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SPIAGGE ITALIANE VENDESI. LA CONCORRENZA PRIMA DI TUTTO.

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E’ notizia di ieri che la Corte di giustizia Europea si sia espressa in merito alle concessioni balneari delle spiagge italiane, bocciando la proroga automatica decisa dall’Italia per le concessioni demaniali marittime e lacustri previste fino al 31 dicembre 2020. Un attacco che deriva dai provvedimenti della Direttiva Bolkestein (direttiva 123 del 2006). Secondo la Corte le proroghe delle concessioni non rispettano la suddetta direttiva poichè  “il diritto dell’Unione è contrario alla proroga automatica in assenza di gare, in particolare per le strutture con “interesse transfrontaliero certo.” specificando inoltre che sarebbero i giudici italiani a stabilire la scarsità o meno della risorsa naturale in esame, in base alla quale bisognerebbe selezionare in maniera ferrea i potenziali candidati con gare d’appalto. La parte più interessante arriva quando si parla della possibilità da parte dei giudici italiani di rigettare le applicazioni derivanti dalla direttiva Bolkestein, perchè in caso di interesse TRANSFRONTALIERO (avete capito bene, e prestate attenzione al prossimo virgolettato) la proroga automatica “costituisce una disparità di trattamento a danno delle imprese con sede negli altri stati membri e potenzialmente interessate”.

Ergo, vanno organizzate gare d’appalto rivolte anche alla concorrenza europea, il che equivale a dire: dato che le spiagge italiane fanno gola all’estero (così come tutto il nostro patrimonio paesaggistico ed artisitico dal valore inestimabile e dai possibili ingenti guadagni) il sistema delle concessioni non può essere esteso solamente ai cittadini italiani che avevano ottenuto una regolare proroga fino al 2020, ma va esteso oltre l’Italia, oltre quei confini che ormai sono sfumati, per essere di appannaggio di tutti, ma proprio tutti, in primis di chi queste meraviglie non le ha. “Avete vissuto al di sopra delle vostre possibilità”…anche in questo caso? Di cosa siamo colpevoli? Di avere uno dei paesaggi più belli al mondo, un patrimonio paesaggistico da far invidia a tutti, oltre che quello artistico? Siamo davvero colpevoli di questo? L’immagine che ci dovrebbe saltare alla mente è quella di un famelico cane che sbava alla vista di un prelibato bocconcino. E quel prelibato bocconcino sono le nostre bellezze naturali che possono fruttare moltissimo in termini di guadagni. Così la Corte di INgiustizia europea ci dice che siccome siamo così tanto prelibati e gli italiani tutto questo ben di Dio non se lo meritano (non si sa bene chi è a definire questo merito e le nostre mancate virtù, ovvero non si sa da quale pulpito, sicuramente ben peggiore, viene la predica) ci dice che ora ci sono interessi TRANSFRONTALIERI che stanno letteralmente sbavando, che sicuramente questi beni se li meritano di più e che non è equo che li deteniamo solo noi.

“Maestra! Gli Italiani dicono che il mare della Sardegna è tutto loro!”

Sì, è nostro, perchè per ovvi motivi non si può trasferire materialmente. Ma potete venirci in vacanza, cari cittadini TRANSFRONTALIERI, il nostro patrimonio è a disposizione del mondo intero, e una volta usciti da questo folle sistema di cambi fissi sarà anche più allettante venire in vacanza in Italia. E forse proprio questa è la fobia. Noi uscendo e riprendendo in mano le chiavi di casa, ovvero la capacità di decidere la nostra politica economica possiamo farcela e possiamo tornare al posto che occupavamo prima di prendere parte a questa follia della moneta unica e del sistema dei Trattati europei. Abbiamo tutte le carte in regola.

Caterina Betti

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