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Saviano, Salvini e l’intramontabile fascino della divisa

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La nostra fortuna – in questi tempi cupi e magri di tramonto della democrazia – è di poter contare su intellettuali di altissimo rango in grado di farci riflettere. Essi veicolano tramite il web i loro accorati appelli finalizzati al risveglio delle nostre pigre coscienze. E, dinanzi alla vis retorica e alla consapevolezza civica della loro inarrivabile statura, ti fanno sentire piccino piccino picciò. Ma ti rinfrancano anche, ti indicano la luna dei veri problemi mentre tu, povero idiota, sei là che guardi il ditino delle quisquilie e delle pinzillacchere. Prendete Saviano e la sua ultima filippica. Noi eravamo concentrati su un sistema di sfruttamento legalizzato delle masse perpetrato da un modello economico criminale basato sulla lupara dello spread e sul ricatto mafioso dei decimali di deficit. Lui, invece, ci ha mostrato le truci fattezze del nemico: Salvini in divisa da poliziotto “è un attentato alla Repubblica”. Mo’ me lo segno.
 
Poi ci siamo distratti di nuovo e abbiamo creduto – in un attimo di stolto fraintendimento delle reali cause della crisi – di intravedere in lontananza le avvisaglie di un regime in arrivo costituito da istituzioni, quelle europee, totalmente prive di legittimazione popolare e investitura democratica. Ma ancora una volta, lui, vate post moderno delle autentiche ragioni del declino, ci ha richiamato all’ordine: “Vedere il Ministro Salvini con la divisa della Polizia è una cosa inquietante per la democrazia italiana”. Minchia, c’hai ragione, mo’ me lo risegno. Ma la nostra inveterata abitudine ai dettagli inessenziali ci ha, daccapo, condotto fuori strada. Ci era parso di intuire un preciso progetto para-golpista nella deprivazione, per via giuridica di trattati internazionali, di ogni prerogativa sovrana, tipo quella di fare una spesa pubblica decorosa e inclusiva anziché essere costretti a elemosinare spiccioli di flessibilità dai Mercati finanziari: un vero e proprio delitto conto il popolo mirato al suo sistematico impoverimento, sia sul piano materiale del benessere minuto sia su quello costituzionale dei diritti elementari. Ma Saviano ci ha tosto rimesso in carreggiata con un monito: “Chi parla di popolo parla di nulla”. Caspita, è vero! Mo’ me lo segno col Tratto Marker.
 
E io che mi ero convinto che chi parla di nulla lo fa per non parlare del popolo, pirla che sono! Noi ci eravamo persino sognati di scorgere un preciso progetto intimidatorio in situazioni e istituzioni come il MES o come l’eutanasia della società ellenica o come gli autoblindo e i manganelli francesi sulle facce populiste dei gilet gialli parigini. E invece no, ci ammonisce Saviano. Non guardate dalla parte sbagliata. L’obbiettivo giusto è un altro: “La divisa di Salvini è un gesto di intimidazione e devono intervenire le massime istituzioni”. Basta, ho capito. E la luce fu. Davanti a una montante dittatura, il problema non è il popolo diviso. Il problema è la divisa di Salvini. Però – testone che sono – continuano a venirmi dubbi populisti. Per esempio, la paura che non ci siano più gli intellettuali di una volta. In fondo, i ministri che si travestono da poliziotti li riconosci a occhio. Ma come fai con gli scrittori che si travestono da intellettuali?
 
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com

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