Taiwan: vince l’indipendentista Lai, ma il suo partito non stravince

William Lai Ching-te del Partito Democratico Progressista (DPP) ha vinto le elezioni presidenziali di Taiwan, nonostante le pressioni politiche della Cina – che rivendica Taiwan come parte del suo territorio – per non farlo votare. Ecco i dati elettorali

Lai, attuale vicepresidente, era in una corsa a tre con Hou Yu-ih del conservatore Kuomintang (KMT) e l’ex sindaco di Taipei Ko Wen-je del Partito Popolare di Taiwan (TPP), fondato solo nel 2019.

Lai ha ottenuto il 40,2% dei voti espressi, secondo i risultati della Commissione elettorale centrale di sabato.

L’avversario Hou ha ammesso la sconfitta e si è congratulato con Lai per la sua vittoria. Si è inoltre scusato con i sostenitori del KMT per non essere riuscito a eliminare il DPP. Anche Ko ha ammesso la sconfitta.

“Voglio ringraziare il popolo taiwanese per aver scritto un nuovo capitolo della nostra democrazia”, ha detto Lai in un discorso di vittoria in cui ha ringraziato i suoi due avversari per aver ammesso la sconfitta. “Stiamo dicendo alla comunità internazionale che tra democrazia e autoritarismo, noi staremo dalla parte della democrazia”.

Ha aggiunto di sperare in un ritorno a scambi “sani e ordinati” con la Cina, ribadendo il suo desiderio di colloqui basati sulla dignità e sulla parità.

In realtà la vittoria del DPP è solo parziale, perché dal punto di vista dei voti nelle corrispondenti elezioni legislative c’è stata una forte riduzione nel numero di voti a favore del partito che supportava il vincente neopresidente:

Addirittura pare che, in parlamento, per un gioco di resti, il DPP rischia di avere meno seggi rispetto a quelli del KMT

“Il DPP non rappresenta l’opinione pubblica dell’isola, ha dichiarato Pechino dopo che Lai è stato nominato vincitore del voto di sabato” hanno affermato le autorità cinesi, aggiungendo che il voto “non ostacolerà l’inevitabile tendenza alla riunificazione della Cina”. Bisogna dire che gli altri partiti hanno accettato la vittoria di Lai, per cui, comunque, difficilmente Pechino troverà sponde a Taiwan.