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Energia

“Abbiamo petrolio, dobbiamo sfruttarlo”: il Sudafrica lancia una super-compagnia statale per uscire dalla crisi dei blackout

n piena crisi energetica, il Sudafrica lancia una nuova compagnia petrolifera di Stato, la SANPC. L’obiettivo è sfruttare le proprie riserve di petrolio e gas per porre fine ai continui blackout e ridurre le importazioni.

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Il Sudafrica ha lanciato ufficialmente la South African National Petroleum Company (SANPC), una nuova impresa petrolifera statale progettata per consolidare e dare nuovo slancio al settore degli idrocarburi del Paese, da tempo in fase di stallo.

Nata dalla fusione di PetroSA, iGas e Strategic Fuel Fund, la SANPC opererà sotto il Central Energy Fund e sta già integrando personale e risorse per snellire le operazioni. L’obiettivo? Ridurre le importazioni di petrolio, rafforzare la sicurezza energetica e attingere a oltre 95 miliardi di rand di potenziali investimenti.

La mossa arriva pochi mesi dopo che il Sudafrica ha silenziosamente consentito a diverse centrali a carbone di superare i limiti di emissione nel disperato tentativo di evitare ulteriori blackout. Con l’85% dell’energia elettrica ancora prodotta dal carbone e una carenza energetica cronica, la SANPC rappresenta una doppia sfida: garantire l’energia interna e posizionarsi come attore più formidabile sulla scena globale.

Il Sud Africa soffre di scarsità energetica cronica ormai da decenni, legata alla crescita dei consumi domestici, per riscaldamento e condizionamento, legata alla scarsità di investimenti sia nella rete sia nella generazione energetica. Questo porta a blackout a rotazione periodici.

Bacini estrattivi offshore in Sud Africa

Le grandi compagnie petrolifere straniere stanno già fiutando l’affare. Shell sta cedendo le sue attività a valle in Sudafrica, mentre trader come Trafigura e compagnie petrolifere nazionali come Aramco e ADNOC stanno girando intorno alla preda. Nel frattempo, TotalEnergies e QatarEnergy stanno portando avanti esplorazioni ad alto rischio al largo delle coste sudafricane, scommettendo che le ricchezze petrolifere del Bacino Arancione non si fermino al confine con la Namibia. Le cause legali degli attivisti e il caos burocratico non li hanno fermati.

Il Sudafrica sta cercando di compiere un’impresa impossibile: mantenere le luci accese, placare i finanziatori del clima e attirare capitali stranieri in un campo minato normativo. Il SANPC potrebbe essere proprio il bazooka burocratico di cui ha bisogno per iniziare a raggiungere questi obiettivi. Oppure, come il progetto del gas di Luiperd prima di lui, potrebbe impigliarsi nella sua stessa burocrazia.

Ma come ha affermato senza mezzi termini il ministro dell’Energia Gwede Mantashe: “Abbiamo petrolio, abbiamo gas, quindi dobbiamo sfruttarli”. L’era del potenziale passivo è finita. Ora arriva il complicato lavoro di realizzazione.


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