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SEKKHIONI: LA CRISI DELL’EUROPA ED IL RUOLO DELLA GERMANIA

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Prendo spunto dall’eccellente articolo di Funny King “La Germania ha Ragione. Facciamola finita con le Cazzate”, di cui condivido gran parte del contenuto, ma che vorrei arricchire aggiungendo qualche mio spunto, nella speranza di non essere interpretata male o come persona in malafede, ma solo come persona che cerca di ampliare gli elementi a disposizione di tutti, per farsi un’idea di questa crisi europea. Provero’ a segnare alcune tappe nell’articolo, per farvi capire che, come dice Funny King “La Germania ha Ragione” moralmente, ma paradossalmente le manca completamente una visione globale nella gestione di questa vicenda della Crisi dei Paesi Euro, che ormai ci trasciniamo da qualche anno.

GERMANIA MERKEL SEKKHIONI: LA CRISI DELL’EUROPA ED IL RUOLO DELLA GERMANIA

Di seguito i cardini del mio ragionamento:

LA CRISI DELL’EURO COME TAPPA DI UNA CRISI DELL’EUROPA E DELL’OCCIDENTE BEN PIU’ PROFONDA
Come ho avuto modo di scrivere in piu’ articoli, ritengo che viviamo una Crisi di Civilta’, che ha radici antiche, e che a partire dai primi anni 90 ha avuto modo di accelerarsi, anche a seguito di una serie di avvenimenti (caduta del mondo bipolare, decisioni relative a spingere sulla globalizzazione economica, scelta irreversibile dell’occidente di creare una societa’ basata sui debiti demandando la produzione reale a terzi, crisi demografica, crisi valoriale, etc).
L’attuale Crisi dell’Euro non e’ altro che una delle varie tappe di questa tendenza di fondo che portera’ ad un mondo assai diverso da quello attuale, in cui l’Occidente in generale, e l’Europa in particolare avranno un peso ed un ruolo ancor piu’ marginale di quello gia’ debole che ha oggi.

LA COSTRUZIONE EUROPEA: NE’ CARNE NE’ PESCE
Sembrano lontani anni luce gli entusiasmi europeisti dei primi anni Ottanta, mai come ora l’idea stessa di Europa, non solo della moneta unica, è in crisi. L’Europa ha creato un mercato comune in questi decenni, una moneta comune, ma non ha affatto creato un sentimento comune, ne’ tantomeno una politica ed istituzioni comuni. Un’architettura disastrosa.

LA GERMANIA TORNA PROTAGONISTA POLITICO
Il problema è che abbiamo sempre pensato all’Europa come ad  un insieme di uguali, ma le difficoltà dei paesi della periferia meridionale e dell’Irlanda ci dicono che non è così. Qualcosa nell’idea di Europa unita si è rotto. E, in questo momento di forte crisi, la Germania ritorna protagonista della politica europea, dopo essere stata per decenni solo gigante economico. In questa paradossale crisi, la Germania che per decenni e’ stata del tutto marginalizzata a livello Politico, e’ tornata ad essere un Protagonista: durante gli ultimi 3-4 anni, tutti i cittadini e governanti Europei si sono rivolti a Berlino attendendo dalla Germania una risposta risolutiva alla Crisi ed i Tedeschi hanno avuto sempre le chiavi per una sua risoluzione. In sintesi, dopo decenni tutti hanno riconosciuto alla Germania un primato anche politico di guida. Ad un Leader si chiedono decisioni e risoluzioni di problemi: non mi sembra che la Germania abbia dimostrato in questa crisi ne’ decisionismo, ne’ di aver agito per risolvere il problema, ne’ nell’immediato, ne’ in prospettiva.

IL PUNTO DI VISTA TEDESCO
Molti tedeschi si stanno chiedendo perché ora devono pagare per errori altrui? C’è, latente, una sorta di rifiuto che si fa strada nell’elettorato, una deriva euroscettica che a Berlino trova ascolto.
In effetti, la Germania è un’altra storia. Mai veramente digerita da nessuno. Suscita anche rispetto e ammirazione, ma fin che resta a casa sua. Essere scrupolosi, rispettosi delle gerarchie ma non servili, affidabili, puntuali. Roba che presuppone la vita come serietà e che non fa sognare. L’organizzazione è la sfida del nuovo secolo e loro si adeguano, fino a farne una macchina da guerra. La politica va di conseguenza. Prendiamo Gerhard Schröder, l’ex cancelliere. Di suo era vanesio e amante del bel vivere. Però ha ridotto l’assegno di disoccupazione a 351 euro mensili più l’affitto e costretto i disoccupati ad accettare il primo lavoro offerto. Poi ha introdotto i contratti aziendali. Per un socialdemocratico col mito dello Stato sociale, un sacrificio enorme. Ma lo ha fatto. Al punto di perdere le elezioni e lasciare alla sua avversaria, ora al governo, i frutti del rigore. La Germania è avanti, ha ritmi di crescita inimmaginabili per gli altri europei, gli stipendi sono il doppio dei nostri.  Peccato che cio’ vale nell’oggi, come avro’ modo di spiegare in seguito, mentre non vale affatto nel domani.

