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Sanzioni USA al petrolio russo: l’India frena, ma con distinguo. HPCL si sfila, Indian Oil resta (a condizioni)

Petrolio, l’India frena sulla Russia: le sanzioni USA complicano gli affari. Raffinerie divise: HPCL si sfila (“non economico”), Indian Oil continua ma con cautela. Intanto, è boom di import dagli USA.

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L’idillio energetico tra Nuova Delhi e Mosca, sbocciato dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022 e che ha reso l’India il primo importatore via mare di greggio russo, sembra incontrare qualche ostacolo tecnico. Le sanzioni imposte  dall’amministrazione di Donald Trump su due importanti compagnie petrolifere russe stanno seminando cautela tra i raffinatori indiani, che ora reagiscono in ordine sparso, con un occhio alla compliance e uno alla sicurezza energetica nazionale.

La posizione più netta è quella della Hindustan Petroleum Corporation Limited (HPCL), azienda statale che ha minimizzato la sua dipendenza da Mosca. Durante la concall sui risultati trimestrali (Q2), il presidente di HPCL ha dichiarato che l’azienda non è significativamente dipendente dal greggio russo, definendolo “non economico” per le sue raffinerie.

Una dichiarazione che suona come una cortese ritirata strategica. D’altronde, i numeri forniti indicano che il petrolio russo ha pesato solo per il 5% del greggio processato nel “Q2 FY26” (una datazione proiettata molto avanti nel tempo, forse un refuso per un trimestre recente, che comunque indica volumi bassi).

Atteggiamento diverso, e forse più pragmatico,  di “interesse nazionale”, è quello di Indian Oil Corp (IOC), altro colosso statale. IOC non intende smettere di comprare. Come ha chiarito tecnicamente il direttore finanziario, Anuj Jain, il problema non è il greggio in sé: “Il greggio russo non è sanzionato. Sono le entità e le linee di navigazione che sono state sanzionate”.

Hindustan Oil , impianto

In pratica, Indian Oil continuerà a comprare se il fornitore non è sanzionato, se la nave che lo trasporta è “pulita” e se il prezzo rispetta il cap imposto. Una navigazione a vista tra le complesse maglie delle sanzioni.

Nel mezzo si trova la joint venture HPCL-Mittal Energy Ltd (HMEL), che ha invece sospeso gli acquisti di greggio russo, specificando che le consegne passate erano avvenute tramite navi non soggette a sanzioni internazionali.

La diversificazione è già in atto: boom degli USA

Con le crescenti difficoltà logistiche e legali nel trattare il greggio russo, l’India non è rimasta a guardare e ha accelerato la diversificazione delle forniture. La direzione è chiara: le Americhe.

Secondo i dati della società di analisi Kpler, gli acquisti di greggio statunitense hanno visto un’impennata notevole:

  • Media annua (YTD): Circa 300.000 barili al giorno (bpd).
  • Importazioni a Ottobre (al 27): Salite a 540.000 bpd (il livello più alto dal 2022).
  • Stima fine Ottobre: Chiusura prevista a 575.000 bpd.
  • Proiezioni Novembre: Volumi attesi tra 400.000 e 450.000 bpd.

Mentre si muove con cautela sul petrolio, HPCL guarda anche oltre. Il presidente della società ha confermato l’obiettivo di raddoppiare la capacità del terminal GNL (Gas Naturale Liquefatto) di Chhara, portandola da 5 a 10 MMTPA (milioni di tonnellate annue). Un chiaro segnale che la diversificazione energetica indiana non è solo geografica, ma anche strategica.

Domande e risposte

Ma se l’India è un grande acquirente, perché ora si ferma? Non è il greggio russo ad essere sanzionato, o sbaglio?

Esatto, il petrolio in sé non è sanzionato per l’India. Il problema è diventato tecnico e logistico. Le sanzioni USA colpiscono le compagnie di navigazione e gli intermediari (trader) che facilitano il trasporto, specialmente se violano il “price cap”. Questo rende rischioso, complicato e, come dice HPCL, “non economico” trovare navi assicurate e venditori “puliti”. È un modo per strangolare l’export russo senza imporre un divieto diretto all’India.

Tutte le aziende indiane stanno reagendo allo stesso modo?

No, c’è una netta distinzione che riflette diverse strategie aziendali. Le aziende statali si muovono in ordine sparso: HPCL e la joint venture HMEL stanno sospendendo gli acquisti per cautela. Al contrario, la più grande raffineria statale, Indian Oil Corporation (IOC), ha dichiarato che continuerà a comprare, ma solo se l’intera filiera (nave, venditore, prezzo) è dimostrabilmente conforme alle sanzioni. È una scommessa sulla propria capacità di compliance.

Se l’India compra meno dalla Russia, da chi compra? E cosa significa per l’energia?

La diversificazione è già in atto e la direzione è chiara: le Americhe. I dati mostrano che gli acquisti di greggio dagli Stati Uniti sono esplosi a ottobre, raggiungendo i livelli massimi dal 2022, con circa 540.000 barili al giorno (quasi il doppio della media annua). Inoltre, l’India sta investendo anche su altre fonti. HPCL, ad esempio, sta raddoppiando la capacità del suo terminal GNL di Chhara, segnalando una volontà di diversificare non solo i fornitori di petrolio, ma anche le fonti energetiche.

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