Europa
Cosa sta succedendo sul mercato dei cambi. Il rischio guerra e la possibile sconfitta della finanza occidentale
La Russia ha deciso di abbassare i tassi di interesse pur in presenza di un rischio di svalutazione della propria moneta, cosa che puntualmente è accaduta. Chiaramente, visto che V. Putin è tutt’altro che stupido questa mossa nasconde realtà assai più complesse ed impattanti. La prima considerazione da fare è che la sfida è aperta, la Russia oggi non teme una svalutazione del rublo e ugualmente sembra non temere un confronto sul campo finanziario con gli attori consolidati. La seconda è che la sfida Occidente vs. Russia ed. al. finirà per sfinimento di una delle parti, sfinimento soprattutto politico.
Or dunque, analizziamo la prima considerazione: se la Russia ha fatto tale mossa sui tassi significa che è coperta. Ovvero, lo swap rublo vs. yuan è operativo. Da ciò deriva una sostanziale neutralità negli effetti interni della caduta della moneta russa in quanto tale speculazione al ribasso avrà finalmente effetti nefasti soprattutto per l’economia americana attraverso la rivalutazione del dollaro. Infatti, in base ai dettagli che sono stati fatti trapelare, lo swap russo-cinese prevede che il rublo venga scambiato per yuan ad un tasso prefissato [ad oggi segreto] facendo in modo di rendere disponibile la valuta cinese ai russi i quali, a mercato aperto, la venderanno per comprare dollari. Tutto ciò comporta che alla fine la Repubblica Popolare Cinese si ritroverà con un sacco di rubli in pancia (che verranno usati in futuro per pagare le materia prime comprate da Mosca con i contratti lungo termine, ossia rischio zero per i cinesi), uno yuan indebolito da operazioni di vendita di valuta cinese a mercato aperto (ossia, favorendo la competitività dei beni cinesi venduti sui mercati internazionali) ed un dollaro USA in prepotente aumento. Si ricordi che oggi Mosca è a corto di valuta pregiata a causa del crollo del prezzo delle materie prime, quelle energetiche in particolare.
Mi viene da pensare ad un corollario. Visto che la Russia dei dollari una volta pagate le bollette straniere non se ne farà nulla, la rimanente parte verrà certamente investita in assets reali, da cui il probabile accumulo di oro acquistato con i dollari residuali. Va da se che tale riserva aurea potrà tranquillamente essere usata in futuro per dare sostanza ad una nuova moneta antagonista al dollaro (in divenire) da usare come valuta di scambio globale per le immani risorse naturali russe e, perché no, l’enorme massa di prodotti cinesi.
Fantascienza? Direi di no, lo swap yuan-rubli è stato pubblicizzato settimane fa su Zerohedge, fatto filtrare da eminenti rappresentanti sino-russi. Per intanto aspettiamo la prova del nove, leggasi l’apprezzamento del dollaro (quasi certo direi) ed il probabile apprezzamento dell’oro (la stessa stabilità del metallo giallo in presenza di un dollaro rivalutato rappresenterebbe un rafforzamento del valore intrinseco dell’oro). Ca va sans dire che se quanto sopra ipotizzato si traducesse in realtà l’economia americana ne avrebbe serio detrimento a termine, diciamo in un paio d’anni a causa della ridotta competitività della propria industria per via di un dollaro troppo forte (e – guarda caso – proprio in coincidenza con le elezioni presidenziali USA).
La seconda considerazione è più macro: il mondo occidentale e gli USA in particolare sembrano volere la guerra con la Russia, l’Ucraina potrebbe essere solo una scusa. Sarebbe certamente importante capirne le ragioni, non sembrano esserci problemi immediati all’orizzonte. O forse si, forse l’economia USA potrebbe essere meno forte di quanto sembri (andate a vedere il numero degli occupati e non le statistiche sulla disoccupazione percentuale, troppo spesso ci si dimentica di dire che gli scoraggiati vengono sottratti dalla massa di lavoratori teoricamente disponibili). O forse, meglio detta, il successo dell’economia USA potrebbe dipendere in eccessiva parte dal fatto che l’America può stampare carta verde storicamente svalutata e scambiarla con preziose merci fisiche solo per il fatto che il dollaro è ad oggi la valuta di scambio globale. Ecco, forse questo ultimo punto può essere quello che fa la differenza e che giustificherebbe prese di posizioni occidentali altrimenti incomprensibili: in effetti è un dato di fatto che le scuri americane si siano regolarmente abbattute su tutti coloro che hanno via via ipotizzato la sostituzione del dollaro come valuta di scambio globale, Saddam Hussein, l’Iran, Gheddafi, Chavez ora Putin senza dimenticare lo strano incidente accaduto al CEO di Total SA solo qualche mese, fa, ossia poco tempo dopo aver affermato che la valuta di scambio globale del petrolio poteva anche non essere il dollaro….
