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Schiaffo alla UE dalla Svizzera: tetti all’immigrazione in funzione dell’interesse svizzero

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Contro le previsioni di qualche tempo fa, alla fine passa il referendum che impone di limitare i permessi di dimora per stranieri attraverso tetti massimi e contingenti annuali definibili in funzione degli interessi globali dell’economia svizzera.

Nonostante la “Svizzera che conta” fosse schierata per il NO (il governo, il parlamento, le organizzazioni economiche, i sindacati e la stragrande maggioranza dei partiti), alla fine passano le proposte della Destra, grazie al voto dei cantoni di lingua tedesca e soprattutto grazie al Ticino, dove s’e’ registrata la maggiore percentuale di SI.

E’ uno schiaffo alla UE (da dove proviene il 70% degli immigrati in Svizzera) ed ai trattati di libera circolazione. Passa, alla fine, il concetto che l’immigrazione verra’ limitata quantitativamente, a livelli che gli Svizzeri decideranno in base al loro interesse.

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Da SkyTG24

Svizzera, sì a quote immigrati. Ma il Paese si spacca

Con il 50,3% dei voti, è stato approvato il referendum che chiede la reintroduzione di tetti massimi e contingenti per l’immigrazione di stranieri. Ue “rammaricata” valuterà gli effetti del voto sulle relazioni con Berna

Per una manciata di voti, gli svizzeri hanno approvato per referendum l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”. Così facendo hanno di fatto bocciato l’Accordo di libera circolazione delle persone in vigore con l’Ue imponendo di frenare l’immigrazione definendo tetti massimi e contingenti annuali per tutti gli stranieri: cittadini dell’Unione europea, frontalieri e richiedenti asilo inclusi. (Migranti nel mondo –  infografica).
Al termine di un testa a testa fino all’ultimo voto, l’iniziativa promossa dal partito di destra ed antieuropeista dell’Unione democratica di centro (Udc/Svp) è stata approvata dal 50,3 % dei votanti con uno scarto di meno 20mila schede. Ma tanto basta.
Prendendo atto del risultato del referendum, il governo non ha avuto scelta ed ha annunciato che intende avviare discussioni con l’Unione europea, con cui la Svizzera è legata da un Accordo sulla libera circolazione delle persone, mentre Bruxelles ha immediatamente espresso “rammarico”.

Un Paese diviso a metà – Dalle urne è uscito un Paese spaccato in due, con i cantoni romandi francofoni più filoeuropei e le grandi città nel campo dei perdenti, mentre i cantoni di lingua tedesca e il Ticino – a grandissima maggioranza – hanno votato a favore dell’iniziativa. Il cantone italofono, confrontato ad un flusso di circa 60mila frontalieri dalla vicina Penisola, ha registrato la più alta percentuale di Sì, saliti a quota 68,17 %. Quasi un plebiscito.
Per l’esecutivo, il responso delle urne “riflette il malessere per la crescita demografica degli ultimi anni”. Anche a causa della crisi, il numero di immigrati attirati dal benessere economico della Svizzera ha superato le previsioni con un saldo migratorio di circa 77mila persone l’anno, il 70% dei quali provenienti dalla Ue.
L’Udc/Svp ha fatto campagna sventolando l’immagine di una Svizzera costretta a fare i conti con le conseguenze “nefaste” di un’immigrazione fuori controllo: dalla disoccupazione in aumento, ai treni sovraffollati, all’aumento degli affitti. E ha così vinto contro il governo, il parlamento, le organizzazioni economiche, i sindacati e la stragrande maggioranza dei partiti.

Cambia la politica migratoria – Il successo dell’iniziativa Udc/Svp introduce un nuovo articolo nella Costituzione svizzera ed impone un cambiamento alla politica migratoria. Le nuove disposizioni costituzionali prevedono infatti di limitare i permessi di dimora per stranieri attraverso tetti massimi e contingenti annuali definibili in funzione degli interessi globali dell’economia svizzera.
Al momento di assumere lavoratori, le imprese devono inoltre dare la preferenza agli Svizzeri. “Il nuovo testo costituzionale non definisce né l’entità dei contingenti né l’autorità chiamata a fissarli e rilasciarli o i criteri da applicare. I dettagli vanno ora disciplinati nella legge. Il Consiglio federale (governo) e il Parlamento hanno tre anni per l’attuazione”, ha ricordato il governo. L’esecutivo sottoporrà quanto prima al Parlamento una proposta di attuazione e, poiché le nuove disposizioni costituzionali sono in contrasto con l’Accordo sulla libera circolazione delle persone in vigore con l’Ue dal 2002, avvierà nuovi negoziati con Bruxelles.

Nuovi negoziati con Bruxelles –
Il presidente della Confederazione Didier Burkhalter ha dichiarato che nelle prossime settimane il governo studierà su quali basi proseguire le relazioni con l’Ue, mentre Bruxelles ha risposto, rammaricandosi, che “esaminerà le implicazioni di questa iniziativa popolare sui rapporti Ue-Svizzera nel loro insieme”, lasciando intendere che alcune intese esistenti potrebbero saltare.
Non sono però mancati gli applausi al voto svizzero, soprattutto dagli esponenti dell’estrema destra europea.

 

 By GPG Imperatrice

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