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S&P contro Tether: la “Vecchia Finanza” boccia la “Nuova”, ma i conti non tornano. Ecco cosa c’è dietro il rating “Weak”
L’agenzia di rating assegna un 5 a USDT citando rischi su riserve e crypto-asset. La replica di Tether e l’errore tecnico sulla valutazione dell’oro e del ruolo di safe haven.

È in atto un nuovo capitolo dell’eterna “Guerra dei Mondi” tra la finanza tradizionale e l’ecosistema delle criptovalute. Questa volta, a lanciare il guanto di sfida è S&P Global Ratings, una delle “Tre Sorelle” del rating mondiale, che ha assegnato a Tether (USDT) il giudizio più basso possibile: un sonoro “5 (debole)”.
La notizia, battuta da The Crypto Basic, ha scatenato l’immediata reazione di Paolo Ardoino, CEO di Tether, evidenziando una frattura insanabile tra i metodi di valutazione del secolo scorso e le dinamiche dei mercati digitali odierni. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire, numeri alla mano, cosa sta succedendo.
La sentenza di S&P: “Troppi rischi, poca trasparenza”
S&P non ci è andata leggera. Nel suo report, l’agenzia americana ha motivato il rating “Weak” (debole) basandosi su una serie di criticità che, a loro dire, minerebbero la stabilità della stablecoin più diffusa al mondo (con oltre 184 miliardi di dollari emessi dal lancio).
Le principali preoccupazioni di S&P si possono riassumere in questi punti:
Opacità delle riserve: Secondo l’agenzia, Tether fornisce ancora informazioni incoerenti sulle sue disponibilità.
Composizione degli asset: Una quota crescente delle riserve sarebbe costituita da asset ad alto rischio. Non solo i classici titoli di stato USA (T-Bills), ma anche obbligazioni societarie, prestiti garantiti e, orrore per i banchieri tradizionali, Bitcoin e Oro.
Buffer insufficiente: S&P calcola che il Bitcoin da solo rappresenti circa il 5,6% dell’offerta circolante di USDT. Questo supererebbe il “cuscinetto” di sovracollateralizzazione dell’azienda, fermo al 3,9%. La conclusione dell’agenzia è che un crollo del valore di BTC potrebbe indebolire la capacità di Tether di onorare i rimborsi.
Rischio controparte: Limitata visibilità sulla qualità delle banche custodi e delle controparti.
La replica di Tether: “Usate mappe vecchie per un mondo nuovo”
La risposta di Paolo Ardoino non si è fatta attendere ed è stata, prevedibilmente, piccata. La posizione di Tether è chiara: applicare i framework di valutazione bancaria tradizionale a una società di asset digitali è come giudicare un’auto elettrica con i parametri di una locomotiva a vapore.
to S&P regarding your Tether rating:
We wear your loathing with pride.
The classical rating models built for legacy financial institutions, historically led private and institutional investors to invest their wealth into companies that despite being attributed investment grade…
— Paolo Ardoino 🤖 (@paoloardoino) November 26, 2025
Ardoino ha sottolineato due aspetti fondamentali:
L’ironia della storia: I modelli utilizzati da S&P sono gli stessi che assegnavano la “Tripla A” a istituzioni finanziarie che sono poi collassate rovinosamente (le crisi del 2008 insegnano).
Solidità dimostrata: Tether si definisce “sovracapitalizzata” e ha dimostrato di saper navigare indenne attraverso fallimenti bancari, crolli degli exchange e oscillazioni di mercato violente, mantenendo sempre la liquidità per i rimborsi.
Analisi Tecnica: Dove S&P sbaglia (e dove dimostra pregiudizio)
Se analizziamo la questione con l’occhio tecnico tipico di chi conosce le dinamiche monetarie, emergono delle superficialità nell’analisi di S&P che meritano di essere evidenziate.
1. L’equivoco sull’Oro
L’accusa di rischiosità legata al possesso di oro denota una scarsa comprensione del modello di business di Tether o, peggio, un pregiudizio. Criticare Tether perché detiene oro significa ignorare l’esistenza di Tether Gold (XAUT). Un asset backed token che, tra l’altro, serve proprio a garantire la consegna fisica dell’oro.
L’oro detenuto serve spesso a coprire specifici token rappresentativi del metallo prezioso. Confondere questa riserva specifica con la garanzia generica della stablecoin (che rimane costituita principalmente da solidi titoli di stato in dollari a breve termine) è un errore metodologico grossolano. L’oro non è lì per speculazione, è lì come sottostante fisico di un prodotto diverso.
