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Difesa

Spagna, addio all’F-35: niente forze aeronavale. Rischio dazi specifici di Trump?

La rinuncia di Madrid al caccia USA lascia la Marina senza aerei imbarcati per almeno un decennio e scommette sul difficile progetto FCAS. Pesa l’incognita delle ritorsioni commerciali americane.

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La Spagna ha messo un punto fermo su una questione a lungo dibattuta negli ambienti della difesa: non acquisterà il caccia americano di quinta generazione F-35 Lightning II. La decisione, confermata ufficialmente questa settimana, segna una netta preferenza per soluzioni europee e una strategia di lungo termine che, tuttavia, lascia Madrid di fronte a un significativo vuoto di capacità nel breve-medio periodo e la espone a possibili ritorsioni da parte di Washington.

Le conseguenze di questa scelta sono duplici e di vasta portata, incidendo sia sulla postura militare del Paese che sulle sue relazioni commerciali con un alleato chiave.

La fine della speranza di una forza aeronavale spagnola in breve tempo

La vittima più illustre della rinuncia all’F-35 è la componente aeronavale della Marina spagnola. Il principale assetto della flotta, la nave d’assalto anfibio Juan Carlos I, era stata progettata per operare con aerei a decollo corto e atterraggio verticale (STOVL). Attualmente imbarca i vecchi caccia Harrier, il cui ritiro è previsto entro la fine del decennio.

L’unica vera alternativa moderna agli Harrier era la variante F-35B del caccia Lockheed Martin, l’unico velivolo occidentale con capacità STOVL oggi in produzione. Rinunciandovi, la Spagna sceglie deliberatamente di perdere la sua capacità di combattimento ad ala fissa imbarcata per almeno un decennio. La Juan Carlos I sarà di fatto declassata a una porta-elicotteri e nave da sbarco, priva della proiezione di potenza garantita da una componente aerea da caccia.

I piani futuri della Marina prevedono uno studio, affidato a Navantia, per lo sviluppo di una nuova portaerei a propulsione convenzionale, ma il suo completamento non è previsto per il 2o40. Solo allora la Spagna potrà tornare a imbarcare caccia convenzionali, come la versione navale del Rafale francese. Fino a quella data, esisterà un buco strategico che nessun’altra soluzione potrà colmare, e comunque per il 2040 perfino il Rafale sarà obsoleto.

Il FCAS a Le Bourget

La scommessa incerta sul caccia europeo FCAS

La strategia spagnola si basa su due pilastri futuri. Il primo è l’investimento sul Future Combat Air System (FCAS), il programma per un caccia di sesta generazione sviluppato in collaborazione con Francia e Germania. Questo progetto, del valore di 100 miliardi di euro, punta a creare un sistema di combattimento aereo integrato tra velivoli pilotati e droni autonomi.

Tuttavia, il programma FCAS è afflitto da notevoli difficoltà. Sul piano industriale, le tensioni tra Dassault (Francia) e Airbus (Germania) su metodi di lavoro e ritardi hanno richiesto l’intervento diretto dei leader politici per sbloccare la situazione. Il programma è attualmente in dubbio e potrebbe perfino collassare entro fine anno.

Sul piano strategico, il progetto ha perso partner di peso come Regno Unito e Italia, che hanno avviato un programma concorrente (il Global Combat Air Program) insieme al Giappone. La data di operatività del FCAS, fissata al 2035, appare sempre più improbabile, lasciando la Spagna a dover trovare soluzioni tampone per sostituire i suoi F-18 Hornet invecchiati.

L’esposizione a dazi e reazioni da Washington

La rinuncia all’F-35 non è solo una scelta militare, ma ha profonde implicazioni economiche. La decisione arriva in un momento di rinnovate tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea. Washington ha più volte legato gli investimenti nella difesa all’interno dell’alleanza NATO alle relazioni commerciali.

Secondo il testo fornito, gli Stati Uniti hanno la facoltà di imporre dazi mirati a un singolo Stato membro dell’UE senza estenderli all’intera Unione. Questa possibilità espone la Spagna a ritorsioni dirette. Esiste un precedente significativo: la tariffa ad hoc imposta dagli USA sulle olive nere spagnole nel contesto della disputa Boeing-Airbus, che ha colpito la Spagna più duramente di altri partner europei.

La minaccia è concreta. L’amministrazione americana ha chiaramente indicato che si aspetta dagli alleati europei massicci investimenti in aree strategiche, come la difesa, privilegiando materiale statunitense. Il rifiuto spagnolo, unito alle passate frizioni sull’aumento della spesa militare al 2% del PIL richiesto dalla NATO, posiziona Madrid in una situazione di vulnerabilità. La reazione di Washington potrebbe concretizzarsi con tariffe generali più elevate o, peggio, con dazi punitivi su specifici prodotti spagnoli, con il settore agroalimentare che guarda con particolare preoccupazione a questa eventualità.

Il governo Sanchez ha fatto la sua scelta più di cuore che di testa, basandosi su un’ideologia anti-Trump, ma questa rischia di essere un colossale boomerang sia per le capacità tattiche dell’esercito e della marina spagnoli, ma rischia di esporre la Spagna alle reazioni di un Trump che utilizza i dazi come un normale strumento delle relazioni internazionali.


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