Giappone
Svolta in Giappone: Takaichi, la “Lady di Ferro” sovranista, alla guida del Partito Liberaldemocratico di governo. Ora Punta a Palazzo Kantei
Giappone, svolta a destra: eletta Sanae Takaichi. Chi è la “Lady di Ferro” allieva di Abe che promette più spesa pubblica, meno immigrazione e pugno duro con la Cina.
Un terremoto politico, una di quelle notizie che non segnano solo un cambio di leadership, ma potenzialmente un cambio di paradigma per un’intera nazione. Sanae Takaichi, 64 anni, ex Ministro della Sicurezza Economica e pupilla del compianto Shinzo Abe, è stata eletta nuovo presidente del Partito Liberal Democratico (LDP). Non è solo la prima donna a raggiungere questo vertice, un soffitto di cristallo che in Giappone sembrava fatto di acciaio temperato; è l’affermazione di una visione politica chiara: conservatrice, sovranista e con un forte accento sulla sovranità economica e nazionale.
La vittoria contro Shinjiro Koizumi, astro nascente più giovane e percepito come più “moderato”, non è stata una passeggiata, ma un segnale forte e chiaro lanciato dall’establishment e dalla base del partito. Mentre i media internazionali si concentrano, com’è ovvio, sull’aspetto “storico” della prima leader donna, la vera notizia risiede nella sua agenda politica, che potremmo definire una sorta di “Abenomics 2.0” con innesti di pragmatismo keynesiano e pugno di ferro in politica estera.
Chi è e cosa vuole Sanae Takaichi
Formatasi alla scuola politica di Shinzo Abe, Takaichi ne incarna l’eredità più profonda: la volontà di restituire al Giappone un ruolo da protagonista sullo scacchiere globale, svincolato da complessi di inferiorità post-bellici. La sua prima dichiarazione dopo l’elezione è un manifesto programmatico: “Accantonerò il mio equilibrio tra lavoro e vita privata e lavorerò, lavorerò, lavorerò e lavorerò”. Una frase che suona come una promessa di dedizione totale alla nazione, lontana anni luce dalle retoriche woke tanto in voga in Occidente.
Ma al di là delle dichiarazioni d’intenti, quali sono i pilastri della sua politica?
- Economia e Sovranità: Takaichi è una fervente sostenitrice del concetto di “sicurezza economica“. Questo significa proteggere le filiere strategiche nazionali, incentivare la produzione interna e utilizzare la spesa pubblica come volano per la crescita. Un approccio che farà piacere ai sostenitori di un sano interventismo statale, in netta controtendenza rispetto al mantra della globalizzazione senza freni. L’obiettivo è chiaro: un Giappone economicamente forte e indipendente.
- Politica Estera e Difesa: Qui Takaichi è un “falco”. Ha sempre sostenuto la necessità di un aumento significativo del budget per la difesa e di un approccio molto più assertivo nei confronti della Cina, definita “vicino importante” ma da cui guardarsi con estrema attenzione. La sua elezione è un messaggio diretto a Pechino: l’era della passività giapponese potrebbe essere al tramonto.
- Immigrazione: Su questo tema, Takaichi si allinea alle posizioni dei conservatori di tutto il mondo, mostrando una forte contrarietà all’immigrazione incontrollata. La sua visione è quella di una gestione rigida dei flussi, privilegiando la coesione nazionale e sociale rispetto a politiche di “porte aperte”.
- Riforme Strutturali: La nuova leader dovrà affrontare il compito non facile di riformare il partito stesso, scosso da recenti scandali sui finanziamenti, e di ricostruire la fiducia dell’opinione pubblica. La sua sfida sarà unire le varie anime dell’LDP, da quella più moderata a quella più tradizionalista.
La strada verso la guida del Governo
L’elezione a presidente dell’LDP, il partito che governa il Giappone quasi ininterrottamente da decenni, spiana a Sanae Takaichi la strada per diventare, con quasi assoluta certezza, la prima donna Primo Ministro nella storia del Paese. Il suo primo banco di prova sarà la capacità di unire un partito diviso e di negoziare con l’alleato di governo Komeito e, potenzialmente, con parti dell’opposizione, data la non maggioranza in entrambe le camere.
La reazione della comunità imprenditoriale, come quella della Keidanren, è di cauta attesa, con la speranza che la sua leadership porti stabilità e riforme concrete. Intanto, da Pechino, i media statali hanno dato ampio risalto alla notizia, sottolineando con una certa apprensione la sua fama di “falco”.
In un mondo sempre più incerto, stretto tra la crisi ucraina e le tensioni nel Pacifico, il Giappone sembra aver scelto una guida forte, con le idee chiare. Una “Lady di Ferro” che, tra spesa pubblica e orgoglio nazionale, promette di tracciare una rotta ben definita. Resta da vedere se la sua determinazione basterà a navigare le acque agitate che attendono Tokyo.
Domande e Risposte
1) Perché l’elezione di Sanae Takaichi è considerata una “svolta storica” che va oltre il semplice fatto di essere la prima donna leader?
La sua elezione è storica non solo per una questione di genere, ma soprattutto per la rottura politica che rappresenta. Takaichi incarna l’ala più conservatrice e nazionalista del partito, erede diretta del pensiero di Shinzo Abe. La sua vittoria segna una netta preferenza per politiche di sovranità economica, un forte riarmo e una postura assertiva verso la Cina. È la scelta di un Giappone che vuole contare di più nel mondo, abbandonando un profilo basso e puntando su una forte identità nazionale e un’economia trainata anche dall’intervento statale.
2) Quali potrebbero essere le principali conseguenze economiche delle sue politiche, le cosiddette “Sanaenomics”?
Le “Sanaenomics” si preannunciano come un’evoluzione delle “Abenomics”, con un’enfasi ancora maggiore sulla spesa pubblica per stimolare la domanda interna, in una chiara logica keynesiana. Potremmo assistere a un aumento degli investimenti in infrastrutture, tecnologia e, soprattutto, difesa. L’obiettivo è raggiungere un’inflazione stabile e una crescita robusta. A questo si aggiunge il concetto di “sicurezza economica”, che potrebbe tradursi in politiche protezionistiche per settori strategici e un minor affidamento sulle catene di approvvigionamento globali, specialmente quelle legate alla Cina.
3) Come cambierà la posizione del Giappone in Asia con Takaichi Primo Ministro?
Con Takaichi, è probabile che il Giappone adotti una politica estera molto più proattiva e meno accomodante, in particolare nei confronti della Cina. Ci si può aspettare un’accelerazione nel processo di revisione della Costituzione pacifista e un aumento significativo delle spese militari. Questo rafforzerà ulteriormente l’alleanza con gli Stati Uniti e con altri partner regionali come Australia e India (il QUAD). Tokyo diventerà probabilmente un attore ancora più centrale nella strategia di contenimento dell’espansionismo cinese nell’Indo-Pacifico, con un approccio basato sulla fermezza diplomatica e sulla deterrenza militare.
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