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TAGLIO DEL CUNEO FISCALE? PUO’ ESSERE UNA FREGATURA. Rischia di essere controproducente senza aumento della domanda

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Il nuovo governo avrebbe messo al centro dei propri obiettivi, al posto della Flat  Tax, il taglio del cuneo fiscale, quindi del carico di imposte e dei contributi sociali, soprattutto i secondo, che vengono a pesare sul costo del lavoro.

In teoria una mossa che dovrebbe portare dei vantaggi ai lavoratori perchè, sempre a parole, il taglio dovrebbe andare a vantaggio dei dipendenti e non dei datori di lavoro.Quindi, in teoria, dovrebbe cadere sulle imposte e sulla quota di contributi a carico dei dipendenti più che sulla quota a carico dei datori di lavoro, o prevedere qualche sistema di rivalsa del salariato, ma, al di là delle dichiarazioni generali, siamo sicuri che avverrà questo fenomeno?

Prima di tutto sottolineiamo che se il datore di lavoro ragiona per costo totale del lavoro, mentre il dipendente per paga netta. L’equilibrio fra domanda ed offerta è costituto proprio dal rapporto fra questi due fattori. Ad esempio un’azienda può offrire al massimo 30 mila euro annui per un lavoro molto disagiato, ma può non trovare offerta perchè il disoccupato, per quel specifico lavoro, ne vuole almeno 24 mila, perchè magari deve trasferirsi, lasciare la famiglia, trovare casa etc. Se il cuneo fiscale è del 33% la paga netta sarà di 20 mila euro ed il lavoratore non accetterà il lavoro. Se il cuneo diminuisse, si dimezzasse, allora il dipendente otterrebbe una paga superiore al proprio minimo e la domanda e l’offerta di lavoro si incontrerebbero.

Ora il taglio del cuneo fiscale, comunque, viene a costituire un calo del costo del lavoro. Facciamo il caso che il costo del lavoro sia pari, ora, a 100, costituito fa 70 di remunerazione netta al dipendente e da 30 di contributi. Questo viene a corrispondere ad una situazione di equilibrio  che viene ad essere generata da una certa offerta e domanda di lavoro. Ora ipotizziamo che visia un taglio del cuneo fiscale di 10 e che questo avvenga, anche ,  teoria, trasferendo questo 10 di tagli al dipendente, per cui successivamente avremo un valore di 80 di remunerazione del dipendente e 20 di contributi. Se però precedentemente i dipendenti erano disposti ad accettare una remunerazione di 70, avremo l’entra di una maggiore fora lavoro e, comunque, il ridursi delle remunerazioni dette dei lavoratori.

Vediamolo con un grafico:

P sono le remunerazioni, Q il lavoro, la linea rossa è la linea di offerta di lavoro iniziale, basata sul costo unitario del lavoro, quella blu la domanda di lavoro iniziale. O è il punto di equilibrio iniziale dal punto di vista della quantità, S dal punto di vista del salario. Il taglio del cuneo fiscale viene a spostare la curva di offerta del lavoro verso il basso, nella posizione arancione  perchè il costo per singola unità di lavoro viene a diminuire. L’effetto è quello un cambiamento di equilibrio fra domanda ed offerta che si sposta da S a S1 , più basso e da O ad O1 maggiore. Praticamente una parte della riduzione del cuneo fiscale si sposta in un maggior offerta di lavoro, mentre l’effetto sulle paghe lorde non è quello di mantenerle uguali, ma di farle scendere.

Cosa sarebbe necessario per mantenerle costanti? Un aumento della domanda complessiva che si venga a convertire in un aumento della domanda di lavoro, come vediamo nel successivo grafico:

In questo caso lo spostamento della curva di domanda da lavoro verso destra (curva azzurro chiaro) viene a compensare l’effetto parziale di spiazzamento legato al calo del cuneo fiscale. Però dovremmo farci una domanda: cosa può portare ad un aumento della domanda nel momento in cui il calo del cuneo fiscale viene a porre tre problemi:

  • un problema di finanziamento del sistema previdenziale;
  • un problema di finanziamento della spesa pubblica, con il taglio delle imposte;
  • un problema di aumento della domanda privata, nel momento in cui il l’effetto del taglio del cuneo fiscale non si verrà a scaricare in un pari aumento delle remunerazioni.

Vedremo quale stranezza offrirà il governo, con poca fiducia sulla sua efficacia.

 


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