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Euro crisis

Ma se fra 4 mesi la Grecia fa il “pacco” all’Europa e esce dall’euro? (di Antonio M. Rinaldi)

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Dopo aver assistito a una sorta di vera e propria “capitolazione” della Grecia nei confronti della Troika, pardon delle istituzioni europee così come desiderano farsi chiamare, riuscendo nella sostanza solamente a posticipare di 4 mesi gli impegni presi dal precedente governo pur di accedere alla trance di “aiuti” per non mettersi nella sgradevole e umiliante condizione di non poter neanche pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici, viene spontaneo fare certe considerazioni.

Nell’ultimo accordo firmato a Bruxelles in questi giorni infatti non c’è traccia delle tante promesse e buone intenzione profuse con generosità da Tsipras durante la breve ma intensa campagna elettorale e il simpatico neo ministro dell’economia Varoufakis nulla ha potuto contro la Commissione EU sempre più radiocomandata dai falchi Schaeuble e Weidemann.

 

In molti si sono domandati come sia stato possibile che a distanza di pochi giorni tutte le promesse elettorali, grazie alle quali il giovane leader greco ha ottenuto in casa un consenso politico strepitoso, sono state completamente disattese tanto da provocare immediatamente enormi proteste, non solo fra gli elettori, ma anche forti malumori e contestazioni all’interno del suo stesso partito.

 

Siamo perfettamente a conoscenza che la Troika, anzi le istituzioni europee, non sono mai state delle confraternite di beneficenza, ma questa improvvisa e inaspettata “arrendevolezza” della Grecia, dopo tanto rumore, risulta in un certo senso anomala e nel contempo stesso sospetta.

Certamente da un governo in sella da neanche un mese, composto essenzialmente da una forza politica che ha avuto solo tre settimane disponibili per la campagna elettorale, non ci si poteva aspettare che dettasse le condizioni nei confronti di consolidati poteri, ma a detta di molti ci si aspettava effettivamente qualcosina di più.

Sappiamo altresì che le tante promesse elettorali di Syriza possono ragionevolmente essere realizzate ad una sola condizione: uscendo dall’euro!

 

Ed allora viene spontaneo pensare che ci sia una strategia più articolata dietro questa “ritirata”, che a questo punto potremmo definirla del tutto strategica: se fosse una precisa tattica di Tsipras e dei suoi per poter guadagnare tempo prezioso per realizzare materialmente un serio e credibile Piano B che consenta una uscita ordinata e non scomposta del paese dall’euro senza infliggere ulteriori disagi ad una popolazione già fortemente provata per limitarne il più possibile i danni? Eventualità che non poteva essere oggettivamente approntata dal nuovo governo in carica da così pochi giorni e che avrebbe rischiato di peggiorare ulteriormente la già drammatica tragedia che si sta consumando in Grecia.

 

Piano B che necessariamente avrebbe bisogno di un ragionevole lasso di tempo per poter essere messo a punto nei minimi dettagli e che passerebbe non solo dagli aspetti più tecnici come la ristampa delle nuove dracme, problema ormai marginale poiché la circolazione del contante è ridotta al minimo, ma soprattutto dagli interventi che la ritrovata banca centrale ellenica dovrà effettuare immediatamente a supporto del sistema bancario e assicurativo oltre naturalmente a ridefinire alleanze strategiche geopolitiche con una superpotenza tanto da garantirgli la tranquillità di una sicura e stabile “copertura” finanziaria ed energetica di supporto.

 

Praticamente i greci, accettando supinamente e così rapidamente le ennesime condizioni penalizzanti della Troika (questa volta la chiamiamo con il suo vero nome!) potrebbero solo aver preso del tempo prezioso per potersi organizzare tecnicamente al meglio ad un’uscita dall’euro e poco male se gli sono stati offerti ulteriori aiuti finanziari in cambio di promesse, tanto con l’attuazione di un Piano B sarà tutto rinegoziato ad iniziare dal debito ma non più con la pistola puntata alla nuca. Una sorta di finta resa per consentire di predisporre un rivisitato “Cavallo di Troia” da contrapporre alla Troika!

 

Inoltre tutti gli aiuti finanziari fino ad ora ricevuti potrebbero essere considerati come un acconto di quanto dovrebbe invece riconoscergli alla fine la Troika a titolo di indennizzo per i colossali danni prodotti per avergli fatto perseguire coercitivamente politiche economiche deflazionistiche completamente errate tese solo ed esclusivamente a tutelare gli interessi dei creditori e non certo quelli del paese e che lo hanno fatto sprofondare in una periodo di crisi fra le più devastanti.

 

Con questa chiave di lettura risulta molto più agevole interpretare il comportamento dei greci sui tavoli di Bruxelles ed è pertanto probabile che presto assisteremo al classico “pacco” in stile partenopeo, questa volta in salsa greca, nei confronti della Troika e a tutti quelli che ancora credono di poter usare l’arroganza e la prepotenza per imporre le proprie volontà.

 

Questa è l’unica giustificazione plausibile e possibile all’arrendevolezza adottata da Atene dopo le tante promesse fatte a un popolo in ginocchio, umiliato e al limite della sopportazione.

 

Piuttosto noi italiani l’abbiamo già predisposto un serio e credibile Piano B per un’uscita ordinata dall’euro o ancora pensiamo di risolvere i nostri problemi facendo solamente gli inchini fra Bruxelles, Francoforte e Berlino magari fra un gelato e l’altro?

 

Antonio Maria Rinaldi


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