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Sanzioni? No grazie. L’Iran cambia bandiera e l’Indonesia diventa il nuovo hub del petrolio “fantasma” per la Cina

I dati doganali svelano il trucco: crolla l’import dalla Malesia, esplode quello dall’Indonesia. Così Teheran e Pechino continuano a scambiare 1,37 milioni di barili al giorno ignorando gli USA.

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C’è una regola non scritta nel commercio internazionale che i burocrati di Washington faticano a comprendere appieno: il mercato, come l’acqua, trova sempre una strada. Se chiudi una porta, si apre un portone, o in questo caso, si cambia semplicemente il porto di trasbordo.

L’ultima puntata della saga “Guardie e Ladri” sulle sanzioni energetiche vede protagonisti Teheran, Pechino e un inaspettato nuovo hub logistico: l’Indonesia.

Secondo quanto riportato da un recente report della Reuters e confermato dai dati di tracciamento navale, l’Iran sta massicciamente spostando le sue operazioni di trans-shipment (trasbordo in mare) dalle acque della Malesia a quelle indonesiane. L’obiettivo? Continuare a inondare la Cina di greggio a basso costo, aggirando le sanzioni statunitensi che vorrebbero azzerare l’export degli Ayatollah.

Il gioco delle tre carte: dalla Malesia all’Indonesia

Fino a pochi mesi fa, la Malesia era il crocevia indiscusso. Le petroliere iraniane arrivavano, spegnevano i transponder, trasferivano il carico su altre navi e voilà: il greggio diventava magicamente “malese” prima di fare rotta verso i porti cinesi. Tuttavia, le banche e le autorità malesi, sotto pressione occidentale, hanno iniziato a stringere le maglie dei controlli.

Risultato? Il flusso si è spostato. I dati delle dogane cinesi parlano chiaro e mostrano un’anomalia statistica che farebbe sorridere chiunque, se non ci fossero di mezzo miliardi di dollari di geopolitica:

  • Importazioni cinesi dall’Indonesia (2024): Passate da meno di 100.000 tonnellate a ben 9,81 milioni di tonnellate (fino a ottobre).

  • Importazioni cinesi dalla Malesia: Crollate quasi della metà da luglio, dopo aver toccato un picco di 8,5 milioni di tonnellate a marzo.

In pratica, l‘Indonesia sta esportando verso la Cina una quantità di petrolio che, tecnicamente, fa fatica a produrre in eccesso per l’export a quei livelli. Un miracolo della moltiplicazione dei barili? No, semplicemente rebranding.

Pzzo offshore indonesiano

I numeri reali del petrolio “invisibile”

Mentre Pechino dichiara ufficialmente di non importare greggio iraniano dal 2022, la realtà dei moli racconta una storia ben diversa. Le raffinerie private cinesi (le cosiddette teapots), affamate di margini e meno esposte al sistema finanziario globale basato sul dollaro, continuano a fare incetta di questo greggio scontato.

Ecco un quadro sintetico della situazione secondo gli analisti di Kpler:

DatoValore
Import reale Iran-Cina (media 2025)1,37 milioni di barili al giorno (bpd)
Picco import “Indonesiano” (Ottobre)~235.570 bpd (media periodo)
Status ufficiale import Iran0 (secondo le dogane cinesi)

Perché il cambio di rotta?

La scelta di Jakarta come nuovo snodo non è casuale ma dettata dalla necessità. Il sistema precedente, basato sulla Malesia, era diventato troppo “rumoroso”. Le banche hanno iniziato a bloccare i pagamenti o a richiedere documentazione aggiuntiva per i carichi etichettati come malesi, costringendo i trader a cercare acque più tranquille. Teheran non ha confermato (ovviamente), ma l’impennata dei volumi suggerisce che il meccanismo è già perfettamente oliato.

È l’ennesima dimostrazione che le sanzioni, in un mercato globale frammentato e affamato di energia, finiscono spesso per essere una tassa sulla transazione piuttosto che un blocco reale. L’Iran incassa, la Cina risparmia, e le statistiche ufficiali rimangono immacolate per la gioia dei diplomatici.

come far arrivare una petroliera iraniana in Cina?

Domande e Risposte

Perché l’Iran ha bisogno di passare per l’Indonesia o la Malesia?

L’Iran è soggetto a pesanti sanzioni statunitensi che mirano a bloccare le sue esportazioni energetiche. Per vendere il petrolio, deve nasconderne l’origine. Le navi iraniane trasferiscono il greggio su altre navi in mare aperto (ship-to-ship transfer) nelle acque del sud-est asiatico. Qui il petrolio viene riclassificato con documenti falsi come proveniente da Malesia o Indonesia, permettendo agli acquirenti cinesi di importarlo senza violare formalmente le sanzioni o subire ritorsioni bancarie dirette.

La Cina ammette di comprare petrolio iraniano?

Ufficialmente no. Secondo i dati delle dogane cinesi, le importazioni di greggio dall’Iran sono pari a zero dal 2022. Tuttavia, la Cina è il più grande acquirente mondiale di petrolio iraniano. Questo avviene tramite le raffinerie indipendenti (private) che utilizzano intermediari e sfruttano il greggio “rebrandizzato” proveniente da paesi terzi. Pechino chiude un occhio perché questo petrolio viene acquistato a forte sconto, garantendo un vantaggio economico competitivo alle sue industrie.

Quali sono i rischi per l’Indonesia in questa operazione?

Il rischio principale è diplomatico ed economico. Sebbene le autorità indonesiane non siano necessariamente complici attive (i trasbordi avvengono spesso al limite delle acque territoriali o in zone grigie), un aumento così evidente dei volumi potrebbe attirare l’attenzione del Tesoro USA. Ciò potrebbe portare a sanzioni secondarie contro porti, aziende o banche indonesiane coinvolte, creando tensioni con Washington. Tuttavia, finché i flussi rimangono tecnicamente ambigui, Jakarta può tentare di mantenere una posizione di neutralità.

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