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Difesa

Cieli di Guerra Simulata: F-35 italiani e F/A-18 svizzeri si sfidano nei cieli italiani tra addestramento e polemiche

Mentre i caccia F/A-18 della Luftwaffe svizzera si addestrano in Italia, gli occhi sono puntati sugli F-35. Una manovra che nasconde le profonde polemiche che scuotono la Svizzera sull’acquisto del caccia. Cosa sta succedendo davvero nei cieli di Istrana?

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Mentre i cieli sopra la base aerea di Istrana, in provincia di Treviso, risuonano del rombo assordante dei jet militari, si sta consumando un’esercitazione dal sapore quasi surreale. Un’alleanza ad alta quota che vede i caccia Eurofighter e i nuovissimi F-35 italiani volare fianco a fianco con gli F-16 americani e i veterani F/A-18 Hornet della Svizzera. Ma dietro questa imponente dimostrazione di forza e collaborazione si celano tensioni e controversie che scuotono la politica di difesa elvetica.

L’operazione, iniziata il 26 maggio e che proseguirà fino al 13 giugno, non è un semplice addestramento. Per i giovani piloti svizzeri è un’occasione irripetibile: imparare a combattere a bassa quota sul mare, uno scenario impossibile da replicare nel piccolo e densamente popolato territorio elvetico. Qui, possono spingere al limite i loro F/A-18 Hornet, i 30 velivoli che costituiscono la spina dorsale della Schweizer Luftwaffe (l’aeronautica militare svizzera, che condivide lo stesso nome di quella tedesca) in duelli simulati, sia a vista che a lungo raggio.

Un fatto interessante è che, almeno in teoria, i piloti svizzeri si sono addestrati contro lo stesso modello di caccia che la Svizzera ha deciso di acquistare in 36 esemplari per sostituire i suoi Hornet ormai a fine carriera. Una scelta che ha scatenato un vero e proprio terremoto politico a Berna, con accese polemiche sui costi esorbitanti e sull’opportunità di legarsi a un programma militare così complesso e discusso.

“È interessante vedere gli italiani che utilizzano l’F-35, ma non è questo l’obiettivo dell’addestramento. La cosa principale è approfondire le conoscenze dei nostri giovani piloti”, ha dichiarato con diplomazia il comandante delle Forze aeree elvetiche, Peter Merz. Parole che tentano di smorzare i toni, ma che non nascondono il duplice valore di questa missione: da un lato, un addestramento vitale; dall’altro, un’occasione unica per “spiare” da vicino il futuro e controverso caccia destinato a equipaggiare la Luftwaffe.

F/A-18 svizzero

La collaborazione con l’Italia, sancita da un accordo del 2004, è fondamentale per la Svizzera, non solo per la polizia aerea transfrontaliera ma anche per mantenere standard addestrativi altrimenti irraggiungibili. “Abbiamo un’ottima collaborazione con l’Italia e vorremmo continuarla”, ha aggiunto Merz.

E così, mentre i piloti si sfidano in complessi duelli aerei, a terra si gioca una partita ben più strategica. Una partita fatta di alleanze militari, scambi tecnologici e decisioni politiche che disegneranno il futuro della difesa nei cieli d’Europa, lasciando la Svizzera in bilico tra la necessità di modernizzare la sua flotta e il peso di una scelta tanto costosa quanto controversa.


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