Attualità
“Stabilità”: il gioco dei polli. Forcheri
Il popolo piange. Inps che non paga le pensioni, lavoratori che non ricevono lo stipendio, migliaia di licenziamenti annunciati (3500 dall’Ilva, 5500 di Unicredit in Italia). Nel paese c’è una sensazione di strozzinaggio generalizzato tra spese obbligatorie e tasse. Manca liquidità, e l’instabilità è totale. I suicidi si moltiplicano ma nessuno ne parla, mentre gli sbarchi continuano di altri disperati che andranno a ingrossare le fila destabilizzanti del crimine o della povertà, non fanno che esacerbare il quadro.
Dopo l’Ilva, e lo smantellamento di una industria di interesse strategico nazionale ad opera di magistratura e multinazionali estere, ecco il caso della Banca Popolare di Bari. A causa della solita decisione iniqua nei confronti dell’Italia dell’antitrust di Bruxelles che bollò per “aiuti di Stato” il salvataggio da parte del Fondo interbancario della banca Tercas nel 2015, BPB dovette sobbarcarsi tutto l’onere del salvataggio della stessa con capitale proprio (300 Milioni), causando un danno al suo patrimonio.
La stessa decisione della Commissione europea, costituendo un precedente, provocò indirettamente il bail-in a spese dei correntisti risparmiatori delle 4 banche, Etruria, Marche Cariferrara e Carichieti, nel 2016, quando Renzi azzerò le obbligazioni subordinate dei risparmiatori con semplice decreto, mentre quei risparmi potevano essere salvati dal Fondo interbancario, che essendo un fondo privato, mai e poi mai si sarebbe potuto configurare come fornitore di “aiuti di stato”, e infatti la decisione della Commissione europea è stata annullata quest’anno dalla Corte europea di giustizia, confermando che quella decisione fu errata. Ciononostante la Commissaria Vestager, persevera “nell’errore” decidendo di fare appello contro la decisione di primo grado della Corte, quella stessa Vestager che ha accettato senza batter ciglio il salvataggio della banca tedesca NordLB avvenuta in questi giorni con 2.7 miliardi di euro di AIUTI DI STATO (Land di Bassa Sassonia e banche pubbliche locali).
Avete bisogno di prove ulteriori per capire che dai circoli affaristici e istituzionali europei non ci sono amici, anzi?
Secondo uno studio del Codacons, dal 2001 a oggi 1,3 milioni di risparmiatori italiani hanno visto andare in fumo oltre 45,4 miliardi di euro investiti in azioni, obbligazioni e titoli vari.
Si parte da Bipop Carire (10 Mrd) e Bond Argentina (2.5 Mrd) nel 2001, passando da Cirio (1.2 Mrd), my Way For You (2.85 Mrd), Giacomelli (300 M), Parmalat (6.5 Mrd) nel 2003, poi La Veggia Finance (300 M), Cerruti Finance (800 M), Finmek (250 M) e Finmatica (350 M) nel 2004 fino al crack Lehman Brothers del 2004 (3.2 Mrd), le banche Carife, Carichieti, Banca Marche, Banca Etruria (431 M), la Banca Popolare di Vicenza (8.75 Mrd) nel 2015/2016) fino al dato provvisorio della BPB (1.5 Mrd). Sicuramente ci troviamo di fronte a un sistema di spoliazione dei risparmi italiani, dopo la deindustrializzazione, il furto dei brevetti, e la sottrazione di reddito da turismo con le piattaforme.
Ma i politici fanno il gioco dei polli, che in teoria dei giochi funziona così: in una corsa verso il baratro, perde chi frena per primo, e vince chi frena per ultimo, ma chi frena per ultimo cade nel baratro, anzi, essendo un gioco competitivo tra squadre e tifoserie che si beccano, cadono tutte le squadre.
A differenza dal gioco teorico, in questo gioco politico, ogni macchina porta con sé il popolo intero al baratro, poiché ogni squadra vuole “vincere” al gioco. Inutile dire, però, che in realtà vincerebbe chi esce dal gioco disobbedendo alle regole perché decidendo di frenare per primo, si salverebbe la pelle: ad esempio dicendo No al MES, all’Unione bancaria, a Maastricht e a qualsiasi cosa ci porti verso al precipizio.
Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie, direbbe Ungaretti, ma lui lo diceva dei soldati in trincea. E questo siamo, ma almeno i soldati combattevano contro un nemico e con delle armi, mentre noi non sappiamo neanche chi sia il nemico, o chi ci fa la guerra.
E nessuno lo sa perché il nemico è invisibile, anzi è “Invisible”, è dentro – individualismo sfrenato, ego – e fuori di noi – liberismo sfrenato – si maschera di buone intenzioni – il politicamente corretto – è sofista – fa propaganda – e imbroglia le genti. Manipola i simboli e ci imbriglia in un tempo lineare che non ci assomiglia. Tra questi simboli vi è naturalmente quello del punto 0, che non nomino (dovreste saperlo adesso!).
La corsa verso il baratro ha preso un’impennata con l’inserimento in tutti i Trattati della parolina “Stabilità” e il suo mantra, in seguito della creazione della moneta cosiddetta unica. La corsa alla “Stabilità”, che è la stabilità delle rendite dei grandi creditori monetari a nostro discapito, ha visto gli Stati membri correre in avanti con tanti traditori, i cui colleghi non osavano desistere dall’acceleratore temendo ritorsioni personali del tipo: niente premio – carriera – anzi punizione – la gogna, l’esclusione ecc.
Tale “Stabilità” è stata inserita nei Trattati attraverso il Patto di Stabilità e Crescita con semplice regolamento europeo – (4966/97) – invece della dovuta Conferenza intergovernativa necessaria per cambiare i Trattati nel senso di maggiore potere all’UE – modificando Maastricht al punto di privare gli Stati membri dei margini di manovra di politica economica necessari, che erano inclusi in Maastricht (Guarino, L’euro non esiste) ad esempio nella seguente clausola :
La Comunità ha il compito di promuovere, mediante l’instaurazione di un mercato comune e di un’unione economica e monetaria e mediante l’attuazione delle politiche e delle azioni comuni di cui agli articoli 3 e 3A, uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell’insieme della Comunità, una crescita sostenibile, non inflazionistica e che rispetti l’ambiente, un elevato grado di convergenza dei risultati economici, un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale e la solidarietà tra gli Stati membri.
L’adozione del Patto di Stabilità e Crescita (1999), continua il Prof Guarino, ha introdotto criteri severi di parità di bilancio, con efficacia retroattiva, e il divieto di indebitamento (deficit) in caso di non parità di bilancio. Al Patto di Stabilità e Crescita è seguito il Fiscal Compact e il MES, due trattati intergovernativi per approvare i quali, soprattutto il MES, è stato per una seconda volta violato il Trattato poiché con semplice decisione del Consiglio è stata modificata una clausola dei Trattati (art 136) nel senso di inserire la possibilità di creare, per i paesi dell’eurozona, un “meccanismo europeo di stabilità”.
Ora niente giustifica la creazione di una società anonima di diritto lussemburghese, un fondo, a detta di Tremonti “hedge”, a cui gli Stati hanno sottoscritto con un trattato intergovernativo. L’aggiunta di una frase ai Trattati, anche se la Corte europea dice di no, aumenta i poteri dell’UE, oppure li deforma al punto tale da mutarne geneticamente la funzione.
Ma il fatto è che molte altre cose non vanno in questa costruzione di una gabbia per polli.
Abbiamo visto che l’euro potrebbe essere annullato per l’adozione del Patto di Stabilità e Crescita con semplice regolamento e il Mes abrogato per la frase stessa dell’articolo 136 che parla di “meccanismo” e NON di società per azioni/ente internazionale.
Ma il MES tale come è adesso, e tale come lo vogliono peggiorare, accelera verso il precipizio nostro, sempre per devozione alla “stabilità”. Primo perché crea paesi di serie A e di serie B. Quando il principio di parità tra Stati aderenti è violato, il trattato internazionale è abrogabile, secondo l’art 60 della Convenzione di Vienna. E già il principio di parità è violato per quello che riguarda il Trattato di Maastricht, con la Francia, la Germania, l’Olanda che violano parecchi articoli relativi all’eurozona deformando il cosiddetto “level playing field”, il campo di gioco equo.
