Difesa
Siria: come neve al sole il regime di Assad è caduto. Fuga anche dei russi e degli sciiti. Trump “Non è la nostra guerra”
Assad è fuggito, il suo governo e i suoi soldati, che avevano promesso di combattere sino all’ultimo, sono scomparti dalla sera alla mattina. I russi devono andarsene di corsa.
Un momento prima c’era un governo, un momento dopo non c’è più. Il governo Baathista della famiglia Assad, l’ultimo governo laico socialista del Medio Oriente, si è sciolto come neve al sole, scomparendo nell’arco di ore.
Homs, Damasco e perfino Latakia , quelli che erano gli ultimi centri di potere di Assad sono caduti nelle mani dai ribelli. Da oggi il Paese ha un nuovo governo, alla guida del quale c’è Al Julani, un leader dal passato non proprio specchiato e che profuma di estremismo. Comunque i ribelli sono entrati nel palazzo, trovandolo vuoto
Anche il comando dell’Esercito è stato occupato e trovato vuoto:
Latakia, quello che era il centro della minoranza Alawita, vicina al governo di Assad, anche qui si abbattono le statue legate al precedente governo:
Anche la base russa di Tartus è caduta in mano ai ribelli, ed è evidente che i russi ed anche Hezbollah e gli sciiti stanno ritirando le proprie forze.
Dov’è Assad? La sua famiglia è al sicuro, ma l’ex dittatore, dove è finito? Il primo ministro siriano Mohammed al-Jalali ha dichiarato domenica ad Al Arabiya che il suo ultimo contatto con il presidente siriano decaduto Bashar al-Assad è avvenuto sabato sera, aggiungendo di non avere informazioni su dove si trovi al-Assad.
In un’intervista rilasciata poche ore dopo l’annuncio da parte dei gruppi armati dell’opposizione della caduta del governo di al-Assad, al-Jalali ha dichiarato che nella sua ultima telefonata con al-Assad “lo ha informato di quanto sta accadendo e al-Assad mi ha detto ‘domani vedremo’”. Domani lui non c’era più. Ora Al Jalali si è detto pronto a collborare per un passaggio ordinato del potere.
Colonne di soldati sono scappate in Iraq, alcuni si sono arresi ai miliziani, alcuni sono passate in territorio curdo, il grosso ha gettato le divise ed è passato in abiti civili. Una specie di “Otto settembre” agli steroidi, e senza neanche episodi onorevoli.
Una lezione per tutti i governi al mondo che si autocelebrano, salvo scoprire un giorno che, dietro di loro e il loro potere violento e apparente, non c’è nessuno.
Chi ha vinto?
I vincitori sono sicuramente la Turchia, che ha appoggiato e preparato la parte più moderata di questo movimento di liberazione, e a questo punto c’è da sperare che ne mantenga il controllo. Il fatto che si tratti di un movimento filoturco è mostrato anche dalle celebrazioni avvenute nelle Moschee turche per la caduta di Assad e il fatto che gli ex ribelli, ora le nuove forze al comando in Siria, si siano opposte anche contro i curdi del YPP-SDF, a cui le ultime sacche di soldati baathisti ha cercato di trasferire il potere in alcune zone.
Hanno vinto i sunniti, anche se l’Iran ha ottenuto garanzie per le minoranze sciite nel paese. Sicuramente non ha vinto la Russia, che, in Medio Oriente, ha puntato sul cavallo sbagliato e ora deve abbandonare in fretta e furia il paese. Se le milizie sono filo-Turche sono anche permeabili a ufficiali NATO:
Trump ha chiaramente detto che “Questa non è la nostra guerra”; quindi gli USA resteranno a guardare, almeno per ora. Israele ora si trova a confinare direttamente con milizie filo-turche e capiremo presto quale sarà il loro atteggiamento, dopo le parole durissime di Erdogan contro Netanyahu.
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