Difesa

Svizzera sotto attacco (di droni): Berna corre ai ripari con un nuovo scudo

A seguito di crescenti incursioni aeree e in un clima di sospetto verso la Russia, l’esercito della neutrale Svizzera ha deciso di acquistare un sistema di difesa contro i mini-droni per proteggere le proprie basi e infrastrutture critiche.

Pubblicato

il

I cieli apparentemente tranquilli della neutrale Svizzera nascondono una minaccia moderna e sempre più insidiosa: quella dei mini-droni. Lontana dai clamori dei grandi conflitti, anche la Confederazione Elvetica si scopre vulnerabile e, come il resto d’Europa, cerca uno strumento di difesa dalle incursioni aeree di questi piccoli oggetti.

L’esercito svizzero ha rotto gli indugi e annunciato venerdì l’intenzione di acquisire un sistema di difesa specifico contro i droni di piccole dimensioni. La decisione è dettata da una “proliferazione” di avvistamenti sospetti sopra aree e infrastrutture militari. Del resto anche la Svizzera ha acquistato dei micro-droni.

Delphine Schwab-Allemand, portavoce dell’esercito, ha ammesso con una certa franchezza la situazione attuale: “L’esercito al momento non dispone di mezzi di protezione e difesa contro microdroni, mini-droni e piccoli droni”. Una lacuna, per usare un eufemismo, piuttosto vistosa, soprattutto considerando che gli incidenti di questo tipo sono in netto aumento rispetto all’anno scorso. Per ragioni di sicurezza operativa, i vertici militari non forniscono numeri precisi, ma il segnale è inequivocabile.

Una risposta pragmatica alla guerra ibrida

La mossa di Berna si inserisce in un contesto continentale di crescente allarme. Diversi Paesi europei, membri della UE e della NATO, stanno valutando la creazione di un vero e proprio “muro anti-drone” per proteggere i siti sensibili. La Svizzera, pur fedele alla sua storica neutralità e non appartenendo a nessuna delle due organizzazioni, dimostra ancora una volta che la sua non è una neutralità disarmata.

La decisione di dotarsi di uno scudo di questo tipo è maturata dopo una fase di test sul campo di un sistema di difesa capace di rilevare e intercettare le piccole minacce volanti. I risultati, definiti “positivi”, hanno dato la spinta finale. Le ragioni dietro questa accelerazione possono essere riassunte in alcuni punti chiave:

  • Aumento degli avvistamenti: Un numero crescente e preoccupante di droni non identificati sorvola basi e aree di addestramento.
  • Lacuna capacitiva: L’ammissione di non possedere, ad oggi, contromisure efficaci.
  • Esito positivo dei test: La tecnologia per contrastare la minaccia esiste ed è stata validata.
  • Contesto geopolitico: Il sospetto, diffuso in tutta Europa, che dietro molte di queste operazioni di sorveglianza ci sia la Russia, nell’ambito di una strategia di guerra ibrida.

La neutralità armata, pilastro della dottrina di difesa svizzera che prevede la coscrizione obbligatoria per gli uomini, si adegua quindi ai tempi. Non basta più avere carri armati e aerei da combattimento; oggi la sicurezza nazionale passa anche dalla capacità di neutralizzare un oggetto volante che sta nel palmo di una mano. Parallelamente, l’Ufficio federale dell’armamento (Armasuisse) ha già stipulato contratti per l’acquisto di mini-droni commerciali, presumibilmente per scopi di addestramento e per comprendere meglio le capacità del “nemico”.

La scelta del modello specifico di sistema difensivo è il prossimo passo, con l’obiettivo di renderlo operativo “nel prossimo futuro”. La Svizzera, ancora una volta, si dimostra pragmatica: osserva, valuta e si attrezza. Perché nel mondo del 2025, la tranquillità è un bene che va difeso attivamente, anche da minacce quasi invisibili.

Mini-droni in utilizzo all’esercito svizzero

Domande e Risposte

1. Perché i mini-droni sono considerati una minaccia così seria per le installazioni militari?

I mini-droni rappresentano una minaccia multiforme. A un livello base, sono strumenti di spionaggio eccezionali: piccoli, silenziosi e difficili da rilevare, possono raccogliere informazioni visive e dati sensibili su basi, attrezzature e movimenti delle truppe senza essere notati. In secondo luogo, possono essere usati per disturbare le operazioni, ad esempio interferendo con le comunicazioni. Infine, anche se di piccole dimensioni, possono essere modificati per trasportare piccoli ordigni esplosivi o agenti chimici, trasformandosi in armi di precisione a basso costo per attacchi mirati o atti di sabotaggio contro infrastrutture critiche.

2. Che tipo di sistema di difesa potrebbe acquistare la Svizzera?

L’articolo non specifica il modello, ma i sistemi di difesa anti-drone moderni operano su più livelli. Il primo è il rilevamento, che può avvenire tramite radar, sensori acustici o analizzatori di radiofrequenze che intercettano il segnale tra il drone e il pilota. Il secondo è l’identificazione e il tracciamento. Il terzo è la neutralizzazione, che può avvenire con diversi metodi: dal jamming (disturbo del segnale GPS o di controllo) al più “cinetico” uso di reti sparate da altri droni, fino a soluzioni futuristiche come laser ad alta energia o armi a microonde per friggere i circuiti.

3. La neutralità svizzera non è in contraddizione con questo riarmo?

Assolutamente no. La dottrina svizzera è sempre stata basata sul concetto di “neutralità armata”. Questo significa che la Svizzera non prende parte a conflitti tra altri Stati e non si unisce ad alleanze militari come la NATO, ma mantiene un esercito forte e ben equipaggiato con il solo scopo di difendere il proprio territorio e la propria sovranità. L’acquisizione di un sistema anti-drone non è una mossa aggressiva, ma una misura puramente difensiva per proteggere le proprie infrastrutture da nuove forme di minaccia, in perfetta coerenza con la sua storica politica di difesa nazionale.

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento

Annulla risposta

Exit mobile version