LA POLITICA TEDESCA: OGNUNO PER SE’ MA LA PARTE PIU’ GROSSA A ME
L’opinione pubblica tedesca e la classe dirigente del Paese mantengono un atteggiamento scettico verso l’Europa del debito pubblico. Ma la Germania non è solo Angela Merkel e il suo elettorato. Lì c’è anche gente che ha fatto l’Europa e l’euro, come Helmut Kohl. E l’ex cancelliere Helmut Schmidt al congresso Spd ha titolato la sua relazione: «In Europa, con l’Europa, per l’Europa». Tutti sanno che vuol dire una cosa sola: la Germania dovrà pagare. Rendere il guadagno degli anni dell’euro, quando la domanda dei vituperati PIIGS teneva in piedi la produzione tedesca e le permetteva quella riconversione che, con il marco, mai avrebbe potuto sostenere. La domanda interna languiva e non dava sbocco ai prodotti dell’industria, allora non competitiva con le economie emergenti. Con i debiti degli spendaccioni l’economia tedesca si è fatta le ossa ed è diventata grande. Mai l’imprevidenza del Sud ha potuto coniugarsi così bene con il rigore del Nord. A Berlino l’hanno capito e già sentono l’eco delle parole del loro storico scrittore Carl Zuckmayer: «Conosco un detto prussiano, Suum cuique, che in tedesco significa: ognuno per sé, ma la parte più grossa a me».

A CHI REALMENTE CONVIENE L’EURO ?
L’Euro non e’ stato un’affare a mio vedere per tutti i paesi periferici, ma lo e’ stato proprio per la Germania.
Basta dare un’occhio alle bilance dei pagamenti in Europa dopo l’introduzione dell’Euro: la crescita della produzione industriale tedesca e delle bilance commerciali e dei pagamenti della Germania, sono speculari a cali dei medesimi indicatori in tutta l’Europa Periferica (Francia inclusa). Per la Germania, l’Euro ha rappresentato un’affare incredibile, come ho avuto modo di spiegare anche nel paragrafo precedente.

LA CRISI DELL’EURO: SEGUIRE IL MODELLO DEL “TRATTATO DI VERSAILLES” O QUELLO DEL “PIANO MARSHALL”?
La Germania ha vissuto sulla propria pelle, da sconfitta, 2 diversi trattamenti, quello vendicativo e punitivo di Versailles e quello piu’ cooperativo (ovviamente non disinteressato) e proteso a favorire una ripresa del Piano Marshall.
Nel prima caso l’esito finale furono alcune decine di milioni di morti, guerra, dolore, miseria, distruzione. Nel secondo caso l’esito e’ stato un periodo di pace di decenni che mai l’Europa aveva vissuto, ricostruzione, crescita, ricchezza e benessere.
Come ha gestito l’incoronato nuovo Leader Politico l’attuale crisi Europea?  Punendo i cattivi, disorganizzati, immorali politici e cittadini dei paesi periferici, in sintesi esattamente col metoto Versailles.
La crisi non e’ stata gestita dando una Risposta chiara ed organica ai mercati, sia essa la “dissoluzione dell’Euro” o “la creazione reale di un’Europa Politica”, ma e’ stata gestita tra infiniti tentennamenti che hanno moltiplicato la portata della crisi stessa. La Germania ha agito pensando essenzialmente a se’ stessa: una dissoluzione dell’Euro avrebbe ammazzato l’industria tedesca, ed il fallimento dei PIIGS avrebbe fatto saltare il sistema bancario, facendo schizzare a livelli italiani il debito pubblico tedesco, e facendo si’ che la Germania fosse l’ultima pedina di domino a cadere nella serie di inevitabili default. La soluzione opposta, il “pagare” le dissolutezze dei “folli mediterranei” senza punizioni e contropartite, avrebbe significato per la Germania diventare cio’ che la Lombardia e’ per l’Italia (colui che eternamente deve mantenere qualcun altro, e che alla conclusione, finira’ per affondare assieme alla palla di piombo incatenata alla caviglia).
La Germania non ha fatto ne’ l’una ne’ l’altra cosa, ma sta piano piano spogliando i periferici delle loro ricchezze, sta beneficiando della crisi tenendo l’Euro non troppo alto (compensando con vendite extra-UE i cali dell’export verso i PIIGS in crisi), sta attirando enormi quantita’ di denaro a buon mercato e con pagamento di tassi risibili, sta piano piano sistemando il sistema bancario rientrando dalle sofferenze verso i dannati, e tutto cio’ e’ pagato dai “dannati”.
In sintesi la Germania ha fatto i fatti suoi: perche’ qualunque altra opzione sarebbe stata un suicidio proprio per la Germania stessa.
Il mio amico Funny King direbbe: come dargli torto? Vero, pero’, questo comportamento della  Germania e’ nell’interesse dell’Europa? Provero’ a rispondere nelle conclusioni.

