EsteriGiapponeIndiaRussia
Scacco alle sanzioni? L’India usa i dividendi “congelati” per tenersi il petrolio russo di Sakhalin-1
L’India aggira le sanzioni: userà i dividendi congelati in Russia per tenersi il petrolio di Sakhalin-1 Mosca autorizza ONGC a pagare in rubli attingendo dai fondi bloccati. Mentre Exxon fugge, Asia e Russia blindano la partnership energetica.

L’ultimo esempio di realpolitik energetica arriva dall’estremo oriente russo, dove l’India ha trovato il modo di mantenere la sua preziosa quota nel progetto petrolifero Sakhalin-1, utilizzando proprio quei fondi che le sanzioni avevano bloccato, come riporta Reuters. Il tutto aggirandi, anzi meglio ancora sfruttando, le stesse sanzioni occidentali.
Il paradosso dei rubli congelati
La compagnia statale indiana ONGC (Oil and Natural Gas Corporation Limited), tramite la sua divisione estera ONGC Videsh, possiede una quota del 20% nel progetto Sakhalin-1. Tuttavia, per mantenere questa partecipazione, è necessario contribuire a un fondo specifico destinato allo smantellamento futuro dei pozzi (il cosiddetto abandonment fund). Una spesa obbligatoria in ogni parte del mondo.
Qui sorge il problema tecnico: a causa delle sanzioni statunitensi e dell’esclusione dai circuiti SWIFT, le compagnie indiane si sono trovate nell’impossibilità di movimentare capitali, con circa 800 milioni di dollari di dividendi accumulati ma bloccati in Russia.
La soluzione? Mosca ha dato il via libera a un’operazione di puro pragmatismo: ONGC potrà usare i dividendi congelati, convertiti in rubli, per pagare la sua quota al fondo di smantellamento. In pratica, il denaro che non poteva uscire dalla Russia viene reinvestito direttamente in Russia, garantendo all’India la continuità delle forniture energetiche e a Mosca la stabilità operativa del progetto.
Chi va e chi resta: la fuga di Exxon e la resilienza asiatica
La vicenda di Sakhalin-1 è emblematica del ridisegno della mappa energetica globale post-2022.
- Gli USA escono: Il progetto era operato dalla supermajor americana ExxonMobil (30%), che ha abbandonato il campo dopo l’invasione dell’Ucraina, in una ritirata caotica che ha portato Mosca a rimuoverla dal ruolo di operatore.
- L’Asia resta: Al contrario, i partner asiatici hanno scelto la sicurezza energetica. Vladimir Putin, con un decreto dell’estate scorsa, ha riorganizzato la proprietà permettendo il rientro di capitali esteri “amichevoli” o pragmatici.
Ecco la nuova configurazione degli investitori stranieri che hanno deciso di non abbandonare la nave:
| Azionista | Paese | Quota | Note |
| ONGC Videsh | India | 20% | Utilizza dividendi congelati per i costi operativi. |
| SODECO | Giappone | 30% | Consorzio di Itochu, Marubeni e Japan Petroleum. |
È interessante notare come anche il Giappone, ferreo alleato degli Stati Uniti, abbia mantenuto la sua posizione (tramite il consorzio SODECO). Il governo di Tokyo ha ribadito, proprio la scorsa settimana, che garantire l’energia da progetti esteri come Sakhalin è “estremamente importante” per la sicurezza nazionale. Le pressioni non servono di fronte alla sicurezza energetica nazionale.
Conclusioni
L’operazione dimostra due cose: primo, che il “Sud Globale” (inclusi partner strategici dell’Occidente come l’India e, per certi versi, il Giappone) non è disposto a sacrificare la propria sicurezza energetica sull’altare delle sanzioni. Secondo, che il sistema finanziario russo si sta adattando, creando circuiti chiusi in rubli che rendono, di fatto, meno incisivo il blocco dei capitali esteri. Se i soldi non possono uscire, verranno spesi dentro.
Domande e risposte
Perché l’India non poteva pagare semplicemente la sua quota per il fondo di smantellamento?
Il problema non era la mancanza di fondi, ma l’impossibilità di trasferirli. A causa delle sanzioni occidentali e delle restrizioni bancarie, i canali tradizionali per inviare denaro in Russia sono bloccati. Paradossalmente, l’India aveva già enormi crediti in Russia (dividendi non riscossi), ma non poteva usarli liberamente fino all’autorizzazione del Cremlino a impiegarli in rubli per obblighi interni al progetto.
Che fine ha fatto la quota di ExxonMobil nel progetto?
ExxonMobil, che deteneva il 30% ed era l’operatore del progetto, ha deciso di ritirarsi completamente dopo l’inizio del conflitto in Ucraina nel 2022. In risposta, Vladimir Putin ha firmato un decreto per sequestrare il progetto e trasferirlo a una nuova entità russa. La quota di Exxon è stata quindi assorbita e il controllo operativo è passato di mano, mentre agli altri partner stranieri è stato permesso di rientrare.
Perché il Giappone, alleato USA, è rimasto in un progetto russo?
Il Giappone ha un approccio estremamente pragmatico basato sulla scarsità di risorse naturali. Tokyo ha dichiarato ufficialmente che progetti come Sakhalin-1 sono vitali per la sicurezza energetica nazionale.2 Abbandonare il progetto avrebbe significato perdere investimenti miliardari e dover cercare fonti di approvvigionamento alternative e probabilmente più costose, un lusso che l’economia giapponese ha deciso di non potersi permettere.








You must be logged in to post a comment Login