EconomiaEnergia
Shell punta ancora sulla Nigeria: nuovo maxi-progetto per l’export di GNL
Shell approva un nuovo maxi-investimento nel gas offshore della Nigeria. Il progetto HI mira a potenziare la produzione di Gas Naturale Liquefatto (GNL) del colosso energetico, in risposta a una domanda globale prevista in forte crescita fino al 2040

Shell e il suo partner Sunlink Energies and Resources Limited hanno preso una decisione definitiva in merito all’investimento nel progetto HI gas offshore in Nigeria, che fornirà ulteriori volumi di gas alla Nigeria LNG, ha annunciato martedì la supermajor.
Il progetto HI, che dovrebbe essere avviato entro la fine del decennio, fornirà 350 milioni di piedi cubi standard, pari a circa 60.000 barili equivalenti di petrolio, di gas al giorno al picco di produzione a Nigeria LNG (NLNG), di cui Shell detiene una partecipazione del 25,6%.
Il progetto prevede una piattaforma di testa pozzo con quattro pozzi, da installare nel giacimento HI, un gasdotto per il trasporto del gas multifase a Bonny, sulla terraferma, e un impianto di trattamento del gas a Bonny, da dove il gas trattato sarà trasportato alla NLNG e il condensato al terminale di esportazione di petrolio e gas di Bonny.
Il progetto HI contribuirà all’impegno di Shell di realizzare progetti upstream e integrati nel settore del gas che entreranno in funzione tra il 2025 e il 2030, con una produzione massima totale di oltre 1 milione di barili equivalenti di petrolio al giorno (boe/d). Il nuovo progetto è anche in linea con i piani di Shell di aumentare i propri volumi globali di GNL in media del 4-5% all’anno fino al 2030.
Shell prevede di aggiungere 12 milioni di tonnellate di volumi di capacità di GNL entro la fine del decennio grazie ai progetti attualmente in fase di realizzazione, ha dichiarato all’inizio di quest’anno Cederic Cremers, Presidente Integrated Gas di Shell. La capacità aggiuntiva proverrà da progetti in Canada, Qatar, Nigeria ed Emirati Arabi Uniti (EAU), ha affermato Cremers alla conferenza di Wood Mackenzie “Gas, LNG & The Future of Energy 2025”.
Shell, il principale trader mondiale di GNL, ha dichiarato nel suo rapporto annuale sul GNL all’inizio di quest’anno che la domanda globale di GNL è destinata a aumentare del 60% fino al 2040, spinta dalla crescita economica dell’Asia.
In Nigeria, Shell ha raddoppiato la sua presenza nel giacimento petrolifero di Bonga dopo aver annunciato lo scorso dicembre la decisione finale di investimento per lo sviluppo del progetto in acque profonde Bonga North, un collegamento sottomarino alla struttura galleggiante di produzione, stoccaggio e scarico (FPSO) di Bonga gestita da Shell. Bonga North ha attualmente un volume di risorse recuperabili stimato in oltre 300 milioni di barili equivalenti di petrolio e raggiungerà una produzione massima di 110.000 barili al giorno, con la prima estrazione prevista entro la fine del decennio.
Domande e Risposte per il Lettore
1. Quali sono i principali benefici di questo investimento per l’economia della Nigeria?
Questo progetto rappresenta un’importante fonte di entrate per il governo nigeriano attraverso tasse e royalties, oltre a stimolare l’economia locale con la creazione di posti di lavoro, sia diretti che nell’indotto, durante le fasi di costruzione e operatività. Inoltre, consolida il ruolo della Nigeria come uno dei principali esportatori globali di GNL, garantendo un flusso di valuta estera pregiata essenziale per la stabilità economica del Paese e finanziando lo sviluppo di altre infrastrutture.
2. Perché Shell continua a investire massicciamente nel gas naturale nonostante la spinta verso le energie rinnovabili?
Shell considera il gas naturale un “combustibile di transizione” cruciale. È meno inquinante del carbone nella produzione di energia elettrica e la sua domanda globale è in forte crescita, specialmente in Asia, per sostenere lo sviluppo economico. Per un colosso energetico, il GNL rappresenta un business estremamente profittevole e strategico. Gli investimenti in gas garantiscono rendimenti solidi e finanziano al contempo la ricerca e lo sviluppo in settori a basse emissioni, in una strategia diversificata che non abbandona il core business tradizionale.
3. Quali potrebbero essere i rischi associati a un progetto di questa portata in Nigeria?
I rischi sono principalmente di natura geopolitica e operativa. La Nigeria, in particolare la regione del Delta del Niger, ha una storia di instabilità, sabotaggi alle infrastrutture e tensioni sociali. Un altro rischio è legato alla volatilità dei prezzi globali dell’energia, che potrebbe influenzare la redditività a lungo termine del progetto. Infine, vi sono le crescenti pressioni da parte di investitori e opinione pubblica sui temi della sostenibilità ambientale, che potrebbero portare a normative più stringenti e a rischi reputazionali.

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