DifesaUSA
Sciami di “Formiche di Fuoco” robot contro i carri armati: La guerra del futuro è qui
Guerra a basso costo: l’azienda USA Swarmbotics lancia ‘FireAnt’, robot “sacrificabili” da 800 dollari che creano ‘campi minati mobili’ per distruggere i carri armati, aggirando il problema dei droni FPV.

La società di robotica statunitense Swarmbotics AI ha presentato una nuova generazione di sistemi autonomi terrestri progettati per cambiare le regole d’ingaggio sul campo di battaglia. Il nuovo UGV (Unmanned Ground Vehicle, veicolo terrestre senza pilota), battezzato “FireAnt” (Formica di Fuoco), è una piattaforma da combattimento leggera e, soprattutto, “sacrificabile” (termine tecnico per “consumabile” o “spendibile”), pensata per operare in sciami coordinati.
La loro missione? Rilevare, tracciare e ingaggiare bersagli pesantemente corazzati, come i carri armati. Il tutto sotto la supervisione di un singolo operatore umano.
Il carro armato non è morto, ma è vulnerabile
L’entusiasmo per questi nuovi sistemi nasce da una constatazione tattica precisa. Molto si è parlato di come “il carro armato sia morto”, come ha notato Matthew Dooley, ex ufficiale di cavalleria corazzata dell’esercito e ora responsabile delle iniziative strategiche di difesa presso l’azienda di autonomia Forterra.
Tuttavia, Dooley smorza i facili entusiasmi: “finché non troveremo un’altra soluzione tecnica in grado di distruggere il nemico… con manovra, potenza di fuoco ed effetto shock in modo protetto”, i carri armati continueranno a dominare il campo di battaglia.
Il problema è come distruggerli. L’approccio attuale, che fa largo uso di droni aerei FPV (First-Person View), si sta rivelando inefficiente. Tra corazze, sistemi di protezione attiva e contromisure, ci sono molti modi per rendere difficile il compito di un UAV. Secondo Dooley, attualmente occorrono dai 10 ai 22 droni FPV per distruggere un singolo carro armato.
Qui entra in gioco la debolezza fatale del tank: “Un carro armato è più debole se riesci ad avvicinarti abbastanza ‘dove non può vedere qualcosa per terra’”. Non un grande robot, ma “qualcosa delle dimensioni di un’auto RC professionale”.
Il FireAnt di Swarmbotics, con i suoi circa 30 kg (70 libbre), ha le dimensioni perfette: “abbastanza grande da superare il terreno, ma abbastanza piccolo da infilarsi sotto la capacità di fuoco soppressivo della mitragliatrice coassiale… o di quella del comandante”.
L’incubo del carrista: Il “campo minato mobile”
L’uso combinato di piccoli robot terrestri e droni aerei “crea dilemmi multipli” per l’avversario. Dooley, da ex carrista, descrive così la minaccia:
“L’unica cosa che temevo da carrista era l’idea di un campo minato [dispersibile]… qualcosa improvvisamente dispiegato di fronte a me. L’unica cosa che penso sia più spaventosa è l’idea di un campo minato mobile.”
L’idea è un gruppo di robot terrestri “che ha la capacità di distruggermi come una mina da sotto, dove sono più vulnerabile, ma si muove dove vado io. E se non vado da quella parte, può riposizionarsi ancora e ancora… Questa è l’idea”.
Il vantaggio economico: guerra da 500 dollari
L’aspetto più dirompente del sistema FireAnt è la sua filosofia economica. Mentre un singolo missile anticarro può costare centinaia di migliaia di dollari, uno sciame di robot terrestri economici ottiene risultati simili a una frazione del costo.
Quanto economici? Secondo Dooley, questi sistemi, anche se prodotti negli Stati Uniti con parti taiwanesi, costano “non più di circa 500-800 dollari” a seconda delle capacità.
Il motivo è l’utilizzo di componenti commerciali (COTS): “si ottiene un telaio abbastanza robusto che ha una catena di approvvigionamento globale, una scala raggiungibile, e abbiamo già… la disponibilità di esplosivi di grado militare prodotti commercialmente che, su scala e a costi ragionevoli, potrebbero essere usati come payload”.
Le sfide: logistica e modularità
L’esercito americano sta già sviluppando requisiti per una famiglia di robot da combattimento “consumabili” con specifiche ambiziose (raggio di 120 km, velocità di 60 km/h). Ma c’è una sfida logistica fondamentale: “I UAV possono volare; gli UGV devono essere spostati in una posizione da cui possono colpire”.
Una soluzione, nota Dooley, è usare UGV più grandi come “portaerei” terrestri per trasportare i robot più piccoli in posizione.
Al centro della progettazione di FireAnt c’è comunque la modularità. I carichi utili sono intercambiabili sul campo (ricognizione, mappatura, anti-carro) e il sistema si integra con architetture software comuni (come ROS 2 e JAUS) per collegarsi facilmente alle reti di comando.
L’obiettivo finale, come affermato da Swarmbotics, è “cambiare la geometria del campo di battaglia”: renderlo più veloce, intelligente e, soprattutto, molto più economico.
Domande e risposte
Perché i droni FPV non sono considerati la soluzione definitiva contro i carri armati? Sebbene efficaci, i droni aerei FPV stanno mostrando limiti di efficienza. A causa delle corazze moderne, dei sistemi di protezione attiva (APS) e delle contromisure, un singolo drone raramente è sufficiente. Le stime attuali indicano che sono necessari dai 10 ai 22 droni FPV per neutralizzare un singolo carro armato. Questo rende la difesa anticarro basata esclusivamente sugli FPV costosa in termini di risorse e complessa dal punto di vista logistico.
Cos’è esattamente un “campo minato mobile”? È un concetto tattico descritto dall’ex ufficiale carrista Matthew Dooley. Rappresenta lo scenario da incubo per un equipaggio di carri armati: invece di un campo minato statico, che può essere evitato o bonificato, si tratta di uno sciame di piccoli robot esplosivi (come i FireAnt) che attende e “caccia” attivamente i veicoli corazzati. Questi robot possono riposizionarsi se il carro armato cambia rotta, negando il terreno e sfruttando i punti ciechi del veicolo per colpirlo da sotto, dove la corazza è più vulnerabile.
Come arrivano sul fronte questi piccoli robot se non possono volare? Questa è la sfida logistica principale degli UGV (veicoli terrestri). A differenza dei droni aerei (UAV) che possono volare fino alla zona operativa, gli UGV devono essere trasportati. La soluzione più probabile è l’uso di “piattaforme madri”: veicoli terrestri più grandi, anchessi senza pilota, che agiscono come “portaerei”, trasportando sciami di robot più piccoli vicino alla linea del fronte prima di rilasciarli per la loro missione.









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