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Finanza

Svizzera (cambio di “marcatura”?)

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bandiera svizzera

 

Giovedì 15 gennaio alle 10:30 circa la Banca Centrale svizzera decideva, senza alcun preavviso, di abbandonare la parità fittizia con la moneta comune euro che da ben 3 anni era stata imposta al cambio fisso di 1,2 Franchi per un euro.

Istantaneamente il cambio del CHF contro le maggiori valute mondiali schizzava alle stelle, facendo segnare per qualche minuto anche un incredibile +32%. Alla fine della giornata la borsa elvetica chiude con un -10% ca, mentre il cambio si ferma poco sopra alla parità contro euro e a ridosso di 0,90 contro dollaro USA.

Il giorno successivo, venerdì 16 gennaio, il trend è grosso modo simile: la borsa chiude a -6% ca e il cambio si attesta poco sotto la parità contro euro e a 0,86 contro USD.

Cosa ha spinto il governatore della BCS a prendere tale decisione, dopo che non più tardi di una settimana prima affermò che non era pensabile un abbandono della soglia di 1,20 contro l’euro?

Sicuramente ha inciso la decisione positiva, e forse inaspettata, della corte tedesca che ha di fatto dato il via libera all’€uro-QE (acquisto di titoli di debito in scadenza dei Paesi membri di UE da parte della BCE), di cui ancora non si conosce realmente ne la forma, ne l’entità reale di impieghi. (I mercati pronosticano un QE da €500 mld ma voci bene informate -e anche Padoan l’ha fatto intendere- parlano di un cifra che potrebbe essere anche il doppio di quella pronosticata.)

La BCS 3 anni fa decise di “fissare” il cambio a 1,20 per non penalizzare l’export e il turismo verso/da  UE e lo fece comprando a man bassa euro e titoli di stato dell’area UE (furono preferiti i titoli francesi a quelli tedeschi –entrambi all’epoca con rating AAA- al fine di non esacerbare ancora maggiormente gli spread tra Germania e gli altri di UE).

Negli ultimi 3 anni, ogni giorno, a causa di un forte incremento dei depositi provenienti da residenti di UE che preferivano il CHF all’euro, la BCS doveva comprare euro (e con quelli i tds UE) al fine di tenere in equilibrio il “floor” di 1,20. Le aperture di maggiore trasparenza fatte dalle banche elvetiche con la UE altro non erano che il tentativo di scoraggiare nuovi depositi nei loro istituti ma ciò non ha avuto gli effetti sperati: le casse delle banche svizzere continuavano a scoppiare di euro.

Sino al giorno prima dell’annuncio sul via libera al QE l’euro non si è affatto svalutato: potrà anche essere sembrato così ma è stato il dollaro a rivalutare, e lo ha fatto con un +16% medio su un paniere di 13 monete (EUR (e quindi CHF), GPB, YEN, CAD, NZD, AUD, TRY, NOK, CNY, BRL, IDR, RUB, HUF), a partire dal 01-03-2014, periodo in cui la FED ha annunciato il “tapering” (chiusura progressiva del QE USA –pari a circa $1000 mld/anno-). Infatti da quel giorno l’euro ha cominciato a perdere terreno rispetto allo USD (e alle altre monete ad esso strettamente collegate) e sempre da quel giorno ho consigliato di spostare i risparmi sulla valuta statunitense.

Evidentemente, per la BCS, tenere agganciato il Franco all’euro in un momento simile, sapendo per certo che la moneta comune si sarebbe certamente svalutata grazie al QE, cominciava a diventare sconveniente e così hanno deciso di legarsi al dollaro USA, sempre grosso modo allo stesso cambio “reale” deciso contro l’euro (1:1.20=0,8333). Penso che l’obiettivo di stabilità a cui la Svizzera sappiamo di non voler rinunciare potrebbe essere intorno a 0,85 CHF per un dollaro USA.

Probabilmente lo scenario che si prefigura in €Z, tra QE, elezioni greche e deflazione incombente, non è gradito alla confederazione elvetica e hanno deciso per una brusca quanto inaspettata frenata sul fronte della credibilità delle istituzioni €uro-pee che ultimamente hanno già avuto diverse incrinature. Non dimentichiamo che la Svizzera è anch’essa a rischio deflazione poiché da un anno a questa parte i dati macro non fanno che peggiorare ( il dato sulle vendite al dettaglio ha fatto segnare un preoccupante -1,2% da un +1% previsto).

Invece vorrei mettere l’accento su quelli che sono stati i danni collaterali causati dalla repentina rivalutazione del CHF.

