un governo veramente radicale potrebbe introdurre soltanto moneta elettronica, e non distribuire denaro contante di nessun tipo. Mentre la valuta puramente digitale ha alcuni vantaggi, a meno che la prima uscita non arrivi tra un decennio o più, qualsiasi paese indipendente probabilmente vorrà emettere nuove banconote. Anche in questo caso, il tempo sarebbe essenziale.
Prima dell’invasione dell’Iraq nel 2003, i cittadini in molte parti del paese hanno cominciato a liberarsi della propria moneta, credendo che sarebbe presto divenuta senza valore poichè tutte le banconote portavano l’effigie di Saddam Hussein, il presidente del paese.
De La Rue, la più grande tipografia di stampa di banconote al mondo, iniziò a lavorare al nuovo contante. Essi osservarono: “Nel caso dell’Iraq, la questione può non essere stata molto diversa da qualsiasi altro cambio di valuta; ma la tempistica lo è stata. Studiare i dettagli… va tutto bene quando si ha un anno o due per pensarci. Fatelo in un mese o due, e le cose iniziano a farsi interessanti “.
La Banca d’Inghilterra ha dato una mano. Andrew Bailey, ora vice governatore della Banca per la regolamentazione prudenziale, è stato un consulente del progetto. “C’è voluta un’enorme forza di volontà per far sì che questo accadesse”, ha detto. C’è voluta una squadra che si è messa al lavoro con la Banca Centrale per quasi due mesi, prima che le prime banconote arrivassero a Baghdad.
Anche quando la nuova moneta alla fine è emessa, i mal di testa non sono finiti. Per un paese il cui debito è denominato in euro, e che è uscito dall’eurozona a causa di una debolezza dell’economia, il peso del debito è probabile che vada alle stelle. La nuova valuta è probabile che si svaluti contro la vecchia, aumentando le dimensioni di tali debiti.
Dal momento che si è indebitati in valuta estera, stampare nuovo denaro per adempiere ai propri obblighi non potrà funzionare.
E’ questo tipo di debito estero che ha vincolato in modo così pesante il settore bancario russo nel corso dell’anno passato. Il calo del prezzo del petrolio ha colpito il valore del rublo, rendendo più onerosi i debiti detenuti in dollari.
Nel frattempo, le sanzioni per il conflitto in Ucraina hanno fatto sì che gli istituti di credito non siano stati in grado di rifinanziarsi. Alcuni analisti temono che potrebbe verificarsi un piccolo collasso bancario nel corso dell’anno.
Per un governo, c’è un modo per evitare la sofferenza di un default. Se il paese riesce ad ottenere un avanzo primario – riuscendo ad avere più entrate che spese al netto degli interessi sul debito – allora non è necessario contare sui creditori.
I governi che non dispongono di questa opzione fronteggiano l’eventualità di essere tagliati fuori dai mercati dei capitali, con gli istituti di credito disposti a sostenerli solo ad alti e punitivi tassi di interesse. Uno stato con un avanzo primario potrebbe essere in grado di venir meno ai suoi obblighi evitando questa sofferenza nel breve periodo, ma può essere penalizzato in futuro se avrà bisogno di denaro.
Se la Grecia fosse uscita dalla zona euro questo mese, il suo debito in rapporto al PIL si sarebbe potuto impennare dal 175pc al 273pc, secondo una stima di Oxford Economics.
Alla fine, “dopo il totale smantellamento dei controlli sui capitali, una ripresa sostenuta potrebbe cominciare a materializzarsi“, ha detto Sterne. Ma la Grecia ha già sofferto molto.
Se i leader del paese saranno un giorno disposti ad affrontare l’uscita dall’unione monetaria, è improbabile che l’uscita avvenga in maniera ordinata – è probabile che disfarsi della moneta unica provocherà strascichi che dureranno per generazioni.