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Shale Oil: sollievo al prezzo del petrolio, ma solo per lo sforzo dei piccoloi produttori

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Sinora le società petrolifere USA collegate all’estrazione da Shale oil erano rimaste a guardare: dopo il colpo del 2020 avevano ancora delle ferite finanziarie da guarire, ma con il recente boom dei prezzi pare si stiano decidendo a far ripartire la produzione. Una cosa molto buona per la sicurezza delle forniture mondiali. Ma ci vorrà tempo e non si muoveranno tutti i produttori

Le grandi società quotate in borsa come Pioneer Natural Resources, Devon Energy e Diamondback Energy hanno deciso di concentrarsi sull’aumento della remunerazione degli azionisti, quindi non aumenteranno il numero di pozzi trivellati. Hanno subito colpi troppo grossi negli anni trascorsi e devono ricapitalizzarsi prima di poter investire in nuove attività estrattive. Quindi faranno aumentare la quantità prodotta in modo molto prudenziale, nonostante i prezzi elevati.

Al contrario le piccole aziende private non quotate guadagnano solo se perforano e quindi sono partite subito alla carica per approfittare dei prezzi alti e stanno perforando. L’Energy Information Administration ha dichiarato nel suo ultimo Short-Term Energy Outlook che la produzione statunitense di greggio potrebbe raggiungere in media 12,6 milioni di bpd il prossimo anno: un livello record.

Queste piccole aziende sono spesso indebitate e per evitare la bancarotta possono solo estrarre al massimo.

Rystad Energy questa settimana prevede che l’ultimo aumento dei prezzi potrebbe vedere un ulteriore aumento di 300.000 bpd alla già crescente produzione di scisto negli Stati Uniti, ha riferito Reuters. Questo, ha affermato la società di consulenza energetica norvegese, potrebbe portare l’aumento della produzione totale nello shale patch degli Stati Uniti a 1,2 e 1,3 milioni di barili al giorno. Una buona quantità, ma lontana dalla produzione russa.

Per fare un confronto, la EIA aveva previsto un aumento della produzione quest’anno di meno di 1 milione di barili al giorno e Daniel Yergin di IHS Markit aveva previsto una crescita della produzione petrolifera statunitense di circa 900.000 barili al giorno. Ma tutto ciò era prima della guerra in Ucraina.

Anche il rilascio delle riserve strategiche USA non è altro che l’anticipo di un’aumento della domanda interna, perché queste riserve dovranno essere ricostituite. Alla fine, come sempre in tutte le situazioni di emergenza, sono i piccoli a mobilitarsi. Vedremo se il loro apportò fornirà un significativo apporto a soddisfare la domanda USA.

 


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