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Si parla di Superlega, ma lo sport italiano, quello vero, è morente

Dorebbe partire la superlega, ma lo sport vero, quello dilettantistico, in Italia è allo sbando

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Oggi tutti parlano del progetto Superlega, la Lega “Chiusa” europea che dovrebbe contenere 12 club esclusivi e dominanti (per l’Italia Juventus Milan ed Inter) a cui aggiungerne alcuni per la fase finale dopo un playoff fra altri 20 club (per l’Italia Roma e Napoli) e che chiuderebbe fuori dalla porta le coppe europee organizzate dalla Uefa. Un gioco di potere fra l’organo calcistico europeo ed i grandi club in cui lo sport c’entra veramente poco, se non siente, ma invece sono importanti i miliardi delle sponsorizzazioni e delle dirette televisive. Spettacolo piuttosto stanco, un “Panem et Circenses” in cui il pane è stantio e il circenses parolaio e noioso.

La Uefa ha minacciato punizioni i club ribelli di cacciata dal campionato e vedremo come finirà la telenovela, ormai più interessante del gioco stesso. La UEFA contro gli stessi club che ha aiutato a lanciare e che sono diventate delle aziende dello show business poco interessante a giocare contro il Benevento o il Frosinone, ma  solo a giocare fra di loro, altrimenti “Si portano via il pallone”. La UEFA e   la FIFA, per far soldi, hanno creato un mostro, che se lo godano. Però, fuori da questo giro  di super-ricchi, come sta lo sport italiano ? Come direbbero i lombardi “L’è morto”, o quasi..

Come ci indica Italiaoggi, il 61% delle associazioni e società sportive italiane ha registrato perdite superiori al 50% nel 2020. Una società su dieci dichiara che non riaprirà più a causa degli effetti della pandemia: la maggior parte per il livello troppo alto dei costi da sostenere, ma molte realtà imputano questi numeri alla mancanza di aiuti da parte del governo. La perdita di volume d’attività si ripercuote naturalmente sull’occupazione del settore e sui praticanti i cui numeri sono in caduta libera.

Quindi, comunque vada, l’Italia perderà il 10% dei propri club sportivi. I costi per la gestione sono troppo elevati, non ci si sta dentro, e lo stato non ha assegnato aiuti sufficienti neppure alla mera sopravvivenza del settore. In realtà sono due facce dello stesso settore: spesso gli impianti sono pubblici, i costi di utilizzo elevati perchè i comuni devono fare cassa, e quindi, comunque, c’è sempre il mancato supporto pubblico allo sport. Salvo poi vedere qualche politico solone in TV esaltarne le qualità per i giovani.

Il sottosegretario Valentina Vezzali ha già comunicato che i fondi per lo sport dilettantistico arriveranno, ma, a fianco a questo c’è un problema culturale: si tratta anche d’Invertire una tendenza domestica e poltronistica portata dal lockdown sui nostri giovani. Adesso bisognerà investire denaro e convinzioni per convincerli a mollare la playstation e tornare nei campi e nelle palestre. Anche questo è un danno legato al governo precedente di cui pagheremo, e pagheranno, il costo a lungo.


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