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Criptovalute e sovranità monetaria. Rinaldi avverte: “L’Europa rischia la colonizzazione monetaria dagli USA”

L’economista Antonio Rinaldi avverte: la nuova legge USA (Genius Act) sulle stablecoin dà un vantaggio strategico a Washington. L’Europa, impantanata sull’Euro Digitale, rischia di essere colonizzata dai sistemi di pagamento americani, perdendo sovranità monetaria.

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La battaglia per il futuro della moneta è entrata nella sua fase più critica. Non si tratta più di un dibattito carbonaro tra nerd della crittografia, ma di una questione centrale che tocca la sovranità nazionale e continentale. Sul tema è intervenuto, con la consueta lucidità, l’economista Antonio Maria Rinaldi, in un editoriale su Milano Finanza dal titolo emblematico: “Sovranità monetaria, perché serve una Bretton Woods delle criptovalute“.

Una presa di posizione significativa, non solo per l’autorevolezza dell’autore, ma anche per il suo ruolo passato: Rinaldi, da parlamentare europeo, è stato relatore ombra (shadow rapporteur) proprio del regolamento MiCA, la complessa normativa europea che tenta di mettere ordine nel Far West delle cripto-attività.

La “Babele” normativa e la richiesta di un ordine globale

Nell’analisi di Rinaldi, l’attuale sistema monetario, orfano dell’equilibrio di Bretton Woods, vive una fase di profonda incertezza. L’innovazione tecnologica – dalle criptovalute alla tokenizzazione, fino ai sistemi di pagamento istantanei – sta mettendo sotto scacco non solo la finanza tradizionale, ma la stessa sovranità monetaria degli Stati.

Il punto, sottolinea Rinaldi, non è demonizzare la tecnologia, che offre indubbi vantaggi in termini di efficienza, rapidità e inclusione finanziaria. Il problema è l’assenza di una governance.

Citando Paolo Savona, l’economista ribadisce un concetto molto importante: la tecnologia non può essere adottata senza una guida politica. Delegare la sovranità monetaria a entità private (che scrivono algoritmi) o a istituzioni sovranazionali slegate dal controllo democratico (il riferimento a Francoforte non è casuale) significa abdicare al proprio ruolo.

Oggi assistiamo a una vera “Babele” normativa: gli USA, l’Asia e l’Europa procedono in ordine sparso. Questa confusione crea enormi zone grigie, favorisce l’arbitraggio e aumenta la vulnerabilità sistemica. Per questo, Rinaldi invoca la necessità di una nuova “Bretton Woods” del digitale, fondata su tre pilastri:

  1. Regole comuni (su riserve e standard) per la stabilità finanziaria.
  2. Interoperabilità e continuità, per evitare che i pagamenti dipendano da un singolo provider privato che venga a monopolizzare il sistema, che può sempre “staccare la spina”.
  3. Tutela degli investitori e dei cittadini, garantendo uguali possibilità di accesso.

La posta in gioco è chiara: la moneta, che sia fiat, elettronica o cripto, deve restare un bene comune e un diritto della collettività, non un privilegio privato gestito da algoritmi opachi.

Considerazioni finali: Il pragmatismo USA contro la burocrazia UE

L’intervento di Rinaldi è fondamentale perché evidenzia la diversa strategia, quasi filosofica, tra Washington e Bruxelles.

Mentre l’Unione Europea, con il MiCA, ha creato un quadro regolatorio onnicomprensivo (e forse fin troppo complesso) e punta tutto sull’Euro Digitale (una CBDC, Central Bank Digital Currency), gli Stati Uniti hanno scelto la via del pragmatismo.

Il recente “Genius Act” (Guiding and Establishing National Innovation for U.S. Stablecoins Act), firmato questa estate, non si concentra su una moneta di Stato, ma regolamenta le stablecoin private ancorate al dollaro (come USDC o altre).

Qui si cela il vantaggio strategico americano, come evidenziato nel dibattito:

  • Il modello di business: Le stablecoin private USA sono (e saranno) garantite da riserve liquide, principalmente Titoli di Stato americani a breve termine (T-Bills).
  • La redditività: Gli emittenti di queste stablecoin (le società private) incassano i rendimenti (gli interessi) su queste enormi riserve. Si tratta di un modello di business auto-alimentato e incredibilmente redditizio.
  • La debolezza europea: L’Euro Digitale, essendo una passività diretta della BCE (una CBDC), non avrà un modello di business. È un’infrastruttura pubblica, un potenziale costo per la collettività, non una fonte di profitto.

Il rischio, nemmeno troppo velato, è che l’Europa si ritrovi “colonizzata”. Mentre i burocrati di Bruxelles e Francoforte dibattono sulla privacy e i limiti di detenzione dell’Euro Digitale (che stenta a decollare), gli efficienti sistemi di pagamento privati americani, forti dei profitti generati dal “Genius Act”, potrebbero semplicemente invadere il mercato UE, rendendo l’Euro (digitale o meno) un attore secondario. Senza contare che un’infrastruttura pubblica resta poi sempre al servizio del potere politico di turno, soprattutto se opera in monopolio.

L’appello di Rinaldi per una “Bretton Woods” è un appello per regole comuni che permettano almeno una competizione ad armi pari. L’Europa, e l’Italia con essa, ha solo da guadagnarci, prima che sia troppo tardi.

Domande e risposte

Che cos’è il “Genius Act” americano e perché è diverso dal MiCA europeo?

Il “Genius Act” è la legge federale USA che regolamenta le stablecoin (valute digitali private ancorate al dollaro). Il suo approccio è pragmatico e market-friendly: stabilisce requisiti chiari per le riserve (principalmente liquidità e Titoli di Stato a breve) e le autorizzazioni, dando di fatto il via libera al mercato privato. Il MiCA europeo è invece un quadro regolatorio molto più vasto e complesso, che copre quasi tutte le cripto-attività (non solo le stablecoin) ed è più focalizzato sulla protezione dei consumatori e sulla stabilità finanziaria, risultando spesso più restrittivo per gli emittenti.

Perché si parla di “colonizzazione monetaria” da parte degli USA?

Il timore è che il modello americano, più pragmatico e redditizio per gli operatori privati, favorisca la diffusione massiccia delle stablecoin ancorate al Dollaro (USD) anche in Europa. Se cittadini e imprese europee iniziassero a usare queste stablecoin private americane per pagamenti e risparmio, perché più efficienti o integrate nei sistemi globali, l’Euro perderebbe centralità. Questo ridurrebbe l’efficacia della politica monetaria della BCE e la sovranità economica dell’Europa, che si troverebbe a dipendere da infrastrutture di pagamento e valute digitali decise a Washington.

Qual è il vantaggio economico delle stablecoin private USA rispetto all’Euro Digitale?

Il vantaggio risiede nel modello di business. Gli emittenti privati di stablecoin (es. Circle per USDC) raccolgono dollari veri e, come garanzia (backing), acquistano asset sicuri come i Titoli di Stato USA. Questi titoli pagano un interesse. L’emittente intasca questo interesse (il seigniorage), generando enormi profitti. L’Euro Digitale, invece, è una CBDC (Central Bank Digital Currency): è una passività diretta della BCE, come una banconota digitale. Non è pensato per generare profitti per un intermediario, ma per essere un’infrastruttura pubblica. Manca quindi di quel motore economico privato che spingerà l’adozione delle stablecoin americane.

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