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SKY TV: SENZA PANEM NIENTE CIRCENSES

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Ilaria D’Amico piange. Secondo notizie di stampa il suo contratto da un milione di euro annui si ridurrà a soli 250 mila. Una cura dimagrante importante, ma meno penosa rispetto a quella di tanti altri dipendenti Sky che rischiano di restare a casa nell’evento di chiusura ventilata di Sky TG sport.

Da utente sky di lunga data (non per mia volontà) questo è un evento prevedibile. La rete ha investito una cifra enorme per assicurarsi i diritti TV del calcio per 3 anni, in totale  superiore ad 1 miliardo di euro, nella speranza di attrarre tutti gli abbonati Mediaset Premium e raggiungere una adeguata profittabilità e magari i 7 milioni di abbonati che sono il suo obiettivo. Invece sono sempre inchiodati su poco più di 5, i costi sono enormi e bisogna tagliare.

Sky ha fatto l’operazione all’americana, ha puntato sul “Panem et Circenses” dando per scontato che il calcio avrebbe sanato ogni problema di audience, ma non è stato così. Da un lato DAZN, con una singola partita a giornata, ha portato via il 15% di abbonati, ed il 36% di Mediaset non ha rinnovato, magari perché non aspettava altro per disdire l’abbonamento. La domanda dovrebbe essere: “Quanto il pubblico vuole pagare veramente il calcio, e quanti lo vogliono veramente pagare”?

 

Il problema è semplice: mancano le risorse economiche per molte famiglie per sostenere il reddito, e quindi la prima cosa che si taglia, soprattutto se costosa, è proprio il divertimento, il calcio. Investire su questo settore in Italia quindi diventa molto problematico. Il tutto al di la’ della programmazione alternativa.

 

 

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