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Esteri

Scontro totale giuridico sui Mari: Pechino lancia un attacco legale senza precedenti contro gli USA

In un report ufficiale, la Cina accusa Washington di “diplomazia delle cannoniere” e di minacciare la pace globale con la sua “libertà di minaccia militare”. La tensione nel Mar Cinese Meridionale è alle stelle.

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Il governo cinese passa al contrattacco e, per la prima volta in assoluto, pubblica un report legale che demolisce le operazioni di “libertà di navigazione” (FONOPs) condotte dagli Stati Uniti. Il documento, intitolato “Valutazione Legale della ‘Libertà di Navigazione’ degli Stati Uniti”, segna un’escalation nella guerra di narrazioni tra le due superpotenze, con Pechino decisa a sfidare apertamente quella che definisce una moderna “diplomazia delle cannoniere”.

“La ‘libertà di navigazione’ degli Stati Uniti non ha alcun fondamento nel diritto internazionale e ne distorce gravemente l’interpretazione e lo sviluppo”, si legge nel durissimo report.

Acque internazionali? Un’invenzione USA

I punti cardine dell’attacco cinese sono devastanti e mettono in discussione decenni di politica estera americana. Pechino contesta le fondamenta stesse su cui si basano le missioni navali USA, affermando: “Gli Stati Uniti hanno creato diversi ‘concetti legali’. Uno di questi è ‘acque internazionali’. Semplicemente, non esiste nel diritto del mare contemporaneo“.

Il documento non usa mezzi termini, accusando le operazioni americane di “minacciare la pace e la stabilità regionale con la forza militare e di perturbare l’ordine marittimo internazionale”. Queste missioni, secondo la Cina, “incarnano una distinta illegalità, irragionevolezza e doppi standard”.

Doppi standard e minacce militari

Pechino punta il dito contro l’ipocrisia di Washington. Da un lato, gli USA non hanno mai ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS), ma dall’altro la usano come giustificazione per le proprie azioni. “La Marina statunitense è entrata ripetutamente e continuativamente nei mari territoriali di altri stati in tutto il mondo per molti anni, con l’obiettivo di sfidare l’obbligo per le navi da guerra straniere di dare preavviso o ricevere autorizzazione prima di entrare”.

Paesi UNCLOS e non UNCLOS. In Rosso i paesi che non hanno approvato l’accordo

Il report accusa inoltre Washington di un’interpretazione “unilaterale ed estrema” delle Zone Economiche Esclusive (ZEE), affermando che tenta di “applicare pienamente il concetto di libertà dell’alto mare all’interno delle ZEE per mantenere i suoi interessi egemonici negli oceani del mondo”.

Il concetto stesso di libertà di navigazione, secondo la Cina, è stato trasformato in uno strumento militare. “Quando la ‘libertà di navigazione’ degli Stati Uniti è interamente subordinata a scopi militari e strategici e utilizzata per scoraggiare e fare pressione su altri stati, si è completamente trasformata in una ‘libertà di minaccia militare’“.

Il Focus si sposta sull’Asia-Pacifico: Taiwan e le Filippine

Il programma statunitense di libertà di navigazione, istituito formalmente nel 1979, si concentrava inizialmente su Caraibi e Mediterraneo. Dagli anni ’90, però, il focus si è spostato drammaticamente verso la regione Asia-Pacifico, in particolare lo Stretto di Taiwan e il Mar Cinese Meridionale.

Proprio in queste acque, rivendicate quasi interamente da Pechino , le operazioni USA sono aumentate esponenzialmente, spesso causando frizioni e incidenti. L’ultimo report annuale del Pentagono sulla Libertà di Navigazione ha identificato proprio la Cina come obiettivo principale tra 11 nazioni.

Il report cinese accusa gli USA di aver persino creato il concetto di “corridoio di alto mare” per giustificare i transiti nello Stretto di Taiwan, che Pechino considera parte delle sue acque territoriali.

Aree contese del Mar Cinese Meridionale

La situazione è incandescente anche più a sud, dove le Filippine sfidano attivamente le rivendicazioni cinesi, portando a scontri e collisioni. In una dichiarazione congiunta di venerdì scorso, il Segretario alla Difesa filippino Gilberto Teodoro Jr. e il suo omologo australiano Richard Marles hanno espresso “seria preoccupazione per le azioni pericolose e coercitive della Cina contro le navi filippine”.

Il report, avviato dall’Istituto Cinese per gli Affari Marittimi, è una dichiarazione di guerra legale e diplomatica. Pechino non è più disposta a subire passivamente quella che considera un’aggressione alla sua sovranità mascherata da principio di diritto internazionale.

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