  • La moneta elvetica ha da sempre moltissimi estimatori soprattutto nell’est Europa e molti ungheresi, cecoslovacchi, rumeni , bulgari ecc hanno contratto mutui ipotecari denominati in CHF: per loro la rivalutazione del Franco corrisponderà ad una svalutazione dei propri salari, visto che l’importo da corrispondere sarà notevolmente più oneroso. In Ungheria, il governo Orban, preoccupato da questa dinamica, ha deciso con un D.L. di tutelare le famiglie, ridenominando d’ufficio i mutui in Fiorini nazionali e assorbendo in parte le onerose perdite. Ma il caso limite si è verificato in Polonia. Sembra che negli ultimi anni un buon 50% delle famiglie polacche, invogliate dai tassi oltremodo più bassi offerti dalle banche elvetiche (e proposti loro da promotori finanziari a cui interessava esclusivamente il proprio personalissimo tornaconto) abbia INCAUTAMENTE acceso mutui ipotecari in CHF: molte di esse si troveranno nelle condizioni di poter perdere la casa. (Successe anche a molte famiglie italiane che negli anni ’80 decisero per lo stesso motivo di contrarre mutui in Yen ed ECU.)
  • Un terremoto di magnitudo 10 ha investito gran parte dei broker del Forex (la borsa valori monetaria): diversi grossi operatori sono sul punto di fallire mentre qualcuno già l’ha fatto, ma sarà nei prossimi giorni che sapremo meglio circa i danni provocati dall’immensa onda di ridondanza.
  • L’influsso che avrà anche sulle borse mondiali lo vedremo nelle prossime settimane, intanto oggi (19 gennaio) l’indice cinese Shangai composite ha chiuso con un preoccupante -7,7% (perdita giornaliera più alta dal 2008) e sembra che alla base della debacle, oltre alle solite preoccupazioni su di un’economia cinese sempre meno performante (-4,1% il valore del mercato immobiliare annuale), ci siano state le fortissime perdite accusate da 3 delle maggiori holding di brokeraggio (monetario ed azionario) che sono state pesantemente multate dalla consob cinese per un utilizzo spregiudicato e fuori legge delle “leve finanziarie”.
  • Altre Banche Centrali della €uro Zone che hanno mantenuto l’indipendenza monetaria potrebbero a breve sganciarsi dal rapporto di cambio forzoso stabilito in precedenza (tipo SME credibile per intenderci) causando altri maremoti sul mercato dei cambi.

Per quanto riguarda il forte calo dell’indice borsistico svizzero voglio far notare che per gli investitori esteri in molti casi si è trattato addirittura di guadagni:

mi aiuto con un esempio: ho un’azione svizzera che valeva 10 CHF prima del crack; la mia azione chiude con un -10% di perdite; 10-10%=9; la mia azione adesso vale 9 CHF; però adesso il CHF vale circa il 20% in più dell’euro e del dollaro e allora 9+20%=10,8, ovvero corrisponde un guadagno del +8%. Tutti coloro che hanno avuto perdite del 15/17% sono grosso modo in pari. Solo chi ha avuto perdite superiori al 20% ha avuto perdite consistenti in conto capitale.

A causa di tale decisione chi ci perderà realmente?

Tutta la filiera di export e turismo svizzero poiché i loro prodotti/servizi costeranno il 20% in più (lo noteremo prestissimo sul cioccolato e sugli Swatch).

Ma chi avrà i costi maggiori saranno tutte le aziende che vendono in Euro e comprano in Franchi, come ad esempio tutte quelle che sono andate dall’Italia ad aprire in Svizzera attratti da condizioni fiscali molto vantaggiose (vendono preferibilmente sui mercati europei ma pagano stipendi, tasse ecc alla Svizzera in CHF): a molte di queste non converrà più rimanere nella confederazione. Il casinò di Campione d’Italia ha chiesto aiuto al governo italiano poiché nel 2015 avrà con molta probabilità perdite pari a €20 milioni.

Certamente il governatore della BCS (o SBC) avrà avuto i suoi buoni motivi ma il suo gesto rischia di incrinare il collaudatissimo rapporto di fiducia con i mercati, basato sulla stabilità, sulle leggi inerenti il segreto bancario, sulla neutralità, sulla collaudata e stabile democrazia e soprattutto sulla forte attrattiva di considerare il CHF come bene rifugio, al pari del dollaro USA e dello stesso oro.

A questo punto il futuro è della Confederazione Elvetica potrebbe essere a tinte fosche: c’è addirittura chi “vede” una iperinflazione del CHF (derivante dallo stampaggio forsennato degli ultimi 3 anni per mantenere la parità con l’€uro) che potrebbe portare ad una possibile annessione tramite referendum all’€uro-mostro e altre più o meno fantasiose (ma non troppo) visioni. Però tale decisione ha anche un grosso ma non eterno vantaggio: la moneta elvetica si è rivalutata pesantemente verso i partner commerciali abituali (area €uro) e continuerà a farlo nel prossimo futuro sia a causa del QE e sia a causa del rialzo dei tassi USA dati per imminenti e Berna potrebbe utilizzare tale vantaggio per ammodernare ancor più il Paese dando il via ad una enorme spesa di Stato indirizzata alle infrastrutture e alle opere pubbliche in generale che sosterrebbe l’economia dall’interno e che eviterebbe di conseguenza quella spirale deflattiva che ancora maggiormente potrebbe innescarsi a causa dalla mossa a sorpresa del 15 gennaio.

Al momento tutto ciò sono solo illazioni ma quanto fatto dalla BCS avrà un suo senso e lo scopriremo in futuro; fondamentalmente, a mio modo di vedere, smarcandosi dalla moneta comune e marcando il dollaro a “uomo” la Svizzera si sta “preparando” con anticipo alla dissoluzione dell’euro.

E noi ci stiamo preparando?

Roberto Nardella.

 

 


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