EconomiaEnergia
Senegal Sovranista: nazionalizza il mega-progetto gasiero Yakaar-Teranga per fornire il mercato interno
Svolta energetica a Dakar: il governo annuncia la nazionalizzazione del progetto gasiero da 25 Tcf operato dagli USA. Priorità al mercato interno e gestione alla statale Petrosen. A rischio la licenza in scadenza nel 2026.

Il governo di Dakar decide di riprendere in mano le chiavi di casa. Il progetto offshore, attualmente in mano all’americana Kosmos Energy, passerà sotto il controllo della compagnia di stato Petrosen. Obiettivo: priorità ai consumi interni.
Sembra che il vento stia cambiando al largo delle coste dell’Africa Occidentale, e non è solo la brezza marina. Il Senegal ha deciso di imprimere una svolta decisiva, e forse patriottica, alla gestione delle proprie risorse energetiche. Il Ministro dell’Energia senegalese, Birame Souleye Diop, ha dichiarato senza troppi giri di parole l’intenzione di nazionalizzare il progetto di gas naturale offshore Yakaar-Teranga, attualmente operato dalla statunitense Kosmos Energy. Per Dakar viene prima l’autonomia energetica rispetto ai rapporti con Washington.
La mossa di Dakar: sovranità energetica prima di tutto
La logica esposta dal Ministro Diop è cristallina, quasi scolastica nella sua semplicità: il gas serve al Senegal. Non si tratta di chiudere le porte all’export, ma di mettere in fila le priorità. “È un progetto per il quale abbiamo operatori, e vogliamo nazionalizzarlo per dare a Petrosen, che ha l’esperienza necessaria, l’opportunità di svilupparlo per soddisfare il fabbisogno nazionale di gas… senza escludere la possibilità di esportare”, ha affermato Diop durante una conferenza, come riportato da Reuters.
In sostanza, Dakar vuole che la Petrosen (la compagnia petrolifera nazionale) passi dal sedile del passeggero a quello di guida. Attualmente, la ripartizione delle quote è decisamente sbilanciata a favore degli americani:
Kosmos Energy: 90%
Petrosen: 10%
Uno squilibrio che, evidentemente, non è più gradito al governo, specialmente considerando che la licenza di Kosmos per il campo Yakaar-Teranga scadrà a luglio 2026. Una data che suona come una scure per l’operatore texano.
Un giacimento “monstre” in cerca di destino
Per capire la posta in gioco, bisogna guardare ai numeri. Yakaar-Teranga non è un pozzo qualsiasi. È una delle scoperte più significative degli ultimi anni:
Riserve stimate: circa 25 trilioni di piedi cubi (Tcf) di gas.
Qualità: gas “advantaged”, ovvero con caratteristiche economiche e ambientali favorevoli.
La storia del progetto è travagliata. Kosmos ne è diventata operatore principale solo nel 2023, dopo che il colosso britannico BP aveva deciso di fare le valigie e uscire dal campo. Il piano di sviluppo prevedeva un approccio a fasi: prima il gas per il mercato domestico (in rapida crescita), poi un impianto di GNL offshore per i mercati internazionali. Tuttavia, la decisione finale di investimento (FID) non è mai arrivata. Ora, sembra che il Senegal non voglia più aspettare i tempi delle Board Room di Dallas.
Il contesto: il successo del Greater Tortue Ahmeyim
Non tutto va male per le partnership internazionali nella regione, ma le dinamiche sono complesse. Kosmos Energy rimane partner, insieme a BP, Petrosen e la mauritana SMH, nel progetto Greater Tortue Ahmeyim (GTA), che si trova al confine tra Mauritania e Senegal.
Qui le cose procedono:
Operatore: BP.
Stato attuale: Ad aprile è stato caricato il primo carico di GNL per l’export dalla Fase 1.
Produzione prevista: 2,3 milioni di tonnellate di GNL all’anno per oltre 20 anni.
La differenza? Il GTA sta producendo dollari e gas, mentre Yakaar-Teranga era ancora in fase di studio. Il governo senegalese, in un’ottica di politica industriale attiva, ha deciso che le risorse strategiche ferme non servono a nessuno. Una lezione di realismo economico che potrebbe far storcere il naso a Wall Street, ma che ha una sua ferrea logica interna.
Domande e risposte
Perché il Senegal vuole nazionalizzare il progetto Yakaar-Teranga? Il governo senegalese intende garantire la sicurezza energetica nazionale. L’obiettivo primario è utilizzare il gas estratto per soddisfare la crescente domanda interna di energia elettrica e usi industriali, affidando lo sviluppo alla compagnia di stato Petrosen. L’esportazione rimane un’opzione, ma subordinata al fabbisogno locale. Inoltre, c’è la volontà politica di gestire direttamente le risorse strategiche, riducendo la dipendenza dalle decisioni di compagnie estere che, come nel caso dell’uscita di BP nel 2023, possono rallentare i progetti.
Cosa succederà a Kosmos Energy? La situazione per la compagnia statunitense è delicata. Attualmente detiene il 90% del progetto, ma la sua licenza scadrà a luglio 2026. Se il governo procederà con la nazionalizzazione annunciata, Kosmos potrebbe perdere l’operatorship e la sua quota di maggioranza alla scadenza della licenza, o essere costretta a negoziare un’uscita anticipata o un ruolo fortemente ridimensionato. Resta comunque attiva nella regione grazie alla partecipazione nel progetto transfrontaliero Greater Tortue Ahmeyim, che è già in fase di produzione.
Il progetto è già attivo e produce gas? No, il progetto Yakaar-Teranga non è ancora in fase di produzione. Nonostante le enormi riserve stimate (25 trilioni di piedi cubi), non è stata ancora presa la decisione finale di investimento (FID). Kosmos stava lavorando a un concetto di sviluppo basato su costi competitivi per il mercato interno e GNL per l’export, ma i lavori sono ancora sulla carta. Al contrario, il vicino progetto Greater Tortue Ahmeyim ha iniziato l’export di GNL nell’aprile 2025.









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