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Salvini vicino al popolo e lontano dal palazzo come Carlo V — di Silvio CECI

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Nei giorni scorsi abbiamo assistito alla polemica sorta fra Luigi di Maio e Matteo Salvini.
Il casus belli e’ l’aggiornamento  del nostro sistema di sicurezza, il cui responsabile nazionale è Salvini, attuale ministro dell’Interno.
L’idea proposta da Di Maio sarebbe quella di introdurre un meccanismo di condivisione della sicurezza nazionale, facente capo all’odierno titolare del Viminale, con gli altri ministri ed in particolare con titolare del ministero della Difesa. Su tale tema Salvini ha mostrato assoluta contrarietà.
Si ritiene che il ministro dell’Interno abbia ragione ad essere contrario alla riforma che propone il vicepremier grillino.
Il dicastero presieduto da Salvini – come noto – e’ responsabile del controllo dell’ordine pubblico sul territorio italiano. Le sue diramazioni locali sono rappresentate dalle prefetture e dalle questure che operano attraverso gli organi di polizia. Da queste premesse si comprende facilmente la delicatezza di funzioni del ministro dell’Interno che, per essere efficiente, deve avere il controllo diretto dei mezzi operativi con cui si garantisce l’ordine pubblico.
Fino ad oggi il sistema italiano di difesa ha funzionato benissimo. Basterebbe pensare solo al fatto che – contrariamente agli altri paesi europei – l’Italia non ha dovuto affrontare una sola minaccia di attentato terroristico in questi anni. E ciò sicuramente grazie alla perfetta efficienza dei meccanismi con cui il ministero dell’Interno opera.
Salvini, quindi, non deve cedere alla proposta di Di Maio. Il ministro lombardo ha concesso già troppo e, dove lui ha ceduto a certe pressioni, si sono prodotti gravi danni e guasti. Si consideri solo alle inefficienze che toccano il ministero di grazia e giustizia o dei trasporti, saldamente in mano ai cinquestelle con i danni e i problemi di cui siamo testimoni. Si pensi poi al grave errore del reddito di cittadinanza – sostenuto strenuamente da Di Maio – che e’ semplicemente una oggettiva minaccia alla produttività del Paese.
Purtroppo da molti mesi stiamo assistendo ad un irritante scontro ai vertici del potere che ben rispecchia le diversità di visione politica della Lega e del Movimento Cinquestelle e temo che queste tensioni ben presto mineranno le stesse basi su cui poggia l’attuale governo presieduto da Giuseppe Conte.
Alla base di questa divergenza politica vi è anche un differente modo di gestire il rapporto con la collettività.
Di Maio parla su tutto ma, alla fine, non interagisce con la gente. Diversamente, Salvini è sempre presente sul territorio e fra la gente per comprendere e risolvere i reali problemi della collettività.
Per dinamismo e tensione verso le persone, il nostro ministro dell’Interno  mi ricorda il Kaiser Carlo V d’Asburgo, che venne incoronato re d’Italia ed Imperatore  del Sacro Romano Impero a Bologna da papa Clemente VII il 24 Febbraio 1530.
Carlo V era  noto per visitare i territori del suo regno, come quando,  dopo il saccheggio di Licata da parte dei pirati musulmani  barbareschi, organizzò la rappresaglia  contro Tunisi, che era la base logistica dei pirati per le loro incursioni verso la Sicilia, dimostrando così ai suoi sudditi l’immediata protezione da parte dello Stato.
Carlo V fu un sovrano presente che quindi si muoveva nei suoi territori, ascoltando sempre le popolazioni riguardo i loro problemi, assicurando la risposta dello Stato,  soprattutto in materia di sicurezza.
Il suo successore, suo figlio Filippo II d’Asburgo, re di Spagna, non continuò la politica di visita ed ascolto sul territorio preferendo rimanere nel suo bellissimo palazzo d’Escorial a Madrid, dove si limitava a ricevere i rapporti sul suo regno.
Senza un contatto diretto da parte dello Stato con le popolazioni  c’è il rischio che le istituzioni ignorino i problemi del territorio,  come fece Filippo II d’Asburgo, così vicino a Luigi Di Maio, assorbito dai suoi programmi di partito ma sempre più lontano dalle esigenze della gente.
Bisogna allora seguire il modello italiano di Salvini, emulo del dinamico Carlo V, la cui nonna materna era la spagnola Isabella regina di Castiglia, donna pragmatica, come la loro erede Maria Teresa d’Austria ancora oggi ricordata dai milanesi per la sua buona amministrazione

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