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SALVIAMO LE BANCHE, MA SALVANDO LE FAMIGLIE E LE IMPRESE. Una proposta sociale di Scenari Economici.

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Torniamo sul tema degli NPL (sofferenze) e sulla loro modalità di smaltimento. 

Abbiamo già sottolineato come ricerche della BCE indicano l’influenza delle variazioni del PIL sull’aumento delle sofferenze, con una variazione di un solo punto del primo valore portano a variazioni fra 3 e 6 punti del secondo valore.

Abbiamo anche messo in luce come la soluzione del problema delle sofferenze non sia scevro da implicazioni di carattere morale, perchè in una situazione di risorse scarse causata dalla moneta-debito e dall’impossibilità di controllare il debito pubblico tramite la banca centrale, ogni risorsa che è spesa viene sottratta o al reddito prodotto dai cittadini o ad altri impieghi socialmente rilevanti (sanità, istruzione, assistenza sociale etc). 

Il problema è che la soluzione attualmente più gettonata viene ad essere socialmente inappropriata. Infatti sinora si è solo parlato di dismettere gli NPL cedendoli ad un fondo pubblico o a fondi privati con un intervento dello stato che vada a colmare il gap fra il valore minimo tollerabile dai bilanci bancari ed il valore che i fondi avvoltoi sono disposti a pagare. 

Facciamo un esempio numerico: una banca ha 100 milioni di crediti in sofferenza, e li ha già ammortizzati per 50. Ammettiamo che questa banca abbia una offerta per cedere tutti questi crediti a 20 milioni, ma, se li cede, la perdita che ne emerge, 30 milioni, potrebbe cancellare o rendere insufficiente il patrimonio della banca.  Finora l’intervento dello stato ha preso due possibili strade:

a) un fondo che acquisisca queste sofferenze ad un prezzo superiore a quello di mercato, ad esempio 30 e quindi o ceda gli stessi poi a 20, coprendo le perdite con fondi pubblici, oppure provveda all’incasso;

b) lasci vendere a 20 al fondo privato le sofferenze e quindi intervenga ricapitalizzando per 10 , ad esempio, la banca privata con fondi pubblici.

Entrambe le soluzioni hanno, secondo me, alcune ricadute negative sul tema del Moral Hazard bancario e dell’impiego socialmente giustificabile delle risorse pubbliche:

  1. in questo modo si salvano i consigli di amministrazione indipendentemente dalla qualità del credito che hanno concesso. Con questo intendiamo che si aiutano tutti, senza tener conto del fatto che abbiano concesso prestiti ad amici, amici degli amici, aziende inesistenti, truffe etc etc. Tutto viene sanato;
  2. si ingrassano i fondi speculativi . Ora la speculazione è utile, come lo sono i b atteri macrofagi, ma in questo caso il regime premiale di questi fondi, tra l’altro operanti nella massima parte dall’estero, dove pagano le tasse, un po’ eccessiva.

Quindi, a mio parere, esistono pesanti motivazione morali e sociali (due parole poco amate in Europa e nettamente avversate dalla BCE…) per evitare di percorrere queste strade. 

Che fare allora ? La soluzione potrebbe essere suggerita da un programma parallelo e collegato al famoso TARP messo in atto dalle amministrazioni Bush ed Obama per salvare le banche americane, il piano “Making Homes Affordable” .  In questo caso i soldi del TARP, e successivamente altri fondi federali, sono andati NON ad acquistare i titoli delle banche  ma direttamente a chi non riusciva a pagare i mutui per evitare che questi divenissero NPL e quindi portassero ai sequestri ed alle vendite all’asta. 

Vediamo un esempio pratico applicabile al nostro sistema. Sono una famiglia con un mutuo per 100 mila euro originali, di cui ne ho pagati 3o e ne ho quindi 70 di capitale in atto. Per problemi di lavoro la rata mensile , ad esempio di 1000 euro, non è stata pagata per 18 mensilità, la casa è stata sequestrata e sta per andare all’asta. In questo caso avremmo una perdita per la banca ed un dramma sociale per la famiglia. 

Ammettiamo di creare un fondo sociale che intervenga , in accordo tra le parti e paghi le rate arretrate con un accordo per la banca per rifinanziare il mutuo con durata prolungata e con sostanzioso taglio, ad esempio del 25-30%. In questo modo il fondo toglie il debito, comunque ridotto , dagli NPL ed evita che una famiglia finisca in mezzo ad una strada. Il debito rifinanziato come durata e tagliato nell’importo avrà una rata, ad esempio, di 500 euro, affrontabile dal nuovo reddito famigliare.

Quindi quello che ci permettiamo di suggerire è di utilizzare questi soldi per un fondo sociale nazionale che vada ad alleviare e risolvere le situazioni finanziarie di una fetta di famiglie e di piccole attività produttive colpite dalla crisi, impedendo da un lato le vendite all’asta e , dall’altro, rendendo le perdite per il sistema creditizio tollerabili senza ingrassare i Fondi stranieri, che comunque potrebbero sempre rimpinguarsi con le situazione più legate alle speculazioni immobiliari. 

In questo modo avremmo conseguito molteplici risultati: un importante aiuto sociale, un sensibile calo nelle sofferenze e una punizione del Moral Hazard (leggi corruttela) dei CdA bancari: infatti chi avesse fatto prestiti a piccole imprese e famiglie verrebbe premiato rispetto a chi ha fatti finanziamenti ad alto rischio.

Riteniamo che questa ipotesi sarebbe facilmente percorribile, ma verrà presa in considerazione da un governo consigliato dagli stessi manager dei fondi avvoltoi ?

 

 


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