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Tassa piatta, contributi ridotti (di Antonio Gigliotti)

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La cd. “tassa piatta”, oggi rappresentata dal regime forfettario, porta con sé notevoli vantaggi anche per quanto riguarda il risparmio previdenziale.

Poter infatti determinare il reddito sulla base di percentuali di forfetizzazione dei costi sostenuti risulta particolarmente interessante soprattutto per quei soggetti (e nell’ambito dei più giovani si tratta della maggioranza) che si avviano ad una professione o ad un’attività senza il sostenimento di costi importanti, spesso in quanto operanti in appoggio a strutture maggiori.

Una situazione del genere fa sì che, in presenza di costi estremamente ridotti, il reddito venga ad essere determinato forfettariamente – in misura variabile a seconda delle categorie – sulla base della percentuale da applicarsi ai ricavi, che per le talune categorie è “importante” (78%) e può assumere valori decisamente inferiori per innumerevoli attività.

La circostanza che il reddito determinato forfettariamente sia di fatto più basso di quello che risulterebbe da una determinazione analitica determina quindi:

  • La riduzione della base imponibile ai fini fiscali (che poi peraltro sconta un 15% secco, ulteriormente ridotto al 5% in caso di start-up)
  • La riduzione della base imponibile ai fini previdenziali

Una minore base imponibile ai fini previdenziali significa minori contributi da versare, in tutte quelle situazione che prevedono il versamento in misura percentuale legata al reddito, quali le casse professionali (salvo il versamento dei contributi minimi, diversi a seconda della professione svolta e che spesso tengono in considerazione gli anni di esercizio di attività, agevolando i neo iscritti) ed anche la gestione separata INPS.

Anche artigiani e commercianti (cui sono assimilati anche gli operatori del terziario), comunque, seppure tenuti al versamento dei contributi minimi indipendentemente dal reddito, trovano beneficio nel regime forfettario.

Infatti, laddove il reddito minimale venga superato, un contenimento degli utili dichiarati, per le medesime considerazioni già espresse in precedenza, porta con sé un risparmio di imposta.

Anche per quanto riguarda le somme da versarsi indipendentemente dal reddito (contributi minimali), i contribuenti forfettari, tenuti all’iscrizione INPS artigianato o commercio e servizi, possono presentare istanza di riduzione dei contributi, nella misura del 35%. La riduzione è applicabile sia ai contributi dovuti sul reddito minimale, che sull’eventuale eccedenza. Si badi bene che si tratta di una facoltà e di un obbligo, la cui convenienza dovrà essere valutata caso per caso, posto che a minori somme versate corrisponderà la maturazione di una minore anzianità contributiva. Tale scelta, pertanto, appare non opportuna ad esempio nel caso del soggetto non più giovane, che magari ha perso il lavoro, e si adopera in un’attività in proprio anche ai fini del raggiungimento dell’età pensionabile. Da questo punto vista, comunque, il regime forfettario nuovamente esplicita i suoi vantaggi, consentendo il mantenimento di una posizione IVA, con conseguente versamento dei contributi, senza penalizzare il soggetto rimasto tagliato fuori dal mercato del lavoro con opprimenti richieste di redditi minimi da dichiarare o presunti indici di affidabilità fiscale.


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