Politica
Scoppia la scandalo della mascherine contraffatte in commissione parlamentare di inchiesta

Il sottosegretario alla presidenza del consiglio GiovanBattista Fazzolari, plenipotenziario di Giorgia Meloni, ha sollevato un pò a sorpresa il caso, durante il suo intervento al Forum in Masseria, organizzata da Bruno Vespa alle terme di Saturnia. E si sa quando parla lui, uomo di pratico, che non è solito a rilasciare dichiarazioni in pubblico, pur essendo il responsabile della comunicazione di Palazzo Chigi, occorre prestare la massima attenzione. Perché sulla gestione della pandemia. operata dalla commissione guidata da Domenico Arcuri, esiterebbero ancora molti punti oscuri, soprattutto riguardo agli acquisti di mascherine nei primi mesi del 2020.
Proprio per chiarire alcuni dei punti, che malgrado le inchieste della magistrature, rimangono ancora avvolti in un alone di mistero, è stata creata a Settembre una commissione parlamentare ad hoc. Nei lavori della commissione, in questi giorni, sembra stia emergendo uno scandalo che “dimostra o la sciatteria o la malafede di chi doveva garantire la sicurezza degli italiani e invece ha garantito tutt’altro. In ogni caso, queste persone bisogna chiamarle a rispondere”. Così almeno è quello che soteniene FdI con i capigruppo Lucio Malan e Galeazzo Bignami, e i deputati Alice Buonguerrieri e Francesco Filini, nel corso di una conferenza stampa tenutasi, la scorsa settimana, che ha causato una spaccatura interna alla maggioranza.
I parlamentari di FdI hanno spiegato come, a causa del “silenzio generale” sui lavori della commissione di inchiesta, sono stati “costretti” a sollevare in una conferenza stampa alla Camera il caso degli “880 milioni di mascherine contraffatte, pagate 1,25 miliardi, acquistate dal commissario Arcuri a 3-4 volte il prezzo di mercato. Crediamo che di questo qualcuno debba rispondere, anche se sta facendo di tutto per scappare”, hanno tuonato.
Questo a seguito delle dichiarazioni rese proprio ieri in commissione da Miguel Martina, già funzionario dell’Agenzia delle dogane, che ha riferito come sarebbero state lasciate circolare milioni di mascherine con logo Ce contraffatto.
Una mossa che, come dicevamo, ha creato malumori interni alla stessa maggioranza con Forza Italia che ha così preso le distanze: “Apprendiamo con sorpresa dalle agenzie che il Gruppo Fratelli d’Italia sta tenendo una conferenza stampa per commentare l’andamento dei lavori della commissione Covid, tra l’altro anticipando come già accertati e conclusivi i contenuti di alcune audizioni fin qui svolte. Vorremmo ricordare che questa è una commissione d’inchiesta, non uno strumento ad uso di un singolo gruppo, che è chiamata a mantenere uno sguardo obiettivo, svolgere audizioni, fare un’attività istruttoria e alla fine dei suoi lavori, dopo un’accurata riflessione, approvare una relazione”, hanno sottolineato i componenti di Forza Italia della commissione parlamentare Covid Licia Ronzulli, Stefano Benigni e Annarita Patriarca.
Non si è fatta attendere la replica del M5S. “Nella sua foga di colpire la gestione della pandemia da parte di chi ha condotto il Paese attraverso il periodo più buio del dopoguerra, i colleghi di Fratelli d’Italia continuano a speculare sulla Commissione d’inchiesta sul Covid. Questa mattina hanno indetto una conferenza stampa organizzata per riferire dichiarazioni di un singolo soggetto non verificate e non supportate da adeguata documentazione. Una scelta che prosegue nel solco antiscientifico percorso da FdI e, a quanto pare, ha lasciato molti dubbi anche ai colleghi di Forza Italia, che l’hanno criticata pubblicamente. Non contenti di ciò, per bocca del capogruppo alla Camera Bignami, i finti patrioti hanno fortemente criticato i messaggi di rassicurazione arrivati nei primi mesi del 2020, dimenticando forse il video registrato da Giorgia Meloni davanti al Colosseo, quando l’attuale premier, a pandemia già in corso, invitava i turisti a venire in Italia e a comportarsi normalmente.”
Ma queste argomentazioni da parte dei cinque stelle sembrano scontrarsi con la dura realtà dei fatti che racconta di una gestione, quantomeno approssimativa, da parte della commissione Covid, in quanto ad acquisti di mascherine nel 2020.
Nel marzio del 2022, infatti, sono state bruciate tutte le mascherine comprate nel 2020 dalla struttura commissariale per l’emergenza coronavirus e mai richieste dalle regioni o da altre istituzioni: sono per lo più mascherine fatte di tessuto, con una scarsa capacità di filtrare l’aria, non certificate. Sono tantissime: 218 milioni e 500mila, secondo l’ultima ricognizione. Non sono state mai aperte e sono ancora oggi custodite in grandi scatole all’interno di depositi nelle regioni del nord e del centro. Dopo aver cercato invano di venderle, la struttura commissariale guidata da Francesco Figliuolo ha pubblicato un bando per commissionare l’impegnativo e costoso smaltimento.
Sulla questione delle mascherine, come detto, era intervenuta anche la magistratura che aveva indagato Arcuri e alcuni intermediari, molto vicini al commissario, che avrebbero intascato provvigioni milionarie per il loro ruolo di mediazione con le aziende cinesi fornitrici. Secondo la procura, infatti, nell’affare da un miliardo e 25 milioni di euro, pagati dal governo tra maggio e luglio 2020, i mediatori italiani avrebbero incassato provvigioni per 77 milioni di euro dalle società di Hong Kong.
Avrebbero così avviato «un rapporto commerciale con la pubblica amministrazione senza assumere alcuna responsabilità sul risultato della propria azione e sulla validità delle forniture che procurava», si legge nel capo di imputazione. Infatti, gli oltre 800 milioni di mascherine non erano utilizzabili. Nello stesso periodo, che il comitato d’affari definiva «un’annata straordinaria», gli imprenditori italiani, in primis Vincenzo Tommasi, sarebbero entrati in scena nell’ombra grazie al rapporto privilegiato tra Arcuri e Mario Benotti, l’ex giornalista accusato di traffico di influenze e di avere incassato 11 milioni di provvigioni.
Il 21 gennaio scorso, Domenico Arcuri è stato assolto in questo procedimento, solo grazie alla nuova legge che elimina il reato di abuso di ufficio. Nel corso del procedimento, la procura aveva chiesto una condanna ad un anno e quattro mesi di carcere per Arcuri a cui, in una prima fase, erano state contestate anche la corruzione e il peculato, entrambe accuse poi archiviate.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

You must be logged in to post a comment Login