Attualità
Sanzioni alla Russia, il grande bluff: un report riservato svela il fallimento dell’alleanza USA-UE.
Il fronte occidentale contro la Russia si è sgretolato. Un report segreto tedesco rivela che la cooperazione tra USA e UE sulle sanzioni è fallita. Tra il disinteresse di Trump e l’aiuto cinese, Mosca continua ad aggirare le restrizioni.

Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco SZ ci sono dei grossi problemi riguardo all’applicazione congiunta delle sanzioni economiche fra USA e UE nei confronti della Russia. Anche se l’Unione sta studiando l’ennesimo pacchetto di misure commerciali restrittive nei confronti di Mosca, ben difficilmente queste risulteranno applicate allo stesso modo su entrambe i lati dell’Oceano.
Secondo Süddeutsche Zeitung, NDR e WDR, i colloqui con gli USA per contrastare l’elusione delle sanzioni da parte di Mosca sono falliti. Un rapporto interno del Ministero degli Esteri tedesco, emerso da una riunione del Consiglio Affari Esteri UE del 20 maggio a Bruxelles, rivela che il coordinamento transatlantico è interrotto.
David O’Sullivan, responsabile sanzioni UE, ha lamentato “alcuna cooperazione comune”, mentre anche il G7 ha “perso slancio”. In questo contesto, la reale applicazione di nuovo pacchetto di sanzioni appare improbabile, soprattutto considerando che Trump potrebbe preferire riprendere il commercio con la Russia, oppure, più semplicemente, si è stufato di farsi comandare da Bruxelles.
Impatti e Criticità delle Sanzioni
Le restrizioni commerciali venivano implementate in modo abbastanza efficace. Il rapporto di Bruxelles evidenzia un impatto significativo sull’economia russa, con successi nell’export di beni bellici tramite paesi terzi come Armenia, Serbia e Uzbekistan.Viene ammesso che problemi persistono con Kazakistan, Emirati Arabi, Turchia e, soprattutto, Cina e Hong Kong, responsabili, secondo O’Sullivan, dell’80% delle elusioni. Anche alcune aziende UE trarrebbero profitto da traffici illegali, indebolendo la posizione della Commissione nei negoziati internazionali.
Il deputato verde europeo Sergey Lagodinsky ha avvertito: “Gli Stati Uniti sono stati il motore del regime di sanzioni. Se Trump normalizzasse i rapporti con la Russia, sarebbe la fine del regime globale”. Intanto, il direttore dei servizi segreti ucraini Oleh Ivashchenko ha confermato il ruolo della Cina: “Fornisce macchine utensili, prodotti chimici e componenti per armi a 20 fabbriche russe”, il che non è una gran scoperta, visto che Pechino non aderisce alle sanzioni occidentali e quindi può fare quello che vuole.
Unico spiraglio positivo: la lotta alla “flotta fantasma” russa. Alcuni Stati hanno ritirato la bandiera a navi cisterna di proprietà russa, e O’Sullivan ha suggerito misure più dure contro i porti in Turchia, India e Malesia. Le prossime sanzioni UE mireranno al settore energetico e bancario russo, ma l’Ungheria si oppone senza compromessi. Con un coordinamento transatlantico in crisi, la loro emissione risulta piuttosto incerta e, soprattutto, inutile.
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