Secondo, perché tra quei paesi di serie A del MES ve ne è uno che ha ottenuto una eccezione costituzionale nella sua adesione al MES: i ministri e i direttori generali tedeschi che fanno parte del consiglio dei governatori e del consiglio di amministrazione, non sono tenuti all’obbligo di segretezza e devono riferire al parlamento contrariamente a quanto succede per gli altri parlamenti. Naturalmente, anche per gli altri Stati dovrebbe essere così, perché qua ci troviamo di fronte a un problema di democrazia e di conflitto di interessi enorme. Anzi bisognerebbe fermare tutto prima per chiarire questo punto. Eventualmente abrogare il tutto. Eppure manca questo enorme argomento dal tavolo.
Poi perché il MES non è un salvastati, ma è scritto nero su bianco che interverrà per “salvare” le istituzioni finanziarie (art.15). E questo dal Consiglio europeo di dicembre 2011. Naturalmente sempre per il feticcio della “stabilità”. Ma attenzione, non tutte le banche beneficeranno dei nostri soldi, visto che il mercato privilegiato delle obbligazioni del MES è costituito dalle solite grandi banche sistemiche “too big to fail” le stesse che fanno parte del cartello delle banche specialiste in titoli di Stato che acquistano i nostri titoli alle aste cosiddette pubbliche, e le stesse che controllano la Banca d’Italia. Le stesse che vogliono eliminare tutte le nostre popolari, e che vogliono cancellare dal nostro paese i concetti di solidarietà e di cooperazione sanciti dalla Costituzione e realizzati attraverso le banche popolari e le casse di credito cooperativo. Le stesse a cui da fastidio la nostra Costituzione, perché troppo “democratica”.
Chi vi racconta che è una semplice assicurazione contro i fallimenti mente spudoratamente, perché non ho mai conosciuto un’assicurazione che per garantirti contro un sinistro, prima ti procuri un danno (125 Mld di esborso minimo) e poi nel caso ti “risarcisse”, ti sfasciasse casa o ti buttasse nel precipizio la macchina (haircut del debito). Un danno, quello della “polizza” da 125 Mld, che può aumentare a dismisura, senza limiti, a discrezione di un board del tutto nominato e antidemocratico, a prevalenza franco tedesca (presidente dai poteri illimitati tedesco). Per l’assicurazione sui depositi, invece c’è il cosiddetto EDIS, con tanto di altro fondo da fare finanziarie naturalmente da noi.
E’ una menzogna anche che il MES sia stato istituito per assumere il ruolo di prestatore di ultima istanza che la BCE non ha e che non può avere per Trattato se non per un attacco di creatività dell’italiano Draghi – sia pur molto imperfettamente – nella creazione dei Quantitative Easing riservato solo alle banche. Surrealista. Abbiamo delle BC che non possono adempiere per Trattato al loro ruolo di pagatrici di ultima istanza, allora che cosa fanno? Invece di cambiare il Trattato in tal senso, con tanto di conferenza intergovernativa, come da norma, cambiano il Trattato, illegalmente, per creare un “meccanismo” e renderlo compatibile con un Trattato intergovernativo che lo fa coincidere – truffaldinamente – con un “hedge fund” o “sicav” (dixit Tremonti), pur di non eliminare il divieto di finanziamento degli Stati e degli enti pubblici senza passare dal cartello finanziario (art. 123).
Cartello finanziario che per il MES ricordo che figura sul sito della Bundesbank:
https://www.bundesbank.de/resource/blob/620610/189094da5894ae1904e0c8082b77e42d/mL/mitglieder-esm-market-group-data.pdf
E si, perché le aste pubbliche del MES si effettuano sulla piattaforma della BUBA, qua
https://www.bundesbank.de/en/service/banks-and-companies/ebs/efsf-esm-bidding-system-ebs–620550
Quindi è vero, andiamo al baratro, dritti nelle fauci della Banca centrale tedesca e dei fondi avvoltoi!
E noi in questo gioco dei polli speriamo solo che i nostri comincino a sganciarsi dalle regole che ci precipitano nel dirupo !
E visto che non lo faranno, lo faremo noi. Cominciando a tirare l’allarme e a uscire dalla macchina prima che precipiti nel baratro!
Nforcheri 19/12/2019
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