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TAV Torino-Lione: doccia gelata dei cugini francesi di Davide Amerio

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In questi giorni di tregua dal caldo, una ventata di aria fresca spira da Oltralpe e una brezza di ragionevolezza giunge dalla Francia.

I nostri cugini hanno deciso che sulla linea TAV Torino-Lione, quella super mega strategica per l’Italia, prenderanno una “pausa”. Così l’ha definita la ministra francese Elisabhet Borne in una recentissima intervista al settimanale francese Reporterre.

Il motivo? Elementare caro Watson! I conti non quadrano, le finanze languono e in Francia qualcuno i conti li sa fare. Si avverano la facili profezie del popolo NO TAV che da anni combatte documentando quanto il progetto della Linea Torino-Lione sia sballato e insostenibile, se non facendo pagare il prezzo al solito Pantalone con aggravio del debito pubblico.

Sgomento tra le file dei politici Italiani che fino a ieri esultavano per il nuovo idolo della sinistra europeista (sic!) Macron. Una doccia gelata sulla quale Chiamparino, attuale presidente della Regione Piemonte ed ex sindaco di Torino, intende chiedere chiarimenti – al governo francese (ma non sono stati abbastanza chiari?). In questi giorni già il mondo Si Tav è in fermento: è in corso uno sciopero dei lavoratori del cantiere di Chiomonte (quello del tunnel geognostico in corso di realizzazione) in quanto rischiano di rimanere senza lavoro. Sono scaduti gli appalti per le ditte che lavorano al cantiere. E i francesi pretendono che gli appalti si assegnino con le gare, non con qualche telefonata come abitudine di certa politica italica.

In realtà le perplessità sulla linea e sui costi dell’Alta Velocità sono in discussione da tempo in Francia. Da quando fu istituita la commissione “Comité 21” di qualche anno fa, per esaminare la situazione dei trasporti nel paese, le conclusioni indirizzarono il governo a maggior cautela sulle linee AV. Il comitato consigliò di terminare le linee già in corso d’opera sul terreno francese, prima di avventurarsi in nuovi progetti, e di rivalutare, rafforzandolo, il trasporto locale, soprattutto quello dei pendolari, che era stato fortemente penalizzato a causa dei progetti AV.

Tant’è che negli ultimi accordi presi con la Francia, l’Italia si è impegnata ad accollarsi maggiori oneri per la costruzione del tunnel transfrontaliero (57 km), che è per 2/3 in territorio francese. Tanto pagano gli Italiani (con il solito del debito pubblico ai posteri). Per i governi italici il progetto è strategico, poco importa se i conti non quadrano e gli studi dimostrano che la costruzione di questa linea è assolutamente inutile. Le esigenze di trasporto merci e di persone sono attualmente soddisfatte dalla linea storica che transita per Bardonecchia. Su questa linea, ampiamente sotto utilizzata rispetto alla capacità, transitano ogni giorno decine di treni TGV francesi da e verso Parigi.

Ciò che importa ai nostri politici sono i cantieri. Quelli sono il vero business per la politica, quelli che alcuni definiscono il “Bancomat della politica”. E le indagini della magistratura hanno ampiamento dimostrato questo principio nel corso degli anni. Recentemente un giornale locale ha pubblicato il progetto dei nuovi cantieri che dovrebbero essere aperti in Val di Susa nella zona tra Susa e Bussoleno. Una follia di viadotti, sotto e sopra passaggi, modifica della viabilità e sconvolgimento del territorio. Tonnellate di smarino in transito per la Valle. Già perché qualche genio ha pensato che a Susa, cittadina di seimilacinquecento abitanti, deve essere costruita una “Stazione Internazionale” del costo preventivato di 48 milioni di euro. Per ora ne sono già stati spesi 3 milioni per il progetto assegnato all’archistar (sic!) giapponese Kengo Kuma.

Non ci resta che confidare nel buonsenso dei cugini francesi per dimostrare, definitivamente, l’assurdità di questi progetti.

Davide Amerio


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