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Analisi e studi

Sindacati, sinistra e (finti) partigiani: i veri impostori del 25 aprile (di Giuseppe PALMA)

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Il 25 aprile di ogni anno si festeggia la Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista. Una ricorrenza importante che ha assunto, purtroppo, le vesti di una vera e propria celebrazione di parte, quella dei vincitori sui vinti. Un film vecchio quanto la Storia. Ci sta. O quantomeno ci può stare.

Il fatto è un altro. Il 25 aprile, soprattutto negli ultimi anni, è diventata la vetrina preferita di sindacati, sinistra e “partigiani” per poter fare la morale a tutti gli altri.  Una fastidiosa romanzina sull’antifascismo, per di più in assenza di fascismo. A parte il fatto che di partigiani veri ormai ne son rimasti davvero pochi, chi festeggia il 25 aprile col fazzoletto rosso al collo – additando gli altri come fascisti, xenofobi e ignoranti – sono gli stessi che:

1) nel 2012 inserirono il pareggio di bilancio in Costituzione (Legge costituzionale n. 1/2012) e ratificarono il Fiscal Compact (zero spesa a deficit e riduzione a ritmi criminali del rapporto debito pubblico/Pil), esautorando – di fatto – i principi inderogabili della Costituzione primigenia;

2) nel 2014-2015 smantellarono l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori attraverso il jobs act;

3) nel 2016 proposero agli italiani una riforma costituzionale che sviliva la forma di governo parlamentare ed ampliava il vincolo esterno Ue in Costituzione;

4) nel 2001 inserirono in Costituzione la subordinazione della potestà legislativa di Stato e Regioni ai vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario (Legge costituzionale n. 3/2001);

5) nel 1996-97 aderirono alla moneta unica europea, cioè a quell’accordo di cambi fissi che impone austerità e scarica il peso della competitività sul lavoro, cioè sui salari e sui i diritti sociali dei lavoratori;

6) in qualità di sindacati, invece che difendere i diritti dei lavoratori hanno fatto silenzio assoluto contro le peggiori nefandezze del neoliberismo. Compreso il mutismo assoluto di fronte alle due leggi Fornero e alla costituzionalizzazione del vincolo del pareggio di bilancio;

7) sotto le vesti di finti partigiani, non avendone mai conosciuto uno, etichettano come “fascisti” chi parla di Patria e Nazione, paventando un pericolo “fascista” in assenza di fascismo.

Questi solo alcuni esempi.

Se i veri partigiani tornassero in vita, molto probabilmente prenderebbero a calci chi oggi – sfruttando e infettando il loro ricordo – tradisce la Repubblica e la Costituzione. Per le quali – loro – diedero la vita.

Giuseppe PALMA

 


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