2. Il ruolo di “Safe Haven” e la relazione con Bitcoin
Un altro punto critico è la visione del Bitcoin come mero fattore di rischio. Bisogna comprendere la natura contrarian di Tether rispetto al mercato crypto.
Tether funge da porto sicuro (safe haven): quando BTC o le altre criptovalute crollano, i trader non escono verso il dollaro fiat (lento e costoso da spostare), ma si rifugiano in USDT.1
Se BTC crolla, la domanda di USDT spesso aumenta o si stabilizza (il valore è sempre comunque stabile).
Tether ha dimostrato di saper gestire questi flussi meglio di molte banche regionali americane.
Di seguito, una tabella riassuntiva delle posizioni a confronto:
| Argomento | Posizione di S&P Global Ratings | Posizione di Tether / Realtà del Mercato |
| Rating | 5 (Debole) | Sovracapitalizzata |
| Bitcoin | Rischio volatile che erode le riserve | Asset strategico; la domanda di USDT è inversa al calo di BTC |
| Oro | Asset rischioso e illiquido per una riserva | Spesso copertura per token specifici (XAUT), non per USDT generico |
| Metodologia | Framework bancario tradizionale | Modello 100% riserva (Full Reserve Banking) |
| Resilienza | Dubbia in caso di stress | Comprovata da anni di rimborsi puntuali durante le crisi |
Lo sguardo al futuro: USAT e la “Genius Compliance”
Tutto questo rumore potrebbe essere solo il preludio a un’evoluzione del mercato. Mentre Tether difende il suo modello “off-shore” e libertario, si guarda con interesse ai prossimi sviluppi annunciati lo scorso settembre.
Si parla con insistenza di USAT, una nuova stablecoin che dovrebbe essere completamente “Genius compliant” (un riferimento a standard di conformità avanzati e istituzionali).
A differenza dell’USDT attuale, che serve il mercato retail e il trading globale, USAT dovrebbe posizionarsi come strumento di pagamento puro, accessibile e gradito anche alle istituzioni finanziarie tradizionali. Di questo progetto si sa ancora poco, ma rappresenta il tentativo di Tether di entrare nel salotto buono della finanza, togliendo a S&P l’argomento della “mancanza di trasparenza”. Nello stesso tempo questo spiega anche perché Ardoino, solitamene molto riservato, stia iniziando a rispondere agli attacchi.
Difendere lo status quo finanziario?
La mossa di S&P appare come un tentativo di difesa dello status quo. Bollare come “debole” l’emittente che detiene più titoli di stato USA di molte nazioni sovrane (facendo peraltro un favore al debito pubblico americano) è paradossale. La verità è che finché la “Vecchia Finanza” non aggiornerà le sue lenti per leggere la blockchain, continueremo a vedere report che descrivono una realtà che non esiste più, mentre il mercato, pragmaticamente, continua a usare il dollaro digitale.
Domande e risposte
Perché S&P considera l’oro un rischio per Tether?
S&P valuta l’oro come un asset volatile e meno liquido rispetto ai contanti o ai titoli di stato a brevissima scadenza. Tuttavia, l’agenzia sembra non distinguere chiaramente tra l’oro detenuto come riserva generica e l’oro detenuto a copertura specifica del token Tether Gold (XAUT). Nel secondo caso, la detenzione del metallo non è un rischio, ma una garanzia fisica 1:1 necessaria per il funzionamento del prodotto stesso.
Che relazione c’è tra il prezzo di Bitcoin e la stabilità di Tether?
S&P teme che un crollo di Bitcoin eroda il capitale di Tether. In realtà, il mercato utilizza Tether come “bene rifugio” digitale. Quando Bitcoin crolla, i trader vendono BTC per acquistare USDT, mantenendo alta la domanda e la liquidità della stablecoin. Inoltre, la percentuale di riserve in Bitcoin è contenuta e coperta dai profitti non distribuiti (il buffer di sovracollateralizzazione), riducendo il rischio sistemico per i detentori di USDT.
Cos’è il progetto USAT menzionato nell’articolo?
USAT è un progetto annunciato da Tether nel settembre precedente, mirato a creare una nuova stablecoin con caratteristiche di piena conformità (“Genius compliant”) per l’uso istituzionale. A differenza di USDT, che opera spesso in zone grigie della regolamentazione globale per garantire velocità e accessibilità, USAT dovrebbe essere disegnata specificamente per soddisfare i requisiti stringenti di banche e istituzioni finanziarie, fungendo da strumento di pagamento ufficiale e totalmente trasparente.









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