Cina

Taiwan presenta “Arco Forte”: lo scudo Anti-Missile che fa innervosire Pechino

Taiwan svela il suo nuovo “scudo spaziale” contro i missili cinesi. Un sistema d’arma che alza la posta in gioco, assomiglia a un famoso sistema israeliano e preoccupa Pechino.

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Di fronte a un vicino ingombrante e sempre più assertivo, l’ultima cosa che puoi permetterti è di restare a guardare. Taiwan, l’isola che Pechino considera una provincia ribelle, lo sa bene e, invece di affidarsi solo alle promesse di aiuto esterno, continua a investire massicciamente nella propria capacità di difesa. L’ultima novità, presentata con un certo orgoglio, si chiama Chiang Kung, o “Arco Forte”: un nome che è tutto un programma per un nuovo sistema missilistico anti-balistico entrato ufficialmente in produzione.

Mentre la Cina continentale continua a espandere il suo già imponente arsenale, Taiwan risponde con un pezzo di tecnologia non banale, progettato e costruito in gran parte “in casa” dal National Chung-Shan Institute of Science and Technology (NCSIST). L’obiettivo è semplice e terribilmente serio: essere in grado di intercettare almeno una parte della massiccia raffica di missili balistici che si scatenerebbe sull’isola nelle prime ore di un’eventuale invasione.

Le caratteristiche tecniche del Chiang Kung

Il Chiang Kung non è un sistema d’arma qualunque. Rappresenta un salto di qualità notevole per l’industria della difesa taiwanese, soprattutto per due elementi chiave. Vediamo le sue specifiche principali in modo chiaro:

  • Intercettore a Due Stadi: Il missile è progettato per colpire le minacce balistiche a quote elevate. Dopo il lancio, un primo stadio lo spinge verso l’alto, per poi sganciarsi e lasciare che il secondo stadio, più agile e dotato di un proprio sensore radar, completi l’intercettazione.
  • Radar AESA Domestico: Forse il fiore all’occhiello del sistema. È il primo radar a scansione elettronica attiva (AESA) di queste dimensioni prodotto interamente a Taiwan. Questi radar sono molto più precisi, veloci e resistenti alle contromisure elettroniche rispetto ai sistemi tradizionali.
  • Quota Operativa: Secondo le dichiarazioni ufficiali, il Chiang Kung può ingaggiare bersagli fino a 70 km di altitudine. Questo lo colloca in una categoria superiore rispetto ai sistemi già in dotazione come il Tien Kung III (che arriva a 45 km) e lo rende un complemento strategico ai Patriot di fabbricazione statunitense. Sarebbe complementare rispetto al SAMP/T
  • Mobilità: Il sistema è montato su lanciatori mobili a quattro celle trainabili, un requisito essenziale per sopravvivere a un primo attacco e potersi riposizionare rapidamente.

Una somiglianza che fa riflettere

Osservando il design del missile Chiang Kung, gli esperti non hanno potuto fare a meno di notare una notevole somiglianza con il sistema israeliano Arrow 2. Coincidenze? Forse, ma nel mondo dello sviluppo militare le “coincidenze” sono rare. Non è un segreto che in passato Taiwan e Israele abbiano collaborato su progetti militari, come nel caso del missile anti-nave Hsiung Feng I, basato sul Gabriel israeliano. Che ci sia stato un aiuto esterno, magari non dichiarato, anche nello sviluppo del radar AESA, è un’ipotesi più che plausibile.

L’intercettatore d’alta quota Arrow 2

Questo non toglie nulla al successo taiwanese. Anzi, dimostra la capacità di Taipei di muoversi con pragmatismo per acquisire le tecnologie di cui ha bisogno per la sua sopravvivenza.

Contesto strategico e  futuri sviluppi

Il Chiang Kung si inserisce in una strategia di difesa “a strati”, dove diversi sistemi coprono diverse quote e distanze, creando uno scudo il più denso possibile. Ma i piani non si fermano qui. L’istituto NCSIST sta già lavorando a una versione potenziata, il Chiang Kung II, che dovrebbe raggiungere i 100 km di quota.

Ancora più interessante, secondo alcune indiscrezioni, esisterebbe una variante denominata Chiang Kung IIB, non più un intercettore difensivo, ma un‘arma di attacco superficie-superficie con una gittata di circa 1.000 km. Se confermato, questo cambierebbe le carte in tavola, dando a Taiwan una capacità di deterrenza e di attacco in profondità nel territorio cinese.

Questa mossa si scontra, almeno in parte, con i suggerimenti degli Stati Uniti, che da tempo spingono Taiwan a concentrarsi su capacità “asimmetriche” a basso costo (droni, mine navali, sistemi anti-nave mobili) per trasformare un’invasione in un “paesaggio infernale” (“Hellscape”) per la flotta cinese.

Taipei, saggiamente, sembra perseguire una doppia strategia: prepararsi a una guerra asimmetrica, ma senza rinunciare a sistemi di difesa convenzionali di alto livello. D’altronde, prima di trasformare lo stretto in un inferno, bisogna sopravvivere alla prima, devastante pioggia di fuoco. E l’Arco Forte è stato costruito proprio per questo. Dato che l’Italia (e Leonardo) non hanno un missile da fuori dall’atmosfera, perché non farci un pensiero?

Domande e Risposte sul Tema

1) Cos’è esattamente il sistema missilistico Chiang Kung e cosa lo rende speciale?

Il Chiang Kung (“Arco Forte”) è un nuovo sistema di difesa anti-missile balistico sviluppato e prodotto da Taiwan. La sua specialità risiede nella capacità di intercettare minacce ad alta quota (fino a 70 km), colmando una lacuna tra i sistemi Patriot e Tien Kung III esistenti. Il suo componente più significativo è il grande radar mobile AESA (a scansione elettronica attiva), il primo di questo tipo prodotto localmente, che garantisce maggiore precisione e resistenza alle interferenze. È un sistema mobile, progettato per aumentare le possibilità di sopravvivenza dell’isola a un attacco preventivo.

2) Perché questo nuovo sistema è così importante per la strategia di difesa di Taiwan?

L’importanza è strategica. La Cina possiede migliaia di missili balistici puntati su Taiwan, che verrebbero usati massicciamente nelle prime ore di un conflitto per neutralizzare le difese, i comandi e le infrastrutture critiche. Il Chiang Kung fornisce uno strato di difesa “superiore”, in grado di intercettare i missili più in alto e più lontano, aumentando il tempo di reazione e la probabilità di successo. Rappresenta anche un passo fondamentale verso l’autosufficienza tecnologica, riducendo la dipendenza totale dalle forniture militari estere in un settore così critico per la sopravvivenza nazionale.

3) Quali potrebbero essere le ricadute geopolitiche di questo sviluppo, specialmente nei rapporti con la Cina e gli USA?

Per la Cina, è un segnale chiaro della determinazione di Taiwan a difendersi con tecnologia avanzata, complicando i calcoli per un’eventuale invasione. Se la variante da attacco a lungo raggio (Chiang Kung IIB) venisse confermata, rappresenterebbe una minaccia diretta al territorio cinese, cambiando l’equazione da pura difesa a deterrenza attiva. Per gli Stati Uniti, la questione è ambivalente: da un lato, un alleato più forte è un vantaggio; dall’altro, questo investimento in costosi sistemi convenzionali si discosta dalla strategia “asimmetrica” che Washington raccomanda, mostrando una certa autonomia decisionale di Taipei sulla propria postura difensiva.

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