Ci sono molti modi per raggiungere un obiettivo e quello che si potrebbe consigliare è forse un approccio più mutualistico, chi scrive pensa che tutti abbiamo da guadagnare dallo status quo e soprattutto l’Italia, indissolubilmente legata agli USA. Invece si sta giocando un po’ al tutti contro tutti e l’Europa sta diventando una polveriera economica, non mi stupisce che oggi regni il caos, io fossi americano cercherei proprio di crearlo casomai qualcuno a Berlino decidesse di schierarsi con Mosca….
Anzi, meglio detta, o se accadesse quanto sopra o se venisse negato il trattato commerciale transatlantico tra USA ed Europa verrebbero a crearsi le condizioni per giustificare un cambio di approccio USA nei confronti della non più fidata Europa governata dalla Germania, con tutto ciò che ne consegue (…).
L’epilogo di questa vicenda che sotto molti aspetti ha dell’incredibile sembra poter essere legato solo alla resistenza soprattutto politica ed interna dei contendenti, Russia spalleggiata dalla Cina (che ne uscirà come vera vincitrice) da una parte e USA spalleggiata (con relativa convinzione) dai suoi partners storici dall’altra. Ammesso e non concesso che siano gli USA a voler più di tutti un conflitto (in ogni caso sarebbe lontanissimo dai propri confini), bisogna capire quanto il desiderio di scontro sia legato a strategie proprie all’amministrazione attuale o a tutto il sistema USA, inclusi gli avversari repubblicani che stanno pagando oggi enorme dazio soprattutto nella persona degli stakeholders texani (vedasi crollo del petrolio, non penso che ad Obama oggi venga in mente di fare un tour a Dallas…). Dall’altra, la tenuta di Putin sembra molto più supportata in quanto egli rappresenta non solo una forza economica preponderante che ha fatto tornare orgogliosamente ricco il popolo russo dopo il comunismo – la ricchezza dello Stato russo, con le sue enormi risorse anche in divenire con l’Artico – ma anche e soprattutto culturale e popolare oltre che politica, ipotizzare un’Ucraina slegata alla Russia è sacrilegio per ogni russo degno di questo nome, la culla della Madre Patria Russa. Ancora una volta a Washington qualcuno potrebbe aver studiato la lezione – e quindi aver tratto conclusioni erronee – partendo solo dai titoli…
Per l’Italia, lo ripeto, non vedo nessuna ambiguità: è e resterà filoamericana e non filotedesca, sebbene con grande rispetto per un grande statista come Putin. Il rischio per il Belpaese sta piuttosto nella tenuta democratica vis a vis con i propri concittadini che, in questo scontro tra titani globali, si troveranno a subire le conseguenze più negative della sfida in corso – fascismo fiscale finalizzato al pagamento del debito statale ed alla deindustrializzazione, con tasse elevatissime ed inaccetabili -: la Germania si sente per ora spalleggiata nell’austerity e nelle drastiche misure economiche a suo esclusivo vantaggio– o a danno dei paesi europeriferici, che è lo stesso – solo grazie al fatto di essere considerata dagli USA il tutore se non il contenitore naturale della Russia entro i propri confini… Della serie, se si ci sarà una qualche forma di tradimento temo che vedremo per il popolo di Goethe delle conseguenze almeno economiche assimilabili al bombardamento di Dresda…
Io spero sempre che chi comanda la macchina del vapore capisca che da una transizione verso una vera guerra– fino ad oggi è stata solo guerra economica, non meno dannosa agli effetti pratici – tutti ne perderemmo. Forse la dialettica italica non eccessivamente materialistica potrebbe essere d’aiuto per riavvicinare le parti, almeno quelle occidentali (in cui aggregherei per questioni culturali certamente la Russia, non la Cina), che ne dite?
Mitt Dolcino
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