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Stellantis licenzia e si prepara a far fagotto. Un tradimento dell’Italia a dei suoi marchi
Stellantis riduce la sua forza lavoro di altri 2500 posti, e ormai è solo un accenno di casa automobilistica in Italia. Il bello è che anocra vanta investimenti, mentre lascia a casa gli operai. Il Governo dovrebbe guardare altrove
Come facilmente prevedibile, è arrivato il colpo di grazia per l’industria automobilistica in Italia. Stellantis ha annunciato 2510 esuberi nei suoi stabilimenti in tutta Italia, effettuando così un altro importante taglio del personale impiegato nel nostro Paese. In particolare, a Torino, la holding ha firmato un accordo con i sindacati metalmeccanici (Fiom esclusa) per l’uscita volontaria incentivata di 1.520 lavoratori impiegati in 21 aziende del gruppo sul territorio, su un bacino di circa 12.000 dipendenti totali.
Una doccia fredda arrivata dopo le rassicurazioni dei giorni scorsi, quando l’amministratore delegato della holding, Carlos Tavares, aveva sottolineato: “Amiamo l’Italia e sentiamo una responsabilità etica nei confronti dei nostri dipendenti che voglio ringraziare per tutto quello che stanno facendo”. Parole che farebbero sorridere, se non facessere arrabbiare.
“I confronti svolti negli stabilimenti di Mirafiori, Cassino e Pratola Serra hanno visto l’azienda annunciare 2.510 esuberi. Torino 1.560, Cassino 850 (di cui 300 trasferiti a Pomigliano) e Pratola Serra 100 esuberi”, ha dichiarato la Fiom, molto critica nei confronti della linea aziendale intrapresa dal gruppo guidato da Tavares.
L’accordo raggiunto oggi si aggiunge a quelli degli ultimi mesi, che sono arrivati sulla scia di una direzione che Stellantis aveva già preso da tempo, decidendo di investire meno in Italia e in particolare a Torino. Le uscite volontarie incentivate, nello specifico, riguarderanno 733 impiegati ritenuti di troppo nelle Entità Centrali, 40 tecnici e ingegneri del Centro Ricerche Fiat, 22 operai dei ricambi Mopar, 10 operai della pista di Balocco e 20 della sicurezza. Insomma si licenzia un po’ dappertutto,
Ci saranno poi 300 esuberi nella carrozzeria, 89 nella meccanica e 40 nelle presse, dove gli obiettivi di esuberi incentivati sono già stati raggiunti con il precedente accordo tra sindacati e azienda. La notizia ha creato divisioni anche all’interno dei sindacati stessi. Secondo la Fiom, questi licenziamenti “peseranno anche sulle aziende della catena di fornitura dei componenti”. Più cauta è la Fim, che ha aderito all’accordo. “I numeri annunciati oggi sono coerenti con i precedenti accordi sindacali”, ha osservato il sindacato.
Stellantis usa parole dolci per, francamente, prendere in giro gli italiani e sui propri lavoratori “ancora una volta sulla centralità dell’Italia all’interno delle sue attività globali” “la prova sono gli investimenti per diversi miliardi di euro che sono stati fatti di recente nelle attività italiane per nuovi prodotti e siti produttivi, tra cui la Gigafactory a Termoli e le piattaforme Stla Medium e Stla Large a Melfi e Cassino, rispettivamente”. L’industria automobilistica globale, sottolinea l’azienda, “sta cambiando rapidamente e l’Italia ha un ruolo cruciale da svolgere in questa trasformazione epocale. La transizione energetica ci ha portato a pensare in modo diverso rispetto al passato se volevamo continuare ad essere competitivi, e questo ci ha portato oggi a dover fare il miglior uso della capacità sia in termini di asset che di risorse, minimizzando gli impatti legati alla trasformazione e garantendo un futuro solido”. Insomma la colpa è del destino cinico e baro e dei consumatori che noon capiscono la transizione energetica. I licenziati saranno felici di essere sacrificati per l’Azienda.
I sindacati protestano, ma non possono fare nulla perché è troppo tardi. “Le decisioni effettive contraddicono l’intera storia del CEO Tavares sull’importanza dell’Italia per Stellantis. La vera realtà è rappresentata da un pianificato e drammatico disimpegno della multinazionale dal nostro Paese”, ha attaccato la Fiom.
I sindacati chiedono al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di convocare l’Amministratore Delegato di Stellantis. Per fare cosa? Per impegnarsi e donare miliardi che il meccanismo palesemente inefficace di Stellantis distruggerà e si limiterà a prolungare la sofferenza per un anno o due?
Il tradimento di Stellantis, FCA e FIAT è sotto gli occhi di tutti i cittadini italiani, che hanno pagato miliardi (7,6 alla sola FIAT, escludendo il regalo Alfa Romeo e quello fatto poi a FCA e solo fino al 2012), che, francamente, sarebbero autorizzati a non comprare più nemmeno una bicicletta costruita dal gruppo franco-americano. Sarebbe invece giusto incentivare qualsiasi altro marchio, anche cinese o indiano, che volesse venire a produrre in Italia in modo permanente.
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