CONCLUSIONI: COSA SAREBBE LA GERMANIA SENZA L’EUROPA?
Solo dopo eterni tentennamenti,  Angela Merkel è arrivata molto recentemente là dove gli addetti ai lavori erano approdati da tempo: l’uscita dalla moneta comune costerebbe a ogni cittadino tedesco ben di più del salvataggio dei paesi in crisi. Rammentiamo che la Merkel, figlia di un pastore protestante, e’ salita alla ribalta nella CDU e poi della politica tedesca, proprio come risposta agli scandali di Kohl, dome risposta “morale” all’immoralita’. E questa crisi l’ha gestita sempre dando risposte politiche che sanno di “Morale”, di “fare il giusto”, di colpire “l’immeritevole”; la classe dirigente tedesca ha gestito la crisi senza alcuna visione strategica o d’insieme.
Pochi sanno che i Germania nascono 650.000 bambi l’anno, meno dello o,8% sulla popolazione Tedesca (nella denatalita’ ci battono: noi siamo a 0,94%), meno dello 0,5% dei bambini nati nel mondo (in un paese che contava ad inizio 900 il 6,0% della popolazione globale): in sintesi niente!
Ma dove pensate che vada una paese che sta esaurendo la massa umana e lavorativa? (tra l’altro pure il processo d’immigrazione e’ ai minimi termini da qualche lustro) 
La Germania non ha “massa critica” per competere nel medio e lungo periodo su scala mondiale, in un mercato globalizzato. Semplicemente la poderosa industria ed organizzazione tedesca, possono avere un futuro se allargano il loro retroterra all’intera Europa. Questo fatto e’ perfettamente noto agli Industriali tedeschi, che non a caso hanno sempre avuto posizioni Europeiste e pragmatiche, spesso in contrasto col “moralismo” da “primi della classe” dei politici tedeschi e del cittadino medio.
In sintesi, strategicamente, la Germania, senza l’Europa, e’ destinata a “campare” (certamente meglio degli “intoccabili” PIIGS), ma non ad avere un futuro da “sekkhiona”, da player mondiale.
Ovviamente la risposta che avrebbe dovuto dare la Germania (la cui Leadership e’ una richiesta in primis di tutti gli altri Europei), e che dovrebbe dare in futuro, e’ qualcosa di assai diverso da quanto abbiamo visto: non “punire” gli immondi non dando loro alcun futuro (metodo Versailles), ma coivolgere tutti in un progetto che coniughi la necessaria severita’, ad una prospettiva di poter dare un futuro comune e prospero alle future generazioni, non solo tedesche, ma anche Greche, Italiane e Spagnole.
Mi rendo perfettamente conto, che la realizzazione di tale progetto e’ cosa ardua (specie se si hanno di fronte politicanti inetti in questi paesi, e cittadini che pretendono sempre di vivere sopra i loro mezzi alle spalle di qualcun altro), pero’ ritengo che sarebbe un dovere ed un’interesse della Germania (politici e cittadini) tentare di “costruire” una speranza comune, dando “prospettive” che si abbinino alla severita’: tale progetto non puo’ che passare dal rispetto reciproco, dal coinvolgimento di tutti come pari, sia esso in un contesto di Unione Politica reale dell’Europa, sia esso in un contesto di paesi sovrani partners confederati.
Germania se ci sei batti un colpo!!!!

Gpg Imperatrice

PS: ovviamente mi permetto, nella mia “piccolezza” di fare tale richiesta di “risposta strategica alla Germania”, perche’ reputo di averne i Titoli. Come sapete, ho fatto decine di articoli di “richieste” rivolte ai politici, alla dirigenza ed ai cittadini italiani, prima di questo che si rivolge a terzi, partecipando in maniera attiva, e con proposte dettagliate al piano per la riduzione di 200 miliardi della Spesa Pubblica in Italia, che e’ l’unica risposta seria (e l’unica speranza rimasta) che l’Italia potrebbe dare non solo a partners come la Germania, ma inanzittutto alle nuove generazioni Italiane ed